Il regista è come un direttore d’orchestra
Saverio Di Biagio: il regista è come un direttore d’orchestra.
La musica è lo strumento che aiuta le immagini a trasmettere emozioni, a sottolineare momenti bui nei film drammatici o rafforzare delle scene per renderle “scene chiave”. La musica è dunque un racconto, non di forma visiva, ma bensì sonora. La colonna sonora non è solo un accompagnamento, ma diventa parte integrante del film stesso. Come un compositore deve dirigere la sua orchestra così anche il regista con la stessa grazia deve coordinare la grande macchina del cinema. Queste due forme d’arte si accomunano per la loro sensibilità, perché a volte il regista riesce a cogliere e immortalare immagini che sono piene di sentimenti ed emozioni.
Per raccontare più nel profondo questo binomio vincente, ho incontrato un talentuoso e appassionato regista, Saverio Di Biagio. Da anni ormai impegnato nel mondo del cinema. È stato docente della Scuola d’Arte cinematografica G. M. Volontè. Inoltre con la sua opera prima “Qualche Nuvola” è stato in concorso alla 68th edizione del Festival di Venezia.
Come nasce la passione per questo mestiere?
Nasce da un percorso formativo. Negli anni ho provato a fare diversi studi come: architettura, lettere, scenografia e costumi. Prima di intraprendere questo lavoro, non capivo ancora bene quale forma espressiva mi intrigava di più. Poi nelle mie varie esperienze mi sono avvicinato al teatro come direttore di scena. Ho iniziato a lavorare in piccoli e medi spettacoli teatrali, fino ad arrivare a fare delle tournée più grandi, la così detta scala montagne, perché ogni giorno stavi in una città diversa, ero sempre in movimento.
Come sei passato dal teatro al cinema?
Tutto è partito da quando ho conosciuto un noto regista cinematografico, Gianfranco Mingozzi, al quale ero molto affezionato. Venne a vedere uno spettacolo dove io facevo il direttore di scena. Proprio in quel contesto, mi notò e mi disse che dovevo fare l’aiuto regista. Io rimasi sorpreso perché non sapevo neanche cosa facesse l’aiuto regista, e lui mi disse che ero un po’ come il prezzemolo, stavo bene dappertutto. Così mi propose di andare con lui su un set come aiuto regista, era il 1995.
Da lì ho iniziato a capire che il ruolo del regista era quello più affine con le mie capacità, perché combinava un po’ tutto quello che avevo studiato in precedenza.
Raccontami dei tuoi film. Come è stata anche a scelta e la creazione delle musiche?
Il mio primo lungometraggio è stato “Qualche nuvola” che ho scritto e diretto, è come un figlio per me.
Racconta un mondo che conosco bene, la periferia. Cosa vuol dire nascere in periferia, sognare di fare dei salti di classe in avanti e di essere insoddisfatti della propria estrazione sociale. Un film che fa ridere molto ma allo stesso tempo anche riflettere. Un film sentito e vero che abbiamo fatto con tanto amore.
Nel 2004, ho ricevuto la mansione speciale del Solinas nelle commedie. Dopo questa grandissima soddisfazione, ho avuto ancora più tenacia nel realizzarlo a tutti i costi. È stata un’esperienza unica, e ringrazio anche il team con cui ho lavorato.
Per quanto riguarda il contesto musicale, ho avuto la gran fortuna di lavorare con il compositore Francesco Cerasi. Bravissimo e appassionato del suo mestiere. Con Francesco si era creata una sintonia perfetta, abbiamo parlato tanto di musica e di sentimenti. Sai, spesso dietro un’immagine ci sono emozioni scritte nell’acqua che le vede solo chi riesce a cogliere, e lui in questo è formidabile. È riuscito a supportare le immagini senza sovrastarle.
Il secondo film, “La ragazza dei miei sogni” invece è un urban fantasy. Le musiche le ha realizzate Alfonso Corace. Anche con lui è nato un bel rapporto e un ottimo scambio di idee. Tra i vari esperimenti è riuscito a rappresentare con la musica il racconto, proprio come me lo immaginavo.
Ora su cosa stai lavorando?
Sto portando avanti vari progetti. Insieme a un gruppo di giovani professionisti del cinema abbiamo istituito una società, la Woterclock, con la quale stiamo realizzando molti lavori. Inoltre sono impegnato nella creazione del mio prossimo lungometraggio. Tratta un argomento molto attuale e crudo, ma ho trovato una chiave molto poetica per raccontarlo, ma non posso dirti di più!
Il lavoro del regista e quello del compositore per alcuni aspetti si accomunano molto. Secondo te quale può essere un elemento di congiunzione tra queste due arti?
Immagini e musica è una combinazione quasi sempre perfetta. La cosa interessante è che possono coesistere insieme ma anche separatamente. Ma quando si uniscono le immagini giuste con la giusta musica si crea un’alchimia unica, che regala emozioni indescrivibili allo spettatore. Sicuramente un punto d’unione è il sentimento che si cela dietro queste due forme d’arte, forse ancor meglio la chiave è l’amore.
Articolo a cura di Melissa Brucculeri