Felice compleanno Babayaga Tv

Babayaga TV: la televisione che si può ascoltare

Parlare di Babayaga vuol dire parlare di un media. Un media radiofonico, televisivo e non ultimo un media che viaggia via internet tramite streaming. Fondamentalmente si tratta di una televisione, perché si vede in Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, ma Babayaga si può anche semplicemente ascoltare perché è una televisione musicale.

Ne abbiamo parlato con Alex Intermite, station manager dell’emittente lombarda il cui editore è Enzo Di Maio.

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Alex Intermite – Babayaga tv

Babayaga ha compiuto un anno…

Si, un anno di un progetto televisivo innovativo. Si tratta di una televisione musicale. Nulla a che vedere con le televisioni che siamo abituati a vedere con i telefilm, i film e non ci sono le infinite campagne di promozione e le televendite tipiche delle televisioni locali e regionali.

È una vera e propria televisione musicale sulla quale passano esclusivamente dei videoclip con la conduzione di veejay che interagiscono con il flusso musicale e il pubblico. Nel caso di Babayaga non si tratta della radio che va in televisione, le cosiddette visual radio per intenderci, la nostra è una vera e propria televisione che si può ascoltare.

Oggi, purtroppo, nelle case degli italiani i classici apparecchi radiofonici non ci sono più ma ci sono i televisori, tradizionali o smart che siano. Quasi tutte le radio si sono dotate della cosiddetta visione e così oggi la radio, oltre che ascoltarla, è possibile vederle. Questo, però non è il nostro caso. Babayaga è una televisione.

Mentre nella classica visual radio i conduttori sono statici, fermi dietro la loro postazione con le cuffie in testa, a Babayaga i conduttori si muovono all’interno di uno studio televisivo e, ci tengo a dirlo, si tratta di uno studio vero, non virtuale. Il riferimento, per intenderci, è MTV.

Lo studio è fornito di un supporto tecnologico che permette ai conduttori di interagire con gli ascoltatori, da lì lancia argomenti e, con il contributo di un touch screen, possono mandare in onda immagini, video, spezzoni di videoclip, interviste e quant’altro.

Per esempio, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia in corso, lo screen serve anche per visualizzare gli artisti ospiti dei vari programmi.

Quando è iniziato il viaggio di Babayaga?

L’avventura è iniziata il 4 dicembre del 2019. Abbiamo affrontato un anno difficile perché, proprio quando avrebbe dovuto partire il lancio promozionale dell’emittente, è arrivato il lockdown di marzo scorso.

Babayaga, in effetti, nasce quando Enzo Di Maio, fondò una stazione radiofonica col marchio Radio Babayaga, poi sostituito dal logo TRS, ossia Tele Radio Milano Stereo per quarant’anni. Un anno fa Enzo mi ha chiamato e mi ha chiesto di occuparmi del lancio della televisione.

Ti devo confidare che non ce l’ho fatta a dirgli di no perché l’idea mi ha allettato molto. Siamo stati premiati. Siamo iscritti all’Auditel (la società che dal 1984 raccoglie e pubblica dati sull’ascolto televisivo italiano, nda) e abbiamo avuto risultati che non ci aspettavamo.

Stiamo parlando di 116.000 contatti, in Lombardia, giorno medio, con 3/4% di share. Tieni conto che, se estrapoliamo il dato dalle tv nazionali La7 ha uno share pari 3%, quindi una bella soddisfazione perché abbiamo più ascolti di La7 e, soprattutto, questo ci ha fatto capire che, nonostante quest’anno terribile, dovevamo tenere duro e andare avanti.

Come hai costruito Babayaga?

Sono partito, nella prima fase, con volti televisivi poi ci siamo resi conto che quello che mancava era la preparazione musicale perché non era il loro settore. Allora abbiamo deciso di deviare rispetto alle impostazioni iniziali ingaggiando dei conduttori radiofonici, ad esempio con noi c’è Daniele Colacicco che viene da Radio Norba, Alessandra Tropiano che viene da Sky ma che ha un importante passato radiofonico, poi c’è Vanessa Grey che ancora oggi lavora a Radio Zeta. Questo ci ha permesso di creare una tv che ha il ritmo di una radio.

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Thomas Centaro – Babayaga tv

Quindici ore di diretta giornaliera

Si, Babayaga è in diretta dalle 7 alle 24, tutti i giorni compresa la copertura del week-end con conduttori che si occupano in maniera specifica di questo.

Come hai caratterizzato la programmazione musicale nel corso della giornata?

Durante questo primo anno è stato difficile, soprattutto non avendo uno storico su cui basarci e ho dovuto aspettare i dati Auditel per capire come dirottarla e come era dirottata. Nella mattinata, ad esempio, abbiamo un pubblico principalmente femminile e tipicamente adult.

La nostra programmazione musicale si basa sui grandi successi, di oggi e del passato. Fondamentalmente si tratta di programmi di flusso, la cui fruizione è molto easy. Caratteristica che viene evidenziata dal nome stesso del programma. Ogni programma contiene la parola happy, proprio per rendere meglio l’intento.

Quanta musica italiana c’è nel vostro palinsesto?

Purtroppo poca, meno di quello che ci piacerebbe. In questo momento in Italia ci sono troppi prodotti usa e getta che durano una settimana o poco più e questo non è sufficiente per ritenerli dei grandi successi. La musica internazionale, oggi, rimane molto di più nelle playlist.

Ci vuoi parlare della seconda fase di Babayaga?

La seconda fase prevede l’inserimento di alcuni programmi diversi da quelli attuali. Si tratta di programmi in studio, con il pubblico e gli ospiti, per meglio avvicinarci alla fruizione televisiva anche se, ovviamente, al centro ci sarà sempre la musica. Questo ci traghetterà verso un ritmo più televisivo, almeno in alcune fasce della programmazione. Ma potremo anche realizzare programmi per raccontare storie e affrontare tematiche specifiche.

Un esempio?

Ti ricordi quel programma condotto da Camila Raznovich, quello in cui si parlava di sessualità? C’era il pubblico in studio, l’interazione con il pubblico che chiamava da casa. In studio c’erano un medico, uno psicologo, un esperto.

Ritengo che quella formula sia molto interessante e, riattualizzata, potrebbe ben disegnare la Babayaga che stiamo costruendo.

Inoltre, sempre in questa seconda fase, arriveranno personaggi più televisivi che sposeranno il progetto tv e musica legate a doppio filo.

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Vanessa Grey – Babayaga tv

Come è preparato ogni singolo programma?

I nostri veejay si occupano della redazione delle varie notizie che andranno in onda, sotto la mia supervisione. Tutti i nostri programmi dipendono dalla testata giornalistica del gruppo editoriale di cui sono direttore responsabile.

Per quanto riguarda invece la musica che mandiamo in onda abbiamo un programmatore musicale che si occupa di scegliere i singoli di maggior successo da mandare in onda che, giorno dopo giorno, si sommano a quelli dei grandi successi del passato.

Il veejay, tramite un terminale portatile, può interagire con la programmazione, cosa che gli permette di inserirsi nel flusso. Questo si aggiunge al touch screen che diventa il grande supporto all’interattività con ciò che il conduttore dice.

Anche i contributi che passano sul monitor sono preparati, prima della messa in onda, dalla redazione.

Un bilancio di questo primo anno di Babayaga?

Siamo molto soddisfatti, l’unica cosa di cui ci dispiace è che, a causa della pandemia, non abbiamo potuto premere sull’acceleratore, cosa che avremmo voluto iniziare a fare verso la metà di questo 2020. Le prime evoluzioni ci sono però state. All’inizio era previsto, come succede nella stragrande maggioranza delle radio, il GR ogni ora. Abbiamo deciso di superarlo, eliminandolo e rendendo tutto più fluido e, quindi, più happy.

Si può ipotizzare nel futuro di Babayaga una televisione realizzata fuori dallo studio?

Direi proprio di sì. Appena sarà di nuovo possibile Babayaga sarà presente nei concerti, negli eventi sportivi e non solo in Lombardia.

Obiettivo dei prossimi cinque anni?

Una tv quasi nazionale, una super station con l’attivazione di altre televisioni che entrano nel nostro gruppo per creare l’equivalente delle syndacation radiofoniche degli anni ’90. Ma soprattutto produrre programmi con la presenza del pubblico perché, come accade nei concerti e nei live show, il calore che ti può dare il pubblico non ha eguali.

Sto pensando a programmi con l’esibizione dal vivo di artisti ai quali il pubblico parteciperebbe con le stesse modalità con cui partecipa ad un concerto in un teatro, in una arena o in uno stadio.

Auguri, quindi, a questa emittente televisiva che ha deciso di mettere al centro la musica.

Articolo a cura di Roberto Greco 

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