Musica a Teatro: Gino Matrunola

La musica per me è uno stato d’animo, oltre che lavoro e passione. Mi innamoro del connubio che si crea tra musica e voce.

Musca a Teatro: Gino Matrunola
Gino Matrunola nel suo spettacolo, scritto e diretto, Ritorno in scena (Foto © Livio De Luca)

Drammaturgo, performer e regista, ha scritto e diretto molti spettacoli musicali. Nasce a Ginevra ma vive in Molise, dove dirige una accademia musicale, teatrale e di danza.
Dopo la maturità classica, inizia a studiare Recitazione e Dizione e dallo spettacolo non si è più allontanato.
Ha seguito stage di recitazione cinematografica, metodo Strasberg, col coach personale di Tom Hanks e poi altri laboratori di perfezionamento con Fausto Paravidino e Pierfrancesco Favino.
Contemporaneamente ha frequentato corsi di dizione in versi ed estetica della voce e canto, seguendo anche le lezioni di danza di Garrison Rochelle. Ma sono tantissime le sue esperienze di scena sia nel teatro classico, che nel musical, e regie e aiuto regie anche nel campo della cinematografia. Un artista davvero completo. Nel 2013 apre la scuola artistica CTA MUSICAL in Molise di cui è il direttore artistico.

Che musica ti piace ascoltare?
La musica per me è uno stato d’animo, oltre che lavoro e passione. Pertanto, ascolto la musica in base alle situazioni, ai luoghi ed ai momenti personali.
Amo la musica Jazz quando ho bisogno di rilassare la mente, facendo dei lunghi viaggi sensoriali.
Nel Jazz si riesce a scandire ogni strumento.

Mi piace ascoltare un brano Jazz anche più volte, spostando l’attenzione anche solo su di uno strumento, per poi godermi la fusione di essi e la magia che ne scaturisce. Adoro il pop ed il rock in momenti di ricerca di energia o quando ho bisogno di “ricaricare le batterie” della mente e del corpo.

Adoro i Queen, i Pink Floyd, i Beatles, rimanendo nella vecchia scuola, mentre ascolto volentieri anche Bjork e Robbie Williams.

Mi innamoro del connubio che si crea tra musica e voce.

Spesso, c’è della buona musica ma con una voce non giusta e viceversa.

Ascolto anche musica italiana, nei momenti di pura spensieratezza, come: Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Luigi Tenco, Lucio Dalla, Fiorella Mannoia, Paolo Conte, solo per citarne alcuni.

E poi il genere “Musical” che irrompe con gioia anche nel privato. Alla ricerca sempre di forti emozioni, cerco nuove creazioni e ascolto brani già conosciuti tratti da opere come: I Miserabili, Rent, Moulin Rouge, Il Fantasma dell’opera… e la lista sarebbe lunga!
Non amo ascoltare generi musicali preconfezionati per il mercato, a mio parere, privi di ogni emozione, come il Trap e il Neomelodico.

Parlaci della tua formazione, e come la musica ha influito su te come attore o come regista, o nei laboratori.
Durante la mia formazione artistica, la musica è stata la mia alleata migliore che mi ha accompagnato dagli inizi fino ad oggi. Per me la musica arriva dove finisce la parola. È stata presente, in forme diverse, sia nel canto, che nella recitazione, che nella regia.

Da allievo attore vivevo la musica come una parte integrante “passiva”, durante lo studio e le esercitazioni. Spesso, assente durante le lezioni, “per la giusta concentrazione”. Solo con il tempo ho capito che non sono d’accordo con questa scuola di pensiero.

Gino Matrunola
Gino Matrunola: con gli anni ho cercato di essere riconoscibile nella struttura e nello stile

Con i miei allievi ne faccio un uso “attivo” ed emozionale. Attraverso la musica e l’esercizio del momento, arrivare, quindi, all’emozione richiesta e, successivamente, a portarla in voce.

Mi sono formato studiando vari metodi recitativi, ma prediligo il metodo Strasberg, attraverso il processo intenso che richiede. Creare, pertanto, una cassaforte interna piena di emozioni: ognuna di esse facilitata a venire fuori attraverso il proprio vissuto sensoriale e musicale.

Musica a Teatro: Gino Matrunola

E a proposito del canto?
Nel canto lavoro molto sull’aspetto interpretativo del brano, oltre che sulla parte tecnica e vocale, di uguale importanza. Mi sono Diplomato anche in Musicoterapia di recente ed ho arricchito altri aspetti, poco artistici, che mi permettono di utilizzare la musica anche sotto altre forme, come la giusta canalizzazione delle emozioni e, da formatore, il giusto processo individuale dell’allievo, rispettando tempi e voleri.

Da Regista, invece, non credo di aver mai scritto, diretto o pensato ad un progetto senza la musica. Nel processo creativo della scrittura è già presente. Mi piace ascoltare la musica classica quando scrivo. Mi permette il corretto processo creativo e mi stimola alla concentrazione.

Curo personalmente la musica dei miei spettacoli e dei miei progetti. Amo quel momento. Fa parte della creazione e dell’appagamento personale. A volte parto proprio dalle note per costruire le parole di un monologo o di una canzone.

Ami più essere sul palco e farti dirigere o l’artefice creatore?
Sicuramente “L’artefice creatore”. Torno sul palco raramente e quando lo faccio mi diverte molto, ma il mio posto è sicuramente in Regia o dietro la macchina da presa. Fare entrambe le cose nello stesso progetto è la cosa più fuorviante che si possa fare e richiede il doppio del tempo e delle energie.

Mi piace creare e che la mia creazione possa, in qualche modo, arrivare a qualcuno. Sono molto accurato e attento nel mio lavoro. Amo la ricerca del vero, del “qui e ora”. Non mi piacciono le emozioni meccaniche e troppo strutturate, prive di identità.

Con gli anni ho cercato di essere riconoscibile nella struttura e nello stile delle mie scene, sia per una questione di gusto personale che per una involontaria direzione inevitabile.

Trovi che, a parte per il musical, la musica in teatro abbia uno spazio giusto o è spesso sacrificata?
Il Teatro in genere è sacrificato in Italia. Basta guardare la situazione attuale e capire a che punto sono oggi i lavoratori dello spettacolo e i musicisti sulla scala delle priorità.

Viviamo una situazione non facile in ogni settore, ma l’ennesima conferma che lo spettacolo sia visto come puro intrattenimento e non come un lavoro, è una teoria limitata che non ci possiamo più permettere.

Musica a Teatro: Gino Matrunola

Chi vive di arte vive due volte, una per darsi completamente e una per sopravvivere. Tornando al succo della domanda: La musica credo che abbia, debba avere, il giusto spazio nel teatro, oltre che nel musical.

Ci sono molti spettacoli, di generi diversi, che hanno in sé la prerogativa di divulgare e far vivere la musica. Sta a noi, attraverso la cultura personale, la curiosità, la conoscenza, riconoscere la qualità (anche quella, ormai, diventata “troppo” soggettiva).

Musca a Teatro
Gino Matrunola: mi piace arrivare all’emozione e portarla in voce

Progetti per il futuro?
Nel futuro più imminente spero di poter tornare presto in scena, a lavorare, ad insegnare. Sono fermo da più di anno ma la mia creatività non si è mai fermata, fortunatamente.

Sto scrivendo due spettacoli: uno di prosa, sempre ricco di musica, sulla storia di Peppino Impastato, martire della mafia, già noto e conosciuto, anche se credo che se ne parli sempre troppo poco.

L’altro, invece, è una commedia musicale, ritmata e brillante, che racconta la storia di vicini strampalati e buffi che si troveranno a vivere vicende inaspettate. Ho scritto da poco una nuova canzone dal titolo “Dimmi”, interpretata dall’artista Pierluigi Sorteni, che è possibile ascoltare su youtube o sui social cercando CTA MUSICAL, che è il nome della mia scuola artistica, in Molise.

Di canzoni ne hai scritte diverse, quindi
Eh sì. Ce ne sono altre in cantiere che usciranno prossimamente.
Qualche giorno fa è uscito il mio nuovo Cortometraggio intitolato: “DOG EYES”, per la sensibilizzazione contro l’abbandono degli animali (visibile su youtube sul Canale CTA MUSICAL).

Poi c’è la crescita dell’area musica della mia scuola, che partirà presto con il progetto “IL PAESE DELLA MUSICA®”, una accademia di alta formazione musicale con rilascio di Diplomi Certificati.

Mai fermarsi! E citando il grande Maestro Giorgio Albertazzi, con cui ho avuto il piacere di lavorare: “Si muore quando si inizia a vivere di ricordi”.
Pertanto, manteniamo i bei ricordi ma continuiamo a costruirne altri, ancora più belli.

Articolo a cura di Sergio Scorzillo 

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