Celeste: “Voglio vivere di musica”

Diciottenne talentuosa, Celeste ha già alle spalle una serie di concerti all’estero e palchi importanti.

Celeste
Celeste (Foto © Uff. stampa).

La maggior parte delle volte, a diciotto anni, non si sa nemmeno come organizzare la giornata, mentre Celeste sembra avere già degli obiettivi importanti. La cantante siciliana dalla pronuncia inglese ha colto l’occasione, da più piccolina, di partecipare al format “Io Canto” e, ad oggi, progetta la sua carriera con un’esperienza maggiore rispetto ad una classica cantante emergente.

Dopo aver scambiato quattro chiacchiere sul suo esame di maturità attualmente in corso, le faccio notare quanto sia particolare trovare una cantante così giovane da intervistare, soprattutto in Italia. Capisco subito che è davvero motivata e che crede molto nel suo progetto, per cui le domande si fanno professionali ed interessanti.

Cosa comporta vivere la musica ed essere inseriti nel mercato discografico già da adolescenti?
Mi sento un artista emergente, provo tante emozioni nuove in questo momento, per me è sia un punto di partenza che un punto di arrivo, perché è sempre una soddisfazione. Mi sento all’inizio, mi aspetto tante cose nuove. Spero di poter vivere di musica.

A che età hai partecipato ad “Io Canto”?
Avevo 13 anni

Quanto ti è servita questa esperienza?
Mi è servita per capire cosa c’era fuori dal mio mondo. Sono venuta a contatto con una realtà diversa, dovevo affrontare un grande pubblico, una grande orchestra, insomma anche la responsabilità era grande, nonostante tutto sono riuscita a viverla in maniera positiva, con gli occhi di una ragazzina.

Secondo te quindi è giusto che i bambini e i ragazzini talentuosi possano esprimere le loro potenzialità in televisione, di fronte a milioni di persone?
Io penso che sia importante come vivono questa esperienza, io l’ho vissuta in maniera leggera, divertente, ho scoperto tante cose nuove. È importante il punto di vista del ragazzo.

A questo punto viene naturale chiederti cosa ne pensi dei talent, per quanto sia sempre una domanda da prendere con le pinze.
Domanda tosta. Penso che il mondo della discografia italiana debba concentrarsi sulla natura di un cantante, sul suo stile, anche se, molto spesso, chi va a fare un talent non viene valorizzato quanto dovrebbe.

Tornando a te, Once a day è il tuo nuovo singolo, fresco, giovane ed estivo. Cosa ci stai raccontando tra le note?
Il brano è fresco e allegro, è vero, ma c’è anche un sottile filo di malinconia. Vorrei comunicare di cogliere l’attimo, perché sembra non esserci la possibilità di vivere la gioia pura senza sacrificarsi, quindi è giusto godersi i momenti. Nella canzone parlo di due amanti che hanno due stili di vita diversi e per questo non percorreranno sempre la stessa strada, ma si troveranno talvolta su binari opposti.

Come mai hai scelto di cantare in inglese?
Ho sempre trovato molta facilità con questa lingua, ascolto tanta musica in inglese, mi sono voluta cimentare in questo. Non penso che sia un limite, anzi potrebbe essere utile al mercato discografico italiano poter comunicare anche all’esterno. Un mio obiettivo importante è raggiungere più persone con la mia musica e grazie alla lingua inglese ho questa opportunità. Chissà che questa canzone non possa arrivare anche fuori dall’Italia. Io sono all’inizio, ho tanta strada da fare, spero di realizzare i sogni in cui credo.

Celeste-Once-a-dayDici di essere all’inizio, ma hai già fatto una serie di concerti in Brasile nel 2015 e le tue canzoni sono state tradotte in diverse lingue. Come hai vissuto questa internazionalizzazione?
È stata un’esperienza che auguro a qualsiasi musicista. Venire a contatto con altre culture mi ha sempre affascinato, ho cantato in portoghese di fronte ad un folto pubblico che ascoltava le mie parole, mi sono allenata tanto per questo. Mi piacerebbe rifare un’esperienza del genere. I concerti sono andati veramente molto bene in Brasile, molte persone tornavano durante le altre date, mi hanno seguito tutti calorosamente, li ho sentiti vicini.

Molti cantanti dicono di essersi avvicinati alla chitarra o al pianoforte in giovane età. Tu invece hai preferito il flauto traverso. Cosa ti ha fatto innamorare di questo strumento?
A me la musica è sempre piaciuta. I miei genitori hanno colto da subito questo mio grande interesse, hanno iniziato a regalarmi un mangianastri e altri oggetti a tema. Poi, una sera, c’è stato un concerto di flautisti nel mio paese e i miei mi proposero di andare a imparare il flauto con un maestro che conoscevano. Io rimasi stupita da questo strumento, tanto che decisi di prendere lezioni. Ricordo la prima volta a lezione in cui mi dissero che non potevo suonare perché ero ancora troppo piccola e il flauto era troppo lungo (ride). Così mi sono presentata alcuni mesi dopo e ho iniziato. Crescendo sono passata al pianoforte per la teoria musicale.

Sei molto decisa, vuoi fare della musica il tuo mestiere, cosa ti aspetti dal tuo percorso? Quali saranno i tuoi prossimi obiettivi?
Il mio prossimo step è costruire, mattone dopo mattone, un pubblico tutto mio, che apprezzi la mia musica e che sia disposto a seguire i miei cambiamenti. La musica è sempre stata la mia compagna, io sogno la musica e vorrei vivere di questo, ecco il mio obiettivo.

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Andrea De Sotgiu
Andrea De Sotgiu
Laureato in Comunicazione, appassionato di musica e di tecnologia. Se qualcosa nasconde una dietrologia non si darà pace finché non avrà colmato la sua sete di curiosità, che sfogherà puntualmente all'interno dei suoi articoli.
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