Lazzaro “È ora di andare”, il disco d’esordio

Lazzaro con “È ora di andare”  album d’esordio discografico,  un lavoro che rappresenta un’intima ricerca nell’animo umano

Lazzaro "È ora di andare", il disco d’esordio
“È ora di andare”, il disco d’esordio

Lazzaro è un cantautore atipico, che grazie alla sua gavetta e all’esperienza è riuscito a realizzare un progetto di grande valore, completo e personale. È ora di andare, è il titolo dell’album, tra ballate, tinte di soul e brani di solido rock-blues. Un lavoro che rappresenta un’intima ricerca nell’animo umano. Un disco profondamente autobiografico, emozionale, duro e speranzoso. Un progetto ricercato e suonato, capace di emozionare l’ascoltatore. L’esordio discografico di un grande artista, che continuerà ad emozionare, canzone dopo canzone, album dopo album.

Ciao Leonardo, è un piacere incontrarti su queste pagine e partirei subito chiedendoti di raccontarti un po’: chi è Lazzaro e come nasce questo progetto?

Il piacere è tutto mio. Lazzaro è l’evoluzione di quello che era il mio primo nome d’arte, Leo Lazz, che arriva da un soprannome di famiglia. Era un modo per mantenere un po’ le mie radici nel nome che ho scelto per il mio nuovo percorso, un nome che fosse immediato e riconoscibile, se vogliamo, anche all’estero. L’ossatura del progetto arriva da lontano, da un’idea di band che è nata già diciotto anni fa, con quelli che sono ancora i miei “compagni di banda” e ci siamo andati a riprendere quello spazio che, ai tempi, forse per immaturità o per paura, non abbiamo saputo gestire, prima di tutto perché non mi sentivo io all’altezza come autore. Nel 2019 è nata Solid Records e il resto è storia che stiamo costruendo.

Prima con i The Wizard Project, poi le tante collaborazioni e infine la nascita di Lazzaro, una vita dedicata alla musica, tra sacrifici e soddisfazioni… quanto è stata necessaria la gavetta per diventare l’artista che sei oggi?

La gavetta è stata fondamentale, perché mi sono nutrito di tutto quello che ho fatto nel corso della mia vita: a quattordici anni avevo già la mia prima band dove suonavo il piano e cantavo, da lì un cammino lungo, tortuoso ma incredibilmente bello, perché sulla mia strada ho incontrato musicisti e persone fantastiche e ho avuto la fortuna di solcare palchi enormi, da quello del Rock in Roma a quello di Piazza Duomo a Milano per un MTV World Stage. Ma tutto ciò è arrivato passando per i localini di paese prima e i club in giro per l’Italia poi.

Lazzaro (Foto di Alessio Nobiletti)
Lazzaro (Foto di Alessio Nobiletti)

“È ora di andare” è il titolo del tuo album, ma qual è l’emozione per questo disco d’esordio?

L’emozione più grande per aver “liberato” un lavoro così lungo e ricercato, pensato, suonato in ogni singola nota, meditato in ogni singolo concetto, perché ha avuto una lunga gestazione e poi una volta pronto è arrivata la pandemia e non volevamo, insieme ai ragazzi di Solid, buttare alle ortiche un lavoro così intenso: il 14 di settembre è stato il giorno della mia, della nostra, Liberazione!

Abbiamo già affrontato il discorso gavetta, ma per realizzare un album così autobiografico e introspettivo, quanto è stata importante una certa maturità artistica?

La maturità artistica è stata necessaria per potermi confrontare quasi alla pari, umanamente e professionalmente con il produttore Taketo Gohara innanzitutto e la squadra di grandi musicisti che hanno preso parte al lavoro. C’è bisogno di una forte consapevolezza ma anche la necessità di metterla in discussione ogni giorno di più.

Il titolo: è un invito ad abbandonare un luogo, l’inizio di un nuovo percorso o è un saluto ad una persona?

È un po’ tutte queste cose: è un saluto al passato  ma un motivo a darsi una mossa. Il messaggio che voglio lasciare in ogni canzone, anche quella più malinconica, è caratterizzato sempre da un margine di speranza, lo stesso che ti invita a ricominciare e a riprendere in mano determinati aspetti della vita. Non vorrei esagerare dicendo che il mio è un concept album ma c’è questo mantra di fondo.

Lazzaro Live
Lazzaro Live

Un album, come detto, fatto di confessioni intime e personali. Un modo di raccontarti e metterti a nudo con chi ti ascolta?

Un modo per mostrarmi vero e sincero in tutto e per tutto, che è stato uno dei motivi necessari per convincere Gohara a fare questo disco, che all’inizio della pre produzione mi disse: “Se non sei vero la gente se ne accorge e non trasmetti le emozioni che vorresti. Sii sincero prima di tutto con te stesso”. Ed è vero, solo così le persone che ti ascoltano possono rivedersi e fare proprie quelle che inizialmente sono solo tue emozioni.

C’è una canzone che più di tutte rappresenta questo album?

Mi rappresentano un po’ tutte, ma quella che davvero parla di Leonardo, in tutti i suoi difetti soprattutto, è “Maledetto me”. C’è una parte di me del passato ma tanto anche del presente, quello che è incosciente e che parla troppo. È una canzone che ho scritto la sera prima di un mio compleanno, quasi a voler fare un resoconto del momento che stavo vivendo. Dal vivo la presento sempre come un inno d’amore alla vita perché non c’è altra persona a cui mi riferisco se non a me stesso e alla vita.

L’incontro con Taketo Gohara è tra quelli importanti per te, ma è stato quello che ti ha cambiato la vita artistica?

Avere a che fare con Taketo vuol dire affrontare una lunga ed estenuante seduta psicanalitica, che mi ha portato ad un nuovo processo di autodefinizione, che è sempre e comunque in costante movimento. Non posso negare che ha cambiato quasi completamente le mie coordinate artistiche, mi ha spinto a superare qualsiasi limite avessi nella testa,quindi sì sicuramente è stato l’incontro più importante della mia vita artistica, senza dubbio.

Lazzaro "È ora di andare", il disco d’esordio 2
Lazzaro (Foto di Alessio Nobiletti)

Il 22 settembre a Milano hai presentato questo lavoro, ma stai preparando già delle date per il tour di presentazione?

Il 25 ottobre suonerò dal vivo a Roma all’Asino che Vola per presentare anche lì l’album, tutto il resto è in costruzione e presto arriveranno altre news! Io sono sempre pronto e felice di salire sul palco.

In conclusione: sogni nel cassetto dopo questo album d’esordio?

Intanto poter far arrivare questo disco ovunque sia possibile, soprattutto dal vivo. E poi io non mi fermo mai, ho già pronta una buona scorta di canzoni nuove… Chissà, non diciamolo per scaramanzia!

Articolo a cura di Francesco Nuccitelli 

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