Barbara Massa: quando l’arte è energia …

Barbara Massa: uso moltissimo la musica per scrivere e per organizzare le regie

Barbara Massa: quando l'arte è energia ...
Barbara Massa: ho fatto del Teatro uno strumento preferenziale per l’impegno civile

Ha iniziato la propria formazione al ComTeatro sotto la direzione artistica di Claudio Orlandini, una volta terminato il percorso, ha continuato a formarsi attraverso la partecipazione costante a seminari, corsi di perfezionamento e workshop con maestri quali: Filippo Usellini, Enrica Barel, Lee Colbert, Giulia Bacchetta, Alessandro Zatta, William Medini, Luca Stetur, Arianna Scommegna, Alessandro Castellucci.

Fonda nel 2008 l’Associazione Teatrale Culturale Messinscena nella quale ricopre il ruolo di Vicepresidente, Direttore Artistico, autrice, regista e insegnante dei Laboratori Teatrali adulti (1° – 2° – 3°- 4° livello), Laboratorio Preadolescenti, Adolescenti, e un Laboratorio per la terza età.

Riceve nel 2015 dall’Amministrazione Comunale di Buccinasco un Attestato di Benemerenza per la competenza in campo artistico e la sensibilità alle tematiche sociali e politiche, temi ricorrenti delle sue rappresentazioni teatrali.

Nel 2016 arriva la prima esperienza cinematografica da co-protagonista nel film “Crux Man” per la regia di Filippo Grilli.

Fonda nel 2017 Artènergia, Associazione Teatrale Culturale di Buccinasco (APS), dove riveste il ruolo di Presidente, Responsabile della didattica, regista, e insegnante. Nel 2017/18 comincia la sua collaborazione con William Medini con il quale conduce Laboratori Teatrali per Bambini, Pre-adolescenti e Ragazzi.

L’incontro con il maestro Medini l’avvicina alla tecnica del Teatro Corale e di strada e alla poetica del clown.

Successivamente con Giulia Bacchetta nasce “La solitudine dei numeri primi” (un progetto formativo destinato ad attori professionisti, sulla tecnica nel linguaggio del monologo teatrale), realizza il progetto “Teatro Civico”, rivolto ai ragazzi delle scuole superiori, a cui fa seguito “Dante in jazz.

Tutta un’altra commedia” (rivolto ai ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado), volto a fornire una diversa lettura e quindi un diverso sguardo sulla Divina Commedia

Nel corso della sua attività ho firmato oltre quaranta regie; è autrice di otto testi teatrali e ha firmato la drammaturgia di quindici spettacoli.

Negli ultimi anni come attrice predilige la forma del monologo.

Giochi che facevi da piccola che hanno a che fare con quello che fai ora?

Da bambina sono cresciuta nei cortili e sulla strada.

“Vado giù di sotto a giocare” si diceva a casa mia e “Giù di sotto”, a seconda della temperatura, era: nei mesi più tiepidi le strade che facevano quadrato intorno alla mia casa e, in quelli più freddi, i portoni e le scale.

Da maggio a settembre, ovviamente, si stava sulla spiaggia. In casa, quindi, stavo molto poco, solo quando ero malata oppure quando “giù di sotto” non c’era nessuno.

Tuttavia sono i giochi di casa, con le mie due sorelle (una di un anno più piccola ed una di un anno più grande) che hanno, seppur lontanamente, qualche cosa a che fare con quello che faccio ora.

Il primo era il gioco dell’accampamento: chiuse nella nostra stanza si costruiva un accampamento con i lenzuoli del letto e talvolta tirando giù le tende dalle finestre.

L’accampamento era sempre nel deserto e ciascuna di noi aveva la propria abitazione che arredava di tutto punto, trasformando ogni oggetto trovato in giro in qualche cosa di funzionale per l’arredo.

Io, ad esempio, avevo un mangia dischi arancione, che suonava solo 45 giri, piatto, con una griglia di buchini sulla sommità che lo faceva sembrare un fornello perfetto e che le mie sorelle invidiavano moltissimo.

I mariti erano sempre tutti rigorosamente morti in guerra e noi passavamo la giornata, prima a costruirci la casa, e poi a raccontare ciascuna la storia della propria famiglia. Non succedeva mai niente in realtà.

Si raccontava solo. Il gioco terminava sempre con mio padre che, tornato dalla facoltà, entrava in camera interpretando ogni volta una calamità naturale diversa: un giorno era un tifone, un giorno un terremoto, una bufera di neve ecc. Distruggeva tutto e ci inseguiva per la stanza.

Noi si aspettava il suo arrivo con grande trepidazione. Era il momento più bello.

Barbara Massa: amo l’opera. Credo che questo dipenda dal fatto che ho cominciato ad ascoltarla quando ero molto piccola
Barbara Massa: amo l’opera. Credo che questo dipenda dal fatto che ho cominciato ad ascoltarla quando ero molto piccola (Foto © Monia Di Santo)

Il secondo gioco era quello della televisione. Lo si faceva solo da mia nonna che era alta un metro e cinquanta e portava il 35 di piede. Lei ci metteva a disposizione la camera degli ospiti e la sua scarpiera, permettendoci di indossare le sue scarpe.

Io ne sceglievo sempre un paio di raso nere, che aveva comprato a Parigi e che mi piacevano tantissimo. Poi si metteva la musica e ci si esibiva.

Le regole le dettava Emanuela, che era la più grande e la più prepotente: aveva stabilito che lei fosse Raffaella Carrà (anche se io l’ho sempre trovato molto ingiusto perché l’unica bionda di famiglia ero io), mentre a me a aveva assegnato Orietta Berti (!) e ad Annalisa Iva Zanicchi.

Infine c’era il gioco del Postalmarket, un catalogo di acquisti per corrispondenza che andava a quei tempi. Il gioco consisteva nel prendere il catalogo e tirare, a turno, un dado.

Ciascuna sfogliava il numero di pagine deciso dal lancio del dado e poi sceglieva la donna che, tra quelle che la sorte le aveva rifilato, la ispirava di più. A quel punto doveva raccontare chi era quella donna, perché era vestita così, dove si trovava ecc.

Dimmi tre autori teatrali, tre musicisti di musica classica e tre cantanti o cantautori di musica leggera che ami particolarmente e perché

È difficile, molto difficile. Oggi direi questi ma se me lo chiedi tra tre mesi potrebbero essere altri…a parte l’ultimo che rimane fisso.

1)     Franca Rame (e Dario Fo): perché credo che le loro opere (era soprattutto lei a scrivere) vivano di un’indiscussa credibilità e un coraggio politico straordinario.

2)     Ionesco: delle sue opere mi ha sempre affascinato la rappresentazione del tragico, espresso attraverso un humor aspro e amaro. Un linguaggio senza senso, tragicamente banale, per raccontare l’incomunicabilità di un mondo spesso estraneo e ostile. Lo trovo geniale.

3)    Shakespeare‎: lo amo così tanto che l’ho letto e visto in tutte le salse ma non l’ho mai portato in scena né come attrice né proponendolo nei saggi come formatrice. Non mi sono mai sentita all’altezza.

A proposito di classica, Io amo l’opera. Credo che questo dipenda dal fatto che ho cominciato ad ascoltarla quando ero molto piccola.

Mio padre il sabato e la domenica mattina, dopo aver fatto colazione rigorosamente a letto, si alzava, andava in bagno e gridava: “Che mi si metta la musica!”. La casa veniva letteralmente inondata dalle note e dai fraseggi di un’opera lirica tutto ad altissimo volume affinché lui potesse ascoltarla dal bagno mentre si lavava. Era un rito irrinunciabile.

Quindi se dovessi scegliere direi: prima tra tutte la Traviata e tutti i cori verdiani, poi la Bohème, la Butterfly e la Tosca. Quindi Verdi e Puccini. Ma ammetto che non potrei stare senza Chopin, Bach e Brahms.

Musica leggera…Difficile ma se dovessi scegliere metterei sicuramente Francesco Guccini, Accademia Teatrale Musicale e Jeff Buckley che con “Lover, you should’ve come over” ha scritto il brano più bello della storia della musica…per me naturalmente.

Barbara Massa: uso moltissimo la musica per scrivere e per organizzare le regie
Barbara Massa: uso moltissimo la musica per scrivere e per organizzare le regie (Foto © Emanuele Limido)

Spettacoli tuoi in cui la musica aveva un importante ruolo che ricordi in particolare?

Non amo utilizzare molta musica nei miei spettacoli. Cioè la uso, ma con parsimonia. Non mi piace la musica quando completa, imbocca o suggerisce.

La musica mi piace solo quando evoca e usarla così è difficile, bisogna essere bravi. Se ci riesco lo faccio se no, no.

I lavori nei quali la musica ha avuto un ruolo importante sono stati sicuramente “Frida. Il pennello del dolore” e “Accarezzami musica” e lo sarà, per come lo sto costruendo, “Via Rasella. L’ordine è già stato eseguito” (in scena ad aprile), ma sono tutti spettacoli teatrali musicali dove condivido il palcoscenico con musicisti e dove la musica racconta una sua storia e non accompagna l’attore in scena.

Ciò detto devo dire che uso moltissimo la musica per scrivere e per organizzare le regie. Mi metto un paio di scarpe comode, esco, cammino come un criceto, e ascolto musica , preferibilmente musica che non conosco, navigando tra play list di ogni genere, ascoltando autori sconosciuti fino a quando non mi imbatto in qualche cosa che,  senza nessuna ragione apparente, mi apre qualche canale e mi stimola l’immaginazione e allora magari su quel pezzo ci costruisco l’idea di una scena o ci trovo la direzione  per qualche cosa che sto scrivendo, ma poi, praticamente mai, quella musica viene utilizzata nello spettacolo. È capitato, ma molto raramente.

Reciteresti e canteresti in un musical?

Sono sempre stata intonata ma non so cantare. La mia estensione vocale è scarsa e ho una voce che non possiede alcuna grazia; tuttavia, se mi venisse proposto un musical lo farei, specificando che mi servirebbe qualcuno di molto bravo che mi prepari, ma è un’esperienza che farei.

Vuoi aggiungere qualcosa?

Sono sempre stata particolarmente sensibile alle tematiche educative e sociali, per questo ho fatto del Teatro uno strumento preferenziale per l’impegno civile, ambito nel quale mi sono sempre impegnata ed espressa attraverso la pratica teatrale come attrice, regista, drammaturga e formatrice.

I miei progetti Teatrali sono tutti volti all’obiettivo di rendere il Teatro uno strumento per sviluppare e promuovere l’integrazione e l’inclusione e combattere la solitudine sociale.

Grazie e a presto!

Potete seguire l’attività di Barbara Massa al link https://www.arte-energia.it/

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Sergio Scorzillo
Sergio Scorzillo
Autore, attore, regista, formatore. Teatro e Musica sono state da sempre le sue grandi passioni e non solo. Il palcoscenico è il luogo in cui riesco a vincere le mie fragilità, a comunicare e a sentirmi utile e vivo
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