Invito al viaggio con Mattia Baldelli Passeri

Il “pifferaio magico” della fotografia rubato alla musica

Vedere la Musica: Mattia Baldelli Passeri Gubbio 15 maggio 2020
Volare d’Amore (Gubbio 15 Maggio 2020 senza Ceri per via del lockdown) – Foto © Mattia Baldelli Passeri

L’incontro con Mattia Baldelli Passeri ha azzerato ogni separazione, ogni distanza. In quel primo, ciao al telefono, ho trovato un abbraccio e l’impressione di essere a Gubbio con lui. Mattia è così: diretto, sincero, limpido e con un fiume di parole ti travolge. La sua passione il suo entusiasmo, sono contagiosi e fonte di vitalità inesauribile. Si definisce un cittadino del mondo, ma oggi felice, ha costruito il suo nido con Tristan, a Gubbio dove affondano le sue radici. Innamorato della vita e dell’arte, ha saputo firmare ritratti importanti, cantare per il Papa e spargere bellezza a piene mani. Lui è la dimostrazione di come si possa condividere e moltiplicare le cose buone che la vita ci ha saputo regalare.

Mattia Baldelli Passeri, parlami di te…

Sono Mattia Baldelli nato a Gubbio, in Umbria. Appartengo alla mia città, al punto che quando partecipo alla Festa dei Ceri, il 15 maggio, mi sento visceralmente parte di questa terra: il mio alfa, la mia origine. Nonostante tutto, sono cittadino del mondo, ho un marito cinese, conosciuto a Perugia dove faceva l’università. Quando ho visto Tristan la prima volta, ho pensato che fosse bellissimo e ho capito che era l’Amore. Lui parlava inglese, io italiano e un inglese “amatriciano”, eppure ci siamo compresi, perfettamente. Lui fashion designer, io fotografo di moda, un binomio professionale e coniugale perfetto e alchemico. A casa lo hanno accettato da subito e con tutto l’affetto possibile.  Il 22 agosto 2018 ci siamo sposati e abitiamo a Gubbio, dove siamo tornati dopo il lockdown: lì abbiamo fatto il nostro “guscio di noce” e da lì viaggiamo nel mondo.

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Kostauro 2 _autoritratto_ olio su schermo_ screen oil painting_ anno 2019

Quando è esplosa la tua passione?

La mia passione è iniziata nel dicembre del ‘99, quando avevo undici anni e scattavo foto con una web cam portatile, digitale. Fotografavo i vicini di casa, al Quartiere di San Martino, dove sono nato e cresciuto. Poi dagli amici, sono passato agli amici degli amici, spinto da un’inesauribile voglia di ritrarre. Poi un incontro fortunoso, grazie a mio padre che lavorava alla Siae, ho avuto la possibilità di andare sul set di Don Matteo, dove ho conosciuto tutta la troupe. Terence Hill, lo vedi e muori.

Avevo 13 anni e sono rimasto folgorato dall’ambiente del cinema. Poi col passaparola, piano piano ho fatto qualche migliaio di servizi fotografici, ancora senza studio, a casa. Verso i sedici diciassette anni, prima di ammettere che fossi gay dicevo di essere sposato con la fotografia. Ho frequentato l’Istituto statale d’Arte di Gubbio, dove ho fatto la sezione architettura. Nel 2006 con la mia classe al Salone del Mobile di Milano, ho fatto un concorso che ho vinto e lo scoprii leggendolo su Casa Vogue.

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Vivienne_Westwood_(Foto © Mattia_Baldelli_Passeri_- 2008)

Quando la fotografia è diventata il tuo mestiere?

Il mio trampolino di lancio, nel 2008, è stato un servizio a Vivienne Westwood, all’Accademia della moda italiana a Firenze. La chiamai per nome, si voltò e catturai quel sorriso e quello sguardo, in un ritratto che fece il giro del mondo. Ho conosciuto, Missoni, Fiorucci e tutti i più grandi stilisti. Inoltre, Nathalie Guetta, la Natalina di Don Matteo, mi ha aiutato e sponsorizzato moltissimo. A quel punto, nonostante la mia gioventù, ho capito con certezza che era la mia vita, la strada che dovevo percorrere.

Nella tua vita l’arte non è solo fotografia, è così?

Sono sempre stato convinto che l’arte fosse la mia vita, ma fino ad un certo punto ho pensato che fosse la musica il mio cavallo di battaglia. Invece sono state le mie foto scattate alla musica, che mi hanno fatto diventare ciò che sono. Durante la scuola, venne Max Gazzè con suo fratello a parlare di musica ed io con una macchinetta feci delle fotografie. Lui scrisse alla scuola per ringraziare per essere stato invitato e per le belle fotografie. Insomma, la fotografia ha deciso per me.

Quando guardi nell’obbiettivo cosa cerchi?

Quando scatto dall’oculare guardo solo per vedere il taglio. Tengo aperto l’occhio destro ed essendo mancino, mi si mescolano le immagini e parlo col mio soggetto. Cerco di instaurare un rapporto con lui o con lei, sottopongo delle emozioni, voglio che si lascino andare.

Mattia Baldelli Passeri Kico Kc
Kico KC Sanremo Rock_-anno 2021 (Foto © Mattia Baldelli Passeri)

Fai “Il pifferaio magico”, ipnotizzi col potere delle parole?

Pifferaio magico, mi piace. In effetti è così, studio la persona che ho davanti, cerco la strada per aprire e abbattere ogni difesa. Cerco di capire il loro mood, provocandone reazioni diverse, che siano di stupore, di rabbia, di gioia. In questo modo mi permettono di vedere al di là delle apparenze, il loro essere.

Se dovessi autodefinirti?

Sono un ritrattista. Nessuna postproduzione nelle foto di teatro, solo le luci. Nel ritratto classico, invece, mi piace che siano belle per sempre, anche con della irrealtà, una sorta di make-up fotografico che annulla il passare del tempo. Nessuna via di mezzo, il grigio non esiste.

Chi è stato fondamentale per trovare la tua strada?

La mia famiglia: mamma che ama la pittura ed è un’artista e mio babbo che invece con gli artisti ha sempre avuto a che fare in modo manageriale. Da qui è partito tutto, dalla libertà di esprimermi e l’opportunità che mi ha dato mio padre, di assistere a tutte le anteprime, i concerti. Tra i tanti ricordo il primo concerto con Ivana Spagna e il teatro con Dario Fo. Il set di Don Matteo è stato galeotto e incontrare Terence Hill, una folgorazione! Nathalie, come ho detto, mi ha aiutato moltissimo. Sono molto grato a Luca Tommassini, col quale ho un rapporto di amicizia molto bello e che mi ha aiutato a crescere nella autodeterminazione. Lui mi ha spinto a credere in me stesso e di questo gliene sono davvero grato.

Il tuo lavoro oggi…

Lavoro molto con la moda, dove ho progetti anche con mio marito che è fashion designer, nella musica per Kico KC, prima con Gio Evan. Ho fotografato tanti concerti, musica lirica, classica. L’ultimo personaggio con cui ho condiviso molto è Mariella Nava. Con lei ho un’intesa speciale, grazie anche alla fede che condividiamo.

Vedere la Musica: MKoning Van Katoren (Foto © Mattia Baldelli Passeri - anno 2012)
Koning Van Katoren (Foto © Mattia Baldelli Passeri – anno 2012)

La musica c’è ancora nella tua vita e ogni tanto riserva sorprese: è vero che hai cantato per il Papa?

Ho cantato per il Papa 23 dicembre 2017, grazie a Don Paolo Pandolfo, in aula Nervi, in udienza privata. Ho scritto tanti pezzi e continuo a cantare di tanto in tanto: la poesia la fotografia e la musica sono la mia vita. Sono io in tutte queste sfumature ed è meraviglioso, sentire che è l’arte, l’ispirazione, la creatività a muovere ogni mio gesto, ogni mio passo.

Se dovessimo idealmente intraprendere un viaggio con la tua fotografia, dove ci porteresti?

In viaggio attraverso l’emozione delle persone grazie alla fotografia emozionale che vado cercando. Un viaggio nell’anima, che mi restituisce oltre che l’immagine, anche quello che hanno dentro. Che sia autodeterminazione, dolore, gioia. Solo nel parlartene, rivivo tutto e mi emoziono, tantissimo. C’è grande fiducia nel lasciarsi fotografare: ci si affida a uno sconosciuto, abbandonando ogni difesa, ogni maschera.

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