All’arte di strada mancano gli spazi, ma si tagliano gli orari

Dopo il caso torinese c’è da chiedersi se l’arte di strada venga davvero rispettata nelle città in cui è permessa.

All'arte di strada mancano gli spazi, ma si tagliano gli orari

Di recente, a Torino, è stato proposto in Comune il sequestro degli strumenti musicali a chi suona per strada. Letta così sembra la folle idea di un dittatore, ma leggendo a fondo la notizia si scopre la realtà. Il regolamento torinese fisserebbe delle fasce orarie più corte (dalle 16 alle 18 e dalle 20 alle 21) nelle vie del centro, mentre lascerebbe maglie più larghe per le periferie (dalle 10 alle 22 con due ore consecutive di esibizione nello stesso posto). Chi sgarrerà potrà rischiare il sequestro della strumentazione. Fonte del dettaglio è il Corriere della Sera, che ha riportato anche le parole del sindaco Chiara Appendino sul regolamento: “Viene fatto proprio per garantire al meglio l’attività degli artisti conciliandola con la quiete dei residenti”.

Queste decisioni vengono prese a causa delle lamentele, sia dei residenti che degli esercizi commerciali. Sicuramente tra gli artisti di strada non si avrà sempre l’occasione di ascoltare Mozart o Springsteen, però è anche vero che l’arte porta benefici turistici proprio agli stessi esercizi commerciali. Quando si trovano centinaia di persone ad ascoltare un artista, queste si troveranno proprio di fronte ai negozi adiacenti allo spettacolo. E in quel caso gli esercenti si lamenterebbero lo stesso? Seguendo il ragionamento, quindi, il problema non sembrerebbe di orari, ma di spazi.

Il caso di Torino è importante per la proposta fatta dall’assessore ai giovani, Marco Giusta, il quale in sede comunale ha proposto un piano di riorganizzazione degli spazi delle esibizioni. Questa idea comprende, in caso di inottemperanza delle regole, il sequestro degli strumenti. Nella maggior parte delle città italiane gli artisti di strada non possiedono spazi definiti con precisione, i quali, invece, potrebbero diventare luoghi di aggreazione se specificati con una mappa.

Basti pensare a qualsiasi piazza famosa, con orari e spazi adibiti all’arte di strada, in cui il turista, l’appassionato e il passante potrebbero trovare, con ricorrenza, una diversa forma artistica a diversi orari della giornata. Ancor meglio sarebbe se la possibilità di usufruire di determinati spazi fosse prenotabile online, ma sappiamo quanta difficoltà ci sia ancora oggi per digitalizzare la burocrazia nella pubblica amministrazione. Questa utopia è un servizio che non esiste e che implica un investimento, nuovi posti di lavoro. L’Italia è un paese dove la cultura dovrebbe essere tra le priorità, considerando il nostro patrimonio storico-culturale. Se Torino sta almeno provando a trovare un giusto compromesso, a suo modo, perché non esiste un regolamento nazionale in merito? Perché in ogni regione bisogna essere soggetti ad ordinanze differenti?

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Andrea De Sotgiu
Andrea De Sotgiu
Laureato in Comunicazione, appassionato di musica e di tecnologia. Se qualcosa nasconde una dietrologia non si darà pace finché non avrà colmato la sua sete di curiosità, che sfogherà puntualmente all'interno dei suoi articoli.
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