“Lei aspetta” è un brano “ponte” tra le mie esperienze passate e il mio presente
Lorenzo Semprini nasce davanti al mare di Rimini nel 1974, nello stesso giorno in cui i Genesis pubblicano “The Lamb Lies Down on Broadway “, mentre “Amarcord” di Federico Fellini è ancora nei cinema italiani e a pochi giorni da “The Rumble in The Jungle”, lo storico incontro di pugilato tra Muhammad Alì e George Foreman, tenutosi a Kinshasa Zaire.
Questo è l’incipit della biografia del leader di Miami & the Groovers con cui ha prodotto 4 album in studio (Dirty roads 2005, Merry go round 2008, Good things 2012, The ghost king 2015) ed un box live cd/dvd nel 2013 (No way back) e che ha alle spalle centinaia di concerti in tutta Italia ma anche in Inghilterra, Stati Uniti (New York, Asbury Park, Chicago), Lussemburgo, Svezia, Austria.
Dal 14 maggio è disponibile in rotazione radiofonica “Lei aspetta”, brano che anticipa il suo primo album da solista in uscita nel 2021. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente e ci siamo fatti raccontare di lui e della sua musica.
Se si pensa a Rimini viene in mente automaticamente il sole, la spiaggia, le dance hall, la vita notturna invece tu, Lorenzo, sembri appartenere a un’altra Rimini.
Diciamo che Rimini è una città dai tanti volti, non solo per il suo radicale cambiamento tra l’estate e l’inverno ma anche perché cambiano i colori, la sua visione ed è una città che riserva tante sorprese.
Mi sento molto riminese ma, di fatto, sono sempre stato attratto dall’immaginario, sia per quello che riguarda la musica ma anche la letteratura e i film, che viene da oltre oceano.
Sin dai miei esordi, dal 1999, anno di fondazione dei “Miami & the Groovers”, comincio a registrare dischi in lingua inglese e a girare sia l’Italia con “il sogno americano” che ci porta a suonare live in giro per il mondo, States compresi.
Dopo tanti progetti è arrivato il momento di questo album che sta vedendo la luce in questo settimana che è cantato in italiano.
Come arrivi a scegliere di rimetterti in discussione quasi ricominciando da capo?
Avevo il bisogno di affrontare una nuova sfida sia di relazionarmi con altri musicisti sia con la scrittura dei testi in italiano. Ci ho messo, come si dice in questi casi, la faccia.
Questo progetto, di cui è uscito il singolo un mese fa, è un album di dodici brani che uscirà in autunno. Per la sua realizzazione ho collaborato con ventidue musicisti e questo ne fa un disco ricco di colori.
Lorenzo Semprini “Lei aspetta”, tra passato e presente
Che rapporto c’è tra te e la tua chitarra, strumento che non ti ha mai abbandonato?
Si tratta di un rapporto molto forte. La chitarra mi serve per accompagnarmi sul palco ma mi serve anche per la scrittura dei brani.
Anche il singolo che è uscito, “Lei aspetta”, in cui suonano il batterista e il chitarrista dei “Miami & the Groovers”, è un brano “ponte” tra le mie esperienze passate e il mio presente.
Sono molto legato a un paio di chitarre, che mi seguono da sempre. Sono strumenti che “hanno le canzoni” al loro interno.
“Lei aspetta” è parte di una narrazione più completa, più organica.
Si. La scelta della lingua italiana vuol dire eliminare le barriere e le sovrastrutture linguistiche nei confronti del pubblico. La canzone è una storia, una di quelle storie che il pubblico riesce a fare sua.
In questo caso ho voluto raccontare la paura, una mancanza, una cicatrice che non si è rimarginata e quelle cose che ci frenano, che ci rendono più inermi davanti alla vita.
Il brano si muove su un doppio binario. Da un lato ci sono le strofe, più cupe, quasi dark in contrasto con il ritornello, più aperto, quasi solare che rappresenta il riscatto, la reazione, la voglia di cambiare le cose.
Come hai incontrato Gianluca Morelli, il tuo produttore?
Anche lui è riminese e ci siamo incrociati molti anni fa. Con Gianluca condividiamo la passione per il calcio. È iniziato tutto con una bonus-track per i “Miami & the Groovers” poi, l’anno scorso in piena pandemia, ho scritto “Siamo rimasti noi” che ho prodotto con lui.
Si tratta di un brano realizzato a fini benefici con la collaborazione di Paolo Fresu e altri musicisti denominati “Suonatori in casa”, in totale tredici musicisti.
Con questo lavoro si è sviluppato l’incontro delle nostre due anime, la sua più elettro-pop e la mia prettamente folk-rock.
Questo ha portato al sound dell’album del quale sono molto soddisfatto così come soddisfatto della collaborazione realizzata con i musicisti che hanno contribuito alla sua realizzazione, tasselli unici che hanno portato ricchezza ad ogni brano.
Con chi ti piacerebbe collaborare nella tua nuova veste di solista?
Nell’album ci sono già importanti collaborazioni ma ho sempre amato e ammirato Vinicio Capossela. Mi piacerebbe averlo al mio fianco sia dal punto di vista strumentale sia dal punto di vista vocale.
Articolo a cura di Roberto Greco