Lastanzadigreta: storytelling musicale

Capita a volte di immergersi nella musica e ritrovarsi in un racconto. Ecco l’effetto dell’ultimo album de Lastanzadigreta.

Lastanzadigreta: storytelling musicale
Lastanzadigreta.

La musica è in continua evoluzione e ri-mediazione: digitale, analogico, mp3 e vinile. Persino il racconto ha acquisito una nomenclatura digital, adesso si usa dire “storytelling” e se ne abusa perché fa cool. In questo caso, però, questo termine casca a proprio a pennello, perché c’è un gruppo che, di recente, ha riportato la musica al racconto, talvolta fiabesco, tramite la dote del cantautorato.

Lastanzadigreta milita in quelle scoperte piacevoli e particolari, difficili da spiegare quindi mai banali. L’ultima opera di questa formazione di musicisti torinesi si chiama Creature selvagge ed è complesso dedicarle un genere se non lo storytelling. In questo album si passa da un cantautorato pop, alla colonna sonora cantata, passando per alcuni suoni che personalmente mi ricordano Parigi e, perché no, arrivando al medioevo. Non a caso si affronta l’argomento della sonorità, uno dei punti cardine del gruppo, il quale utilizza strumenti poco comuni come marimba, bidoni, weissenborn, cigar box, banjolino, clavietta basso, glockenspiel, didjeridoo, farfisa e theremin. Sembra quasi un abominio dire che tra questi appaiono anche piani, voci, synth e chitarre.

Lastanzadigreta: storytelling musicale 1Ecco quindi che, seppure l’ascolto in streaming non permetta una fruizione classica di un LP, l’effetto che dona Creature Selvagge è quello di sentirsi trasportati in diverse dimensioni, diversi racconti, diverse personalità. Allora una pagina bianca prende forma nell’immaginazione che proietta l’ascolto: le parole diventano una matita che si muove al ritmo di una descrizione e i colori vengono dati dagli arrangiamenti, a volte distensivi, con pennellate dolci, altre volte impetuosi, da rovesciare gli acquarelli sulla tela.

Se a me qualche suono ha ricordato Parigi ad altri può ricordare qualsiasi regione del mondo, l’importante è ciò che proiettano questi racconti sonori, tanto che sembra quasi un dovere morale dare un’interpretazione a queste sensazioni. Nascosto tra le righe c’è il significato dell’arte, l’espressione di sé che diventa un piacere per gli altri, il protagonismo istantaneo che diventa eterno altruismo, una delle favole più antiche del mondo, che, nella nostra contemporaneità ricca di giudizi e disuguaglianze, riporta tutto al nucleo centrale, il piacere della fruizione artistica.

Quando leggo, infine, che Lastanzadigreta (composta da Leonardo Laviano, Alan Brunetta, Umberto Poli, Jacopo Tomatis, Flavio Rubatto e Dario Mecca Aleina) affianca dal 2011 l’attività musicale con la didattica attraverso il suo progetto JAM (che pone la pratica strumentale e l’esperienza della musica d’assieme al centro di un percorso di crescita artistica e personale) capisco che l’ascolto mi aveva trasmesso le giuste sensazioni: tutto questo è una piacevole scoperta.

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Andrea De Sotgiu
Andrea De Sotgiu
Laureato in Comunicazione, appassionato di musica e di tecnologia. Se qualcosa nasconde una dietrologia non si darà pace finché non avrà colmato la sua sete di curiosità, che sfogherà puntualmente all'interno dei suoi articoli.
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