Irene Grandi torna al suo primo amore

Irene Grandi con “Io in Blues” tour torna al suo primo amore

Irene Grandi blues
Irene Grandi IO in BLUES (Foto Luca Brunetti)

Ultima tappa invernale per Irene Grandi in Lombardia dopo i successi ad alta quota al Passo del Tonale, presso Pradice Arena (Bs) e nella suggestiva cornice di Lecco.

Il suo Tour “Io in Blues” raggiunge il Teatro Comunale di Gonzaga (Mn) venerdì 17 marzo alle 21.00.

Irene sarà accompagnata dalla band Max Frignani (chitarra), Piero Spitilli (basso), Fabrizio Morganti (batteria), Special guest Pippo Guarnera (hammond).

L’artista toscana proporrà un repertorio di alta qualità, dal blues agli omaggi ai grandi artisti italiani e le sue hit storiche con nuovi arrangiamenti trascinanti e accattivanti.

Abbiamo voluto parlare di questo progetto “Io in blues” con Davide Grandi, responsabile della Redazione della rivista il Blues per capire l’importanza di questo lavoro dell’artista toscana.

Irene Grandi sta portando avanti un progetto che si chiama “Io in Blues”. Cosa ne pensi di questo tour in un contesto dove il mercato della musica è nettamente in controtendenza?

Irene Grandi dimostra ancora una volta di non aver paura di rischiare. Dopo musicisti come Alex Britti e Eugenio Finardi, senza citare Zucchero Fornaciari che ha sempre legato il genere blues e la musica afroamericana ai suoi progetti artistici, anche Irene decide di “tornare alle origini”, perché come lei stessa ha avuto modo di dire in varie interviste, il blues è un po’ come la mamma di tutti i generi musicali.

Non è un fenomeno nuovo quello di molti artisti affermati nell’ambito soprattutto rock, ma anche pop, quello di pubblicare, una volta raggiunta quella fama che tutti anelano, un disco che racconti le origini del loro amore per questa professione.

E se qualche anno fa è stata la volta dei Rolling Stones con “Blue & Lonesome”, quest’anno anche lo stesso Bruce Springsteen con “Only The Strong Survive” si è preso la libertà di dedicarsi alle cover soul che in qualche modo lo hanno formato come artista.

Anche Van Morrison ha pubblicato in questi giorni il corposo album “Moving On Skiffle”, dove riprende, con il suo personalissimo stile, brani ormai divenuti iconici, ascoltati per la prima volta negli anni ’50, quando già capì la musica che stava creando.

Tutto ciò che ascoltiamo oggi, persino il rap, l’hip hop ed il trap, devono qualcosa alla musica africana, che mescolandosi con la tradizione europea esportata in America, purtroppo a causa dello schiavismo, ha creato le forme musicali moderne che ormai abbiamo nel sangue.

Nessuna band degli ultimi 60-70 anni è immune dalle contaminazioni blues, che con Elvis sono state sdoganate per arrivare al grande pubblico, dai Beatles ai Pink Floyd, dagli AC/DC agli Aerosmith, dai Led Zeppelin ai Maneskin, tutto ha avuto un’origine comune.

L’interesse verso il blues in Italia è in costante aumento con le partecipazioni dei ragazzi ai diversi festival blues in Italia. Il progetto di Irene Grandi con il ritorno alle radici del blues può dare un contributo alla memoria del blues?

A mio avviso se ne parla comunque troppo poco.

Irene Grandi Io in Blues tour
Irene Grandi IO in BLUES (Foto Luca Brunetti)

Sicuramente, tutto ciò che parla di blues contribuisce ad aiutarne la diffusione. Se negli anni ‘80 sono stati i Blues Brothers a rilanciare questo genere, che nel corso della sua storia ha dovuto reinventarsi più e più volte, oggi anche progetti come quello di Irene Grandi possono dare nuova linfa vitale ad una musica semplice e viscerale, che in fondo parla dei nostri sentimenti e dei problemi che ognuno di noi deve affrontare nella vita.

La capacità di Irene è quella di lasciare sempre il suo personale tocco in ogni brano, senza mettersi in competizione, ad esempio con alcune delle voci femminili più famose della storia.

E il numero di festival e di musicisti italiani che si dedicano al blues è sempre in aumento, e continuerà ad esserlo a patto che si esca da una visione ristretta delle 12 battute e si continui a rinnovarsi per attirare ai propri concerti soprattutto i giovani, che potranno così dare vita alla lor personale visione della musica e del blues.

In questo Irene è sempre stata in grado di proporre i suoi progetti musicali e incontrare il consenso di tutte le generazioni senza limiti d’età.

Il nuovo vinile di Irene Grandi ha richiami ad artisti come Otis Reading, Etta James, Buffalo Springfield, Willie Dixon. Avete modo di fare delle recensioni tecniche su questo lavoro?

Abbiamo sempre cercato di rimanere aperti ad una definizione di musica blues più ampia possibile, senza rinchiuderci in inutili e sterili definizioni che non fanno altro che allontanare soprattutto le nuove generazioni, e siamo ben contenti di rischiare, come la stessa Irene, parlando di artisti che per i più strenui appassionati possono risultare fuori dai canoni standard del blues.

L'anima blues di Irene Grandi canta a Gonzaga 2
Davide Grandi

Pensiamo che solamente con il cambiamento, come ad esempio quello che a Chicago diede origine al blues elettrico, o al british blues che ridiede vita a numerosi artisti di età avanzata donandogli quella fama che altrimenti non avrebbero mai visto, sia possibile guardare verso il futuro.

E auguriamo a tanti musicisti di prendere esempio da Irene Grandi e di affrontare i propri idoli musicali per raccontarci con la musica quali siano stati i loro inizi. E visti i musicisti con cui si esibisce Irene Grandi, tra cui all’organo Hammond l’inimitabile Pippo Guarnera, non possiamo che confermare la nostra disponibilità a parlare di queste lodevoli iniziative.

Articolo a cura di Raffaele Specchia

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