“Non abbiamo quell’impianto un po’ distaccato di certi spettacoli: le canzoni di Processo a Pinocchio hanno una loro identità discografica”, dice Cristian Ruiz.

Processo a Pinocchio è uno spettacolo scritto e diretto da Andrea Palotto con musiche originali di Marco Spatuzzi. Gli autori preferiscono non chiamarlo musical ma “psico commedia noir a carattere musicale“, (qualunque cosa significhi). Ma, come ha scritto Shakespeare, “ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva il suo profumo“, e quindi questo Processo a Pinocchio, definito come si voglia, resta un piccolo gioiello del teatro musicale Off. Totalmente italiano.

Le sue musiche hanno vinto la scorsa edizione del premio OIM – Oscar Italiano del Musical nella categoria Colonne Sonore originali, a riprova del fatto che anche se il sound di uno spettacolo è orientato, come in questo caso, ad un pubblico moderno più vicino al mercato discografico di quanto lo sia lo spettatore medio del musical in Italia, il risultato non penalizza assolutamente l’aspetto teatrale.

Processo a Pinocchio, il profumo di un burattino
Processo a Pinocchio (© Foto della Produzione).

Cristian Ruiz, Luca Giacomelli Ferrarini, Elena Nieri, Nadia Straccia, Debora Boccuni e Brian Boccuni sono i performer che hanno interpretato le 9 tracce che compongono l’album. Il cd, prodotto da Cristina Rampini della On Stage Academy di Milano in collaborazione con la Groovefarm e i FREEzerdance Studios, è stato mixato da Davide Abbruzzese e Alfonso Barbiero (mentre il brano È Tutto Qui, che ha anticipato l’album e che è possibile ascoltare nel video a fondo pagina, è ad opera di Emiliano Acciaresi).

L’intervista con Cristian Ruiz (La Bella e la Bestia, Priscilla, RENT, Ghost, Fantasmi a Roma sono solo alcuni degli spettacoli che ha interpretato) che è possibile ascoltare nel player sottostante, è quindi una chiacchierata non soltanto sullo spettacolo Processo a Pinocchio ma anche sul lungimirante progetto musicale con una sua autonomia e precisa valenza che lo accompagna. Perché, appunto, non importa la definizione che si dà di una cosa, ma il profumo (o più precisamente, nella fattispecie, il suono) che essa ha.


Next To Normal, una colonna sonora impeccabile, mixata da Donato Pepe, in cui si è trovato il giusto punto di contatto tra le necessità teatrali e il sound reale.

Next To Normal, una colonna sonora "Necessaria e attuale"
Foto: credit Gaetano Cessati.

Hamilton, il musical scritto da Lin-Manuel Miranda che sta attualmente furoreggiando a Broadway, ha fatto scuola: le barriere che sembrano dividere diversi settori della musica non sono poi così impermeabili o invalicabili come generalmente si pensa.

Ai Grammy Awards 2016, infatti, l’applauditissima esibizione del cast ha definitivamente sancito lo sdoganamento delle colonne sonore dei musical anche per il pubblico dei giovani – il principale target del mercato discografico- che magari a teatro non vanno molto spesso. E da noi, in Italia? Ah, da noi occorre tenere presente il fenomeno d’oltreoceano e analizzare la situazione sulla base dei fattori che attualmente fanno parte dell’equazione.

Da un lato il teatro musicale nostrano è in molti casi ancora rivolto a un pubblico “televisivo” che i produttori cercano di convincere (a volte invano) ad andare a teatro. Vanno per la maggiore spettacoli che cercano di approfittare del traino di film famosi del bel tempo che fu, da Tutti Insieme Appassionatamente e Grease al filone-nostalgia dei revival anni ’80: Dirty Dancing, Fame, Footloose…, dall’altro va rimarcato come purtroppo da noi gli spettacoli Off, da sempre palestra e laboratorio ideale per la sperimentazione di linguaggi più vicini all’ “oggi”, fanno decisamente fatica a decollare per mancanza di finanziamenti, spazi, opportunità. Il risultato, inevitabilmente, vede le platee formate da una piccola nicchia ferocemente appassionata del settore oppure da spettatori non particolarmente competenti, e il pubblico teatrale della prosa, in linea di massima anagraficamente lontano dal target di riferimento del mercato discografico, sembra poco interessato a conoscere e “frequentare” il genere.

Esistono però segnali che, in qualche modo, fanno ben sperare per il futuro in un possibile rinnovamento generazionale delle nostre platee, come ad esempio nel caso di Next To Normal, portato in scena nella stagione 2015/2016 con l’ispirata regia di Marco Iacomelli da un coraggioso tandem di produttori, Davide Ienco e Andrea Manara. Lo spettacolo ha vinto il Premio Pulitzer per il teatro nel 2010 che si aggiunge nel palmarès ai tre Tony dell’anno precedente -tra cui quello di miglior colonna sonora – e vanta uno score di prim’ordine, con la musica di Tom Kitt e liriche di Brian Yorkey (che è anche autore del libretto) adattate da Andrea Ascari.

Tralascio le considerazioni sull’allestimento teatrale, oggetto di entusiastiche recensioni della stampa di settore in contesti più adatti, e dedico una riflessione alla sola colonna sonora che vede le 37 tracce (si tratta della partitura completa, non di una selezione di highlights) interpretate da Francesca Taverni, Antonello Angiolillo, Luca Giacomelli Ferrarini, Laura Adriani, Renato Crudo e Brian Boccuni. Marco Iacomelli, che ha curato anche la supervisione artistica del progetto, ha intelligentemente capito che esiste una nicchia potenziale di spettatori capaci di apprezzare musical con sonorità moderne, tipicamente pop/rock (non a caso il prossimo progetto annunciato dallo stesso team creativo sarà American Idiot, il musical che raccoglie i più grandi successi dei Green Day).

Next To Normal

Quello che, ai suoi tempi, ha fatto RENT può quindi in qualche modo essere paragonato alle prospettive che oggi sono aperte proprio grazie a Next To Normal. Per questo motivo è stato lungimirante, anzi… direi necessario non limitarsi a proporre la sua musica solo sul palco, ma anche in versione registrata: a fronte di circa una dozzina di repliche dello spettacolo, il numero di ascoltatori si è moltiplicato esponenzialmente. E la scommessa è stata vinta: le copie fisiche pressoché esaurite (è prossima una ristampa), un vero boom sugli store digitali in cui l’album è schizzato nelle 24 ore immediatamente seguenti al rilascio al primo posto nella classifica delle colonne sonore italiane e internazionali, e a distanza di 5 mesi è ancora saldamente presente nella TOP 100 di tutti i tempi.

Parlavo prima della permeabilità tra settori musicali riferendomi a chi della musica usufruisce, ma lo stesso discorso può altrettanto facilmente essere declinato anche per quanto riguarda i professionisti che la musica la fanno. Oltre alle eccellenti prove canore da “interpreti” di Taverni e Giacomelli Ferrarini a cui sono affidate le canzoni più famose della colonna sonora (oltre il concetto di “cantante” o “performer” c’è proprio quello di interprete, che riesce con il proprio talento a dare vita al senso di un testo. Un modello? Mia Martini, su tutti), ne è esempio la collaborazione tra Simone Manfredini (una splendida carriera nel musical, andando da The Lion King a Londra a Newsies, Sister Act, Flashdance, Mamma Mia! in Italia) e Riccardo Di Paola. Supervisore musicale il primo, Direttore musicale il secondo che, oltre ad aver seguito come progetti grandi produzioni teatrali nazionali, collabora normalmente con artisti del panorama discografico come Lorenzo Fragola (per l’ultimo Sanremo), Chiara Galiazzo o Giusy Ferreri. Il risultato è una colonna sonora impeccabile, mixata da Donato Pepe, in cui si è trovato il giusto punto di contatto tra le necessità teatrali e il sound reale, quello che si evolve giorno dopo giorno, che segna il periodo in cui viviamo, che ci accompagna attraverso la radio, le novità discografiche… la vita contemporanea. Ecco: se dovessi usare un termine per definire questa colonna sonora sarebbe “attuale”. Necessaria ed attuale.
Foto: credit Gaetano Cessati.

Top