“For Ever and Ever”: per riscoprire una fase di David Bowie

Interviste, recensioni, incontri e resoconti dalla penna del giornalista Stefano Bianchi su uno stadio creativo della carriera di David Bowie ancora da esplorare.

“For Ever and Ever”: per riscoprire una fase di David Bowie

Lo scorso 10 gennaio ha segnato il terzo anniversario della scomparsa di David Bowie. Numerose, da quando il Duca Bianco ci ha lasciato, le iniziative, gli eventi, le mostre e le opere per ricordarlo da parte di fan, colleghi e autori che lo hanno amato e continuano a venerare la sua quasi cinquantennale produzione, conclusasi con due album straordinari come The Next day (2013) e Blackstar (2016).

Nel mare magnum della bibliografia dedicata a Bowie da citare orgogliosamente anche la recente pubblicazione del giornalista milanese Stefano Bianchi, storica penna della critica musicale italiana con già all’attivo due libri, Guns N’ RosesJohn Cale – L’Accademia in pericolo.

For Ever and Ever I miei 15 anni di David Bowie 1987/2002, come specificato nel sottotitolo, è il risultato di un percorso sia giornalistico che sentitamente personale. Un testo molto interessante che si sviluppa a partire dagli ascolti di quelle musicassette gelosamente archiviate con incise le interviste di Bianchi a Bowie, comprese fra il 1987 e il 2002.

E poi ancora appunti da conferenze stampa, articoli, recensioni di dischi e tour, materiale prodotto in qualità di collaboratore per importanti testate come Tutto Musica & Spettacolo, Buscadero e Jam, grazie alle quali Bianchi ha dato il suo contributo nel tracciare le metamorfosi musicali di Bowie in un’era singolare. Non si parla degli iconici e già analizzati album prodotti negli anni ’70, bensì di uno di quei periodi ancora da indagare, precisamente tra la fine dell’intermezzo pop anni ’80 fino al ritiro agli inizi dei 2000.

“For Ever and Ever”: per riscoprire una fase di David Bowie 1
Copertina del libro “For Ever and Ever” (Stefano Bianchi)

Cogliendo e riportando momenti di vera sintonia tra la cronaca giornalistica e le genialità da rockstar, Bianchi contribuisce a far riscoprire con competenza e affetto da fan una fase legata ad alcune delle opere forse meno frequentate del poliedrico Bowie ma ancora capaci di stupire fino all’ultima nota: il che spiega ancora una volta il motivo per cui il Duca Bianco continui a ispirare le nuove generazioni con il suo essere assolutamente unico e molteplice allo stesso tempo.

«Non si tratta della solita biografia che bene o male può scrivere chiunque»,
specifica Bianchi, «ma precisamente il frutto di 15 anni di incontri faccia a faccia tra Roma, Milano, Parigi, Dublino, Londra e Birmingham». Si scopre un Bowie desideroso di sperimentare musicalmente, sempre alla ricerca di forme espressive nel tentativo di stupire il pubblico; soprattutto nell’epoca d’oro di MTV, quando seppe reinventarsi con memorabili videoclip.

Nell’introduzione di Ivan Cattaneo,
mattatore pop degli anni ’70 e ’80 che come Bianchi ebbe la fortuna di conoscere David Bowie, si legge: «Quante volte con Stefano abbiamo parlato di David Bowie. Incontrato nei Seventies (io) e negli Eighties (lui). Fino a coglierlo insieme in tutta la sua iconicità, nel 2015 a Parigi, nella mostra kolossal intitolata Bowie is».

Stefano Bianchi si divide da anni fra critica musicale e arte,
attitudine che si rispecchia anche in questa pubblicazione: insieme a biglietti di concerti, tour program, foto d’epoca e materiale visivo che omaggia il musicista o anche semplici scatti di album autografati in suo possesso, soprattutto particolari illustrazioni e una grafica curata impreziosiscono queste pagine. A cominciare dallo splendido ritratto di copertina dalla mano del ritrattista rock Franco Mariani, insieme alle altre opere di chi ha dipinto, “assemblato” e fotografato Bowie: Edo Bertoglio (fotografo della rivista Interview di Andy Warhol), Patrick Corrado (artista e designer), Denise Esposito (fotografa e illustratrice), Andy Fluon (pittore e musicista), Marco Lodola (artista “elettricista”), Salvatore Masciullo (ritrattista su carta da giornale) e Miky Degni (wine painter e graphic designer).

Condividi su:
Luca Cecchelli
Luca Cecchelli
Giornalista, laureato in linguistica italiana e da sempre curioso indagatore dei diversi aspetti del mondo dello spettacolo. Conduttore radiofonico e collaboratore per diverse testate e rubriche di teatro e musica, svolge parallelamente l’attività di ufficio stampa e comunicazione. Spettatore critico e melomane, è assiduo frequentatore di platee e sale da concerto oltreché batterista per passione e scrittore. Quello che ama di più però è scovare nei libri o in originali incontri e testimonianze retroscena culturali della storia della musica e incredibili aneddoti rock, di cui in particolare è appassionato conoscitore.
Top