Non solo talent, quando la televisione la fa da padrona

 Il quarto d’ora di notorietà non si nega a nessuno.

Ascoltando le programmazioni musicali proposte dalle radio o leggendo di musica su molti quotidiani o riviste sia cartacee sia online, è sempre più normale trovare artisti e brani musicali derivanti dai diversi talent show televisivi.

Anzi, si potrebbe dire che la loro presenza rappresenta un vero e proprio monopolio dell’informazione musicale.

Da “X Factor” ad “Amici”, da “The Voice” a “Io canto”, per citare i più noti, è un continuo fiorire di format, rigorosamente tutti uguali, che assicurano, grazie alla presenza delle telecamere e al

televoto, quel famoso/famigerato quarto d’ora di notorietà che Andy Warhol diceva non si nega a nessuno, visto che l’attuale tendenza ha convinto che “sei se appari”.

Non solo talent, quando la televisione la fa da padrona

Vittime principali, inevitabilmente, sono gli ascoltatori che sono costretti a sorbirsi i “nuovi talenti”, ossia quell’ampio manipolo di aspiranti artisti giudicati, molto spesso, da altrettanti vincitori di talent oggi assurti all’onore del poter esprime giudizi.

Nessun rischio, peraltro, hanno intenzione di correre le emittenti radiofoniche o quelle televisive perché, oramai, il vecchio e sano concetto di “hit” è svuotato dal suo tradizionale significato e così, l’altra vittima eccellente è la musica perché l’invadenza televisiva, oscura gli autentici “talenti” che non trovano inevitabilmente lo spazio per essere messi in onda, in quanto quello spazio è riempito dai protagonisti dell’attività di “scouting” eseguita dalle varie reti.

Non solo talent, quando la televisione la fa da padrona

Ma di una serie di cose siamo sicuri. Ad esempio che la storia del rock, del pop, del soul è piena di grandissimi artisti che sono stati mandati in onda da coraggiosi disc-jockey che hanno scommesso in prima persona e li hanno imposti nelle scalette di programmazione musicale.

L’altra è che far finta che i talent show non esistano e non siano diventati un fenomeno di massa sarebbe ridicolo, ma far passare il concetto che solo lì, all’interno degli studi televisivi, passi il nuovo modo di fare musica è una stupidità che va assolutamente evitata. E allora?

Proprio nel 2020, quello che sarà ricordato come l’anno della pandemia, i vecchi e sani contest, ossia quelle kermesse che si svolgevano “in presenza” e che fornivano un palco come vetrina, hanno vissuto una inevitabile trasformazione.

Negli anni alcuni di questi contest sono diventati dei veri e propri brand che garantiscono qualità e scelte che non necessariamente tengono conto del mercato istantaneo che oggi sembra la nuova parola d’ordine del mercato discografico.

Non solo talent, quando la televisione la fa da padrona

Chi non conosce il “Premio Tenco” e chi non ha mai sentito parlare di “Arezzo Wave”? Ma questi sono solo i più conosciuti, oltre che longevi.

Ci proponiamo di condurvi in un viaggio attraverso i vari contest che animano tutta la penisola, contest a volte monotematici e in altri casi aperti alla musica a 360 gradi.

Molti, in questo 2020, hanno utilizzato la forza dello streaming per dare continuità al loro percorso mentre altri, più basati sulla forza del live show hanno posticipato i loro appuntamenti ma, come sempre, i giochi sono ancora aperti anche senza i talent.

Articolo a cura di Roberto Greco 

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