Viaggio tra arte e musica: Antonio La Rosa

La Danza delle Anime dei Palazzi

La musica ci insegna che qualsiasi elemento può prendere moltitudini forme a suon di ritmo. Ma anche l’arte, spesso in modi inaspettati, ci regala opere incredibili, dove anche le forme più rigide e statiche possono assumere forme sinuose. Ho avuto il piacere di incontrare l’artista Antonio La Rosa, artista, performer e libero pensatore.

Viaggio tra arte e musica: Antonio La Rosa
Antonio La Rosa – Murale

Come nasce l’artista che c’è in te?

Tutto quando ero ragazzino. Sono entrato a contatto con il teatro durante il percorso delle medie, che mi ha aperto un mondo surreale e bellissimo. Da qui si insinua il seme della voglia di scoprire cose si cela dietro questo mondo. Da qui nasce l’esigenza di studiare la recitazione a livello professionale. Cosi dalla mia terra madre Sarda mi sono trasferito a Roma per studiare recitazione. Un giorno per puro caso mi sono ritrovato a dipingere una tela, prima di allora mi dilettavo senza pretese a fare piccoli bozzetti, non mi sarei mai immaginato che quella della pittura potesse essere la mia strada. Ma quella prima esperienza mi provoco emozioni fortissime. E così decisi di approfondire la mia conoscenza nel mondo dell’arte, seguendo così diversi artisti e galleristi.

Nasce prima la pittura e poi la scultura…

Dopo la pittura è nata l’esigenza di una tridimensionalità e di prenderlo per le mani. Poi a dire la verità finite le scuole superiori ho iniziato a lavorare con mio padre che aveva un’azienda di lavorazione del ferro e da lì ho iniziato a mettere mano sul materiale, mi ha dato tutte le basi tecniche.

Qual è un simbolo che caratterizza la tua arte?

Diciamo che i palazzi sono po’ la mia firma. La mia arte nasce dall’esigenza di ricreare il ritratto di quella che è la vita moderna e contemporanea. L’ho trovato in questi grattacieli, grandi strutture che rappresentano un po’ lo specchio non solo della nostra società ma della vita stessa.

Che idea si cela dietro a questa rappresentazione di questi palazzi?

È il ritratto di questo secolo. I palazzi sono contenitori di anime di chi li abita, dove accadono infinità di eventi. Le pareti che li contornano sono accompagnate da finestre dove si può scorgere gli individuo che la vivono. Credo che spesso siamo incuranti di tutti questi micro mondi intorno a noi, dove all’interno ci sono mille realtà. Chi sta cucinando, chi studia, chi fa l’amore, chi sta morendo, chi soffre, insomma dentro ogni grattacielo c’è vita. Le metropoli che rappresento sono uno scenario che racconta matrioske di vita. Proprio per questo spesso vengono rappresentati con forme sinuose, perché mi piace pensare che siano un’anima collettiva di chi li abita, superando ogni logica razionale della materia, così da sconfiggere la rigidità, iniziando a danzare a suon di musica.

Come la definiresti la tua arte?

Non so darti una ben precisa. Quello che provo io è un senso di liberazione, come una catarsi. Ma credo, ogni artista ha un’esigenza profonda di sviscerare una propria verità, un proprio fardello.

Viaggio tra arte e musica: Antonio La Rosa 1
Antonio La Rosa – GENIUS_l’abbraccio 500th Leonardo Da Vinci 1519-2019

Ammirando le tue opere ho potuto notare che ci sono rappresentati di musicisti, da cosa nascono?

Si, mi è capitato di dipingere musicisti immaginari circondati dai miei palazzi. Proprio come accennavo prima, sono spinto dall’esigenza di dare un movimento a tutta quella materia rigida, iniziando così a danzare una musica del mondo.

Che tipo di legame hai con la musica? Hai mai avuto esperienze ravvicinate?

Si, durante la mia carriera di attore. Stavo partecipando ad un progetto di una rock opera, mi sono trovato per esigenze di copione a suonare poche note di Amarcord al pianoforte. Da quel momento ho capito quanta vita c’è dentro uno strumento. Dopo questa esperienza a distanza di tempo, casualmente al Gubbio Summer Festival ho avuto il piacere di conoscere il noto compositore Michele Marvulli, che mi ha dilettato con la sua musica al pianoforte.

Inoltre, anni fa è nata una collaborazione molto interessante con dei musicisti jazz. Così abbiamo creato una performance artistica. Partivo da una tela bianca e iniziavo a dipingere a suon di musica, ci contaminavamo e ispiravamo a vicenda. Mentre io dipingevo a ritmo loro suonavano secondo il mio ritmo di pennellate che a seconda del suono si facevano più irruente o più delicate.

Esiste secondo te un elemento di congiunzione tra arte e musica?

Credo nella visione onirica. I colori sono definiti, eppure il pittore riesce a creare un mondo svariato di tonalità, così vale anche per la musica con le sue note. Il lato onirico sta nel riuscire a vedere un qualcosa che in quel momento non esiste e non c’è, che poi probabilmente nasce dalla realtà. Forse è più un’emozione della realtà. Queste visioni nascono da momenti di pura magia, come se si aprisse un canale di flusso tra una coscienza universale e le proprie mani.

Articolo a cura di Melissa Brucculeri

 

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