Bruno Santori: La musica unisce ed eleva spiritualmente

Bruno Santori: La musica è possibi
Il Maestro Bruno Santori

Bruno Santori racconta la sua esperienza da Direttore d’Orchestra

Bruno Santori: il Direttore d’Orchestra divulgatore della nostra cultura all’estero e, non a caso, nominato ambasciatore a Malta, dopo esserlo stato in occasione di Expo 2015.

Avviato allo studio del pianoforte a soli cinque anni, Bruno Santori inizia molto presto come tastierista di una band, fino a entrare a soli 14 anni nei Daniel Sentacruz Ensemble. Forte dei successi di Soleado e Un sospero, termina gli studi in Conservatorio dedicandosi in particolare alla musica classica. Da quel momento la sua carriera è un’ascesa continua verso risultati straordinari. In tutto il mondo conoscono la sua direzione d’Orchestra sinfonica, che si alterna tra diversi stili sempre alla ricerca di novità stimolanti fondendo musica leggera e classica.

Maestro di tantissime cerimonie ed eventi ufficiali, Bruno Santori da anni vanta collaborazioni importanti:

dai Radio Italia Live all’Orchestra Filarmonica Italiana Evolution, sono tante le situazioni che lo vedono protagonista di una musica sempre in grado di unire. Ed è questa, come ci racconta nell’intervista di oggi, la sua missione principale in qualità di direttore artistico della Mediterranean Orchestra.

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Bruno Santori è il dodicesimo ospite della rubrica Musica Maestro

Partiamo dagli esordi: affacciandoti alla musica già immaginavi di diventare il Maestro Bruno Santori?

Non volevo nemmeno fare il Direttore d’Orchestra! I miei miti da ragazzino erano principalmente i tastieristi, sebbene studiassi anche chitarra e percussioni. Una volta diplomato in Conservatorio iniziai l’attività di concertista, che dovetti sospendere per un problema a un nervo mediano: il destino mi fece arrivare nella scuola fiorentina del Maestro Franco Ferrara. Fu un mio secondo padre: così la fortuna di diventare suo allievo mi fece appassionare all’idea della direzione d’orchestra, senza mai abbandonare l’amore per il pianoforte.

Uno dei momenti sicuramente più alti della tua carriera, e immagino anche uno dei più intimistici e profondi, è stato sicuramente il concerto tenutosi a Roma nel 2011 in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II. La musica è spesso un veicolo verso strade mistiche, ma quella volta forse un po’ di più. Ci puoi descrivere quell’emozione?

Tante volte mi sono capitate queste opportunità: sono dei doni che mi consentono di interpretare la musica attraverso la mia fede in una continuazione della vita. Sono profondamente credente, quindi quel concerto lo considerai un regalo. Credo che alcuni siano segnali ben precisi che la vita talvolta mi dà.

E ti dirò di più, ogni volta che dirigo il Requiem di Mozart sento di avere la possibilità di estraniarmi dal mondo: è qualcosa di veramente speciale che rappresenta un momento di elevazione spirituale.

La musica può essere espressione di questo ovviamente non solo attraverso i temi sacri, ma anche con brani leggeri. C’è un affascinante bisogno di musica nel mondo: la nostra necessità di modulare i suoni e concepirli in una armonia arrivando a emozionarci è un mistero che va oltre noi stessi e che riguarda persino gli animali.

Però sembrerebbe che non siamo in grado di accontentare pienamente questo bisogno. Come si coniuga la necessità di un certo tipo di ascolto musicale che ci coinvolga completamente con le nuove tecnologie che illudono di potersi accontentare di piattaforme, a discapito della qualità del suono?

L’elevazione spirituale è diventata materiale. Mi spiego: c’è una desertificazione umana delle emozioni e delle sensazioni. Oggi la sfida è apparire in un certo modo, non di essere. Certa musica, quella vera, nacque con l’ambizione di andare oltre la materia: oggi, invece, si pensa solo a essere migliori possibili all’interno della materia stessa. La necessità di foto ritoccate dimostra che necessitiamo di apparire in un certo modo.

Come mi dice sempre don Antonio Mazzi, bisogna aiutare ma non giudicare: come Maestro Bruno Santori faccio la stessa cosa, aiuto la musica ma non la giudico.

 

La musica, dunque, ci unisce a temi particolarmente profondi, elevandoci spiritualmente. Tu nel 1994 dirigesti Giorgio Faletti nella toccante Signor Tenente, che lanciò un messaggio incredibile ricordando le stragi di mafia. La differenza la facevano l’interpretazione intensa di Faletti e l’arrangiamento orchestrale che rendeva la lirica una vera canzone. Fu un successo che crebbe serata dopo serata a Sanremo arrivando fino al secondo posto. Avevi capito da subito il potenziale di quel brano?

Giorgio iniziò a registrare i suoi dischi nei miei studi della DB One. Un giorno di fine agosto del 1993: andai a trovarlo vicino a Brescia in occasione di uno dei suoi spettacoli da comico. Temeva di non avere credibilità nel mondo musicale dopo gli insuccessi precedenti, ma gli dissi che avrei voluto produrre il suo disco, Come un cartone animato. Così venne in studio qualche tempo dopo. Avrebbe voluto partecipare al Festival con un brano dance.

Mentre registravamo mi misi a leggere un testo pazzesco che aveva scritto sul computer: era quello di Signor Tenente. Ne parlai con Armando Gentile: quando lo venne a sapere, Faletti si arrabbiò moltissimo perché avevo invaso la sua privacy artistica e per tre giorni non mi volle parlare.

Smorzai il clima dicendogli: “L’ho fatto perché più che un compositore ti considero uno scrittore. Tu scriverai libri che diventeranno opere cinematografiche!”. Alla fine si convinse: lavorai sulla musica e andammo a Sanremo con quel brano. Negli anni mi considerò un portafortuna e mi volle a ogni presentazione dei suoi libri.

Di Sanremo ne hai fatti tantissimi. Da Un uomo in più di Drupi nel 1992 a La felicità di Simona Molinari nel 2013 sono 27 le canzoni che hai diretto. In mezzo una direzione musicale nel 2009, il Festival di Bonolis. Perché non ti vediamo più all’Ariston?

Aveva preso troppo possesso della mia vita. Tutti, ogni anno, mi chiedevano cosa avrei fatto al Festival: capii che era arrivato il momento di staccarmi. Ci sono dei cicli nella vita, quindi magari ci tornerò anche. Ma preferisco dedicarmi a Radio Italia Live e a Mediterranean Stars Festival, iniziato nel 2019 e che sta diventando l’evento musicale principale del Mediterraneo.

Nuovi progetti?

Nel 2022 mi auguro si possano riprendere i progetti sospesi. Intanto il 7 agosto sarò a Palermo per un concerto jazz e il 21 agosto saremo al Porto antico di Genova: amo rivisitare brani storici, anche dello stesso Festival di Sanremo, attraverso il jazz. Inoltre sto lavorando a un progetto che vedrà Soleado come inno della pace del Mediterraneo. Voglio creare nel Mediterraneo una identità musicale condivisibile: una grande occasione anche per andare oltre la supremazia della canzone inglese. La vittoria dei Maneskin all’Eurovision Song Contest è stata una sconfitta per la creatività italiana: abbiamo dovuto portare uno stile completamente diverso dal nostro per vincere…

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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