Demented Burrocacao: “Italian Futuribili…”

#Notedicarta: “Italian Futuribili – il pop nostrano che ci ha visto lungo”,  il libro che va oltre la critica musicale tradizionale

Demented Burrocacao: "Italian Futuribili..."
Demented Burrocacao – Stefano Di Trapani

Per il periodo post-feriale, perché suppongo che la maggior parte di voi sia oramai rientrata nei luoghi di lavoro, ho deciso di proporvi la recensione di un libro che, in realtà, è un invito all’ascolto.

Chiariamo subito un punto: Demented Burrocacao è lo pseudonimo di Stefano Di Trapani. L’autore, un’ottima penna del giornalismo musicale che collabora con diverse riviste, pubblica per “Minimun Fax” questo “Italian Futuribili – il pop nostrano che ci ha visto lungo”.

Franco Battiato e Lucio Dalla, Lucio Battisti ed Enrico Ruggeri ma anche Flavia Fortunato o Scialpi, Al Bano e Romina, Amanda Lear, Cicciolina, i Matia Bazar, Giuni Russo ma anche i Pooh sono parte di quel gruppo di artisti che l’autore individua come portatori di un lungo sguardo verso il futuro.

Artisti nei quali c’è, grazie all’autore, all’interprete o all’arrangiatore quel “quid” in più che è rappresentato da un suono, dal testo ma anche da uno spunto o un’idea, che dimostrano la tesi dell’autore, osservatore attento e imparziale, potendosi permettere, e questa è la sua cifra stilistica più significativa, di apprezzare musiche di generi molto diversi, e a volte in forte contrasto culturale, tra loro.

Ricco di brani musicali inaspettati, questo libro si propone di andare oltre alla critica musicale tradizionale proprio perché lo sguardo dell’autore si posa “altrove”, in quell’altrove che spesso viene distrutto dal mainstream che appartiene al momento storico anche per inerzia del pubblico.

Un caso su tutti, che ovviamente incontrerete durante la lettura del libro. Come considerate, ovviamente intendiamo dal punto di vista artistico Pupo, ossia quell’artista che ci ha abituato a brani che sono la fotocopia uno dell’altro e si muovono quasi esclusivamente su giri armonici quasi da principiante.

Demented Burrocacao: "Italian Futuribili..." book cover
Demented Burrocacao: Italian Futuribili – il pop nostrano che ci ha visto lungo – book cover

Pochi sanno che, a metà degli anni ’80, Pupo indossò un abito che stona con quella sua immagine e scrive “Change Generation”, un disco elettronico che definire undergroung è poco perché forse è più undergroung dell’undergroung.

Nel brano ci sono arrangiamenti incentrati sull’elettronica, un intenso uso di campionatori Emulator e strumenti similari, ma, cosa importante che dimostra che “aveva visto lungo” il background musicale proposto svela un concept che immagina scenari di un futuro in cui i giovani sono costantemente iperconnessi.

Dal punto di vista sociale può sembrare un brano scritto nei 2000, non sicuramente negli anni ’80.

«All’arrivo della title track – scrive l’autore – si capisce che siamo proiettati su un altro palcoscenico: pestone elettronico sintetico in cui si narra di “amori in videogame”, di una generazione che comunica a monosillabi americani come l’immancabile ok.

Sembra ispirarsi al Moroder di Scarface o cose del genere, e in effetti si parla di contrasti con la polizia, di una gioventù che vuole solo vivere la sua vita senza cazzi. In un certo senso è un inno all’edonismo, trap prima del tempo (“capelli corti ma lunghi pensieri dentro di noi”) ed è il primo pezzo in cui Pupo sembra davvero a suo agio nei suoni robotici.

Demented Burrocacao Pupo Change generation cover
Pupo – Change generation – cover

In Di nuovo tu i suoni sintetici e computerizzati si infilano nelle crepe di chitarre passate nel mixer, è il racconto di un amore che corre sul filo di una ballata stile Space Age Love Song degli AFOS, ma profuma anche di hyperpop alla AG Cook.

Stessa cosa vale per La mia libertà: togliete Pupo e metteteci una voce contraffatta a mo’ di pop orientale e avremo un brano dell’era digitale perfetto: “La libertà senza una lei che senso ha?”.

Anche il testo sembra uscito da un generatore di brani per la generazione z, sempre coi giri armonici tirati ed elementari, innaffiati da algidi campionatori».

Eliminate i vostri preconcetti musicali e leggete le 352 pagine di questo libro ma, soprattutto, cercate di ascoltare i brani proposti dall’autore perché vi dovrete ricredere su diversi artisti italiani che avete snobbato completamente. Buona lettura e, soprattutto, buon ascolto.

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Roberto Greco
Roberto Greco
Giornalista. Nel tempo si è occupato di musica, teatro e cinema. Studioso di storia contemporanea, scrive per diverse testate occupandosi di cultura, costume e società.
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