Dentro la canzone: Matteo Macchioni

“Quel Grande Albero” che non c’è più, ma esiste ancora nei ricordi

Il tenore Matteo Macchioni presenta il suo inedito scritto durante il lock-down

Dentro la canzone: Matteo Macchioni
Matteo Macchioni

Talvolta certe cose, suoni, odori, sapori possono scatenare in noi un meccanismo di recupero dei ricordi definito memoria involontaria, e ben descritto da Marcel Proust nella sua opera “Alla ricerca del tempo perduto” col celebre episodio delle madeline.

Alcuni di essi, talmente lontani nel tempo da pensarli perduti, riaffiorano in superfice affacciandosi a un balcone solo apparentemente sfiorito e portandosi appresso la stessa dolcezza di quando li abbiamo realmente vissuti. Anzi, persino quel pizzico in più che la nostalgia e la malinconia, sentimenti nobili e non necessariamente tristi, tendono ad aggiungere naturalmente.

A Matteo Macchioni, giovane e talentuoso tenore di fama internazionale, è accaduto qualcosa del genere. Il lungo periodo di lock-down ha concesso più o meno a tutti il lusso di pensare e ricordare, e Matteo è tornato con la mente a quando da bambino ed era solito parlare con una persona cara, ormai scomparsa, sotto un grande albero. “Quel grande albero” che è diventato prima ricordo poi simbolo di una (speriamo) ritrovata libertà, quindi canzone scritta, prodotta e registrata dallo stesso Matteo.

Che ricordi hai della tua partecipazione, nel 2009, ad Amici?

Ero un pianista neolaureato ma non ancora un cantante lirico, per questo motivo nel talent fu più facile confrontarmi anche col pop. Successivamente, quando si è delineato il mio percorso lirico questa commistione tra generi è venuta in secondo piano. Conservo dei piacevoli ricordi a proposito di questa trasmissione, ho studiato con un maestro veramente bravo e mi sono divertito tantissimo.

Quando hai capito che la lirica faceva parte del tuo DNA?

Dopo Amici ho studiato moltissimo, ciò mi ha permesso di entrare a far parte dell’Accademia dell’Opera studio del Teatro Carlo Felice di Genova nel 2014.

Con questa esperienza e con l’Accademia rossiniana si sono definitivamente aperti nuovi scenari per la mia carriera.

Dentro la canzone: Matteo Macchioni
Matteo Macchioni (Foto © Stefano Muzzarelli)

E da questo momento hai girato il mondo.

Si, oltre all’Italia mi sono esibito in Messico, Germania, Danimarca, Gran Bretagna, Russia, eccetera.

Tra i molti personaggi che hai interpretato, qual è il tuo preferito?

Sicuramente il conte di Almaviva del Barbiere di Siviglia perché mi dà sempre una grande gioia, ha il sole dentro. Tuttavia ogni personaggio mi emoziona.

Quale invece vorresti interpretare?

Ci sono due ruoli che ho eseguito in un progetto condiviso con Mirca Rosciani “Note d’arte”. Nella prima puntata a Parma ho interpretato Rinuccio di Gianni Schicchi di Puccini mentre nella seconda ambientata a Firenze, il Fenton da Falstaff di Verdi.

Mi piacerebbe portare i personaggi di queste opere in scena.

Cosa è “Note d’arte”?

Un connubio tra musica e arte, di cui è ricco il nostro Paese. Le prime due puntate hanno riscosso molto successo ed è nostra intenzione proseguire il viaggio.

Hai scritto “Quel grande albero”, che cosa ti ha ispirato?

Il lock-down ha portato i lavoratori dello spettacolo a restare molto fermi, così sono andato a riscoprire i luoghi della mia infanzia. Ma là dove sorgeva un grande albero sotto il quale giocavo e parlavo col mio bis nonno ora c’è un villaggio artigiano.

Ciò mi ha destato una grande tristezza perché è come se avessero portato via i miei ricordi. Penso che per ogni albero che tagliamo, sarebbe giusto piantarne due. Gli alberi sono i nostri polmoni, il nostro ossigeno e i nostri ricordi. Il messaggio di questo brano è che dovremmo imparare ad amare e rispettare di più la terra in cui viviamo, solo così sarà possibile conquistare una nuova libertà.

Dentro la canzone: Matteo Macchioni
Il messaggio di questo brano è che dovremmo imparare ad amare e rispettare di più la terra in cui viviamo, solo così sarà possibile conquistare una nuova libertà.

Hai fatto tutto da solo?

Si. In una notte insonne ho scritto il pezzo che è venuto spontaneamente dopodiché l’ho registrato, prodotto e girato persino il video, in cui si vedono immagine storiche della mia città, Sassuolo.

Progetti futuri?

Il primo evento in teatro con il pubblico finalmente in presenza si terrà il 12 giugno in Friuli al Teatro Verdi di Trieste e sarà dedicato alle vittime di questa terribile pandemia. In quell’occasione io sarò tenore solista nello Stabat Mater di Gioacchino Rossini.

Il 24 giugno invece giocherò in casa, esibendomi a Sassuolo in piazzale della Rosa con una scaletta che abbraccia i brani delle più celebri opere di Rossini, Donizetti, Mascagni, Puccini.

Articolo a cura di Sara Chiarei 

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