Dalle marce ai pop, ma sempre trionfali: gli inni della Juventus

Dalle marce ai pop, ma sempre trionfali: gli inni della Juventus
Il primo inno della Juventus è di Corrado Corradino, poeta e poi anche Presidente della squadra più vincente d’Italia

La storia degli inni della Juventus nasce nel 1915


La Juventus è chiaramente la storia del calcio italiano. Nessuno ha vinto altrettanti scudetti (inutile sindacare in questa sede quanti siano effettivamente, in ogni caso quelli assegnati ufficialmente dalla FIGC bastano a confermare quanto stiamo dicendo). Nessuno ha una storia così ampia da poter raccontare. Anche in termini musicali. Tantissime le canzoni dedicate alla squadra degli Agnelli, ossia quella che conta più tifosi di tutte in Italia. Impossibile ricordarle tutte, ci fermeremo quindi agli inni ufficiali.

Sono cinque gli inni ufficiali della Juventus, nella sua lunga vita di oltre 120 anni.

Il primo risale al 1915, si intitola proprio Inno Juventus, ed è composto da Corrado Corradino. Chi era costui? Un poeta, letterato che aderì al movimento della scapigliatura, nonché storico d’arte. Tifoso della Signora, nel 1915 pubblica il primo numero della rivista Hurrà Juventus. Ebbene, nello stesso anno Corradino scrive anche il primo inno della storia bianconera, quello che ne descrive l’essenza.

Juventus, Juventus, la squadra dei grandi sei tu che non tramonta più.

Così cita il ritornello, sottolineando il concetto che torna più volte nel brano: l’eterna giovinezza di una squadra che fa della forza fisica il suo valore. La gioventù, da cui il nome del team, contrapposta a una vecchiaia prima della quale bisogna raccogliere quanti più titoli possibili. Non manca uno sfottò nei confronti degli avversari definiti “vecchioni” e “rammolliti”, ma leggendo alcune strofe di questo testo si percepisce la mano di un poeta. “Sovra il terren la palla vaga e balza veglia il terzino e l’half ricaccia a vol dalla tribuna un plauso al ciel s’innalza quando l’avanti pronto segna il goal”. Parole antiche ed eleganti che elevano una canzone per una squadra di calcio a pura poesia.

La melodia è una marcia scandita, interpretata da un coro con voce baritonale e perentoria, ma non priva di ironia proprio per il trattamento riservato agli avversari. Fiati e tamburi regalano quella atmosfera da banda di paese, che sarà amata dai tifosi bianconeri anche negli anni Sessanta, quando l’inno continuerà a essere suonato allo Stadio Comunale prima di ogni partita.

Per la cronaca, nel 1919, pochi anni prima di morire, Corradino diventa anche presidente della Juventus.

Passano gli anni, si arriva al 1973 prima di trovare un nuovo inno bianconero. Si intitola Juve, Juve.

Gli autori del testo sono nientemeno che Paolo Limiti, Maurizio Seymandi e Lubiak (pseudonimo di Felice Piccaredda che collabora, tra gli altri, anche con Nuovi Angeli e Fausto Papetti). La musica è composta da Piero Cassano e Renzo Cochis. Quest’ultimo è il batterista del gruppo musicale I Jet che vanta nella sua formazione, oltre a Cassano, anche Carlo Marrale, Antonella Ruggiero: praticamente la band antesignana dei futuri Matia Bazar.

Juve, Juve tuttavia non ha le arie delle sognanti canzoni su cui volteggia la voce della Ruggiero. Potremmo piuttosto considerarla una versione moderna che riecheggia sempre l’idea della marcetta conosciuta col precedente inno. Ora però non c’è una voce imponente sulle altre, a cantare sono giovani voci con i rumori dello stadio in sottofondo. Insomma, molto meno imponente, più aperto e allo stesso modo vincente. L’inno, che arriva nell’anno del 15esimo scudetto, rimarrà infatti attivo fino al 1991. Sarà dunque quello degli anni gloriosi di Trapattoni e Platini e per questo in molti storcono il naso quando a inizio anni Novanta c’è un cambio di rotta.

È l’anno del ritorno del Trap sulla panchina torinese, dopo che il tecnico di Cusano Milanino ha vinto anche all’Inter.

 Il professor Natalio Capranico compone testo e musica di Sempre Juve, con un ritmo quasi scanzonato e vicino alla samba nelle strofe, ma senza rinunciare al consueto coro marcistico nel ritornello. Quasi un marchio di fabbrica insomma nella storia bianconera, che si interrompe nel 1998, quando arriva il quarto inno.

Grande Juve Bella Signora è un pop sereno, pieno di ritmo e assolutamente moderno. Proprio come la Juventus di Marcello Lippi che, tornato sulla panchina nel 2001, vince subito lo scudetto ed esalta Torino.

I fatti di Calciopoli e la conseguente retrocessione a tavolino in Serie B impongono un cambiamento totale alla Juventus.

 

La nuova dirigenza vuole dare un segnale forte: bisogna dimostrare che il futuro sarà altrettanto vincente, ma diverso da quello ormai macchiato dalle vicende legali.

Ecco che così viene incaricato Paolo Belli, cantautore di formazione blues, amato per il suo lavoro di ricerca con cui costruisce i pezzi, ma anche per la sua simpatia ed umiltà. Proprio così dovrà essere la nuova Juventus che ripartirà dalla serie cadetta. Orgogliosa di una storia che, comunque non si cancella.

Arriva dunque il nuovo inno: Storia di un grande amore. Una vera dichiarazione d’amore e di fiducia in una squadra che non deluderà mai.

Paolo Belli and the city: la big band torna a Milano
Paolo Belli, autore dell’inno Storia di un grande amore, in vigore dal 2006

 

Così su un pop romantico da cantare in coro, Paolo Belli compone questa autentica poesia di un amore immenso, dove il bianco abbraccia il nero. Con un messaggio quindi anche antirazzista, la Juventus riparte con la consapevolezza che “solo chi corre può fare di te la squadra che sei”.

Passano sei lunghi anni, ma alla fine la Juventus torna a vincere e lo farà per ben nove stagioni consecutive, nelle quali arriverà anche per due volte in finale di Champions League.

E così, la squadra delle storiche marce, si scoprì vincente anche con un inno romantico. Perché la musica da fare esprimere col cuore anche il più accanito dei tifosi della curva.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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