Così fan tutte, ma è meglio non sapere

Si conclude con successo la trilogia di Mozart al Regio di Torino.

Così fan tutte, ma è meglio non sapere

Si è appena conclusa con “Così fan tutte” la trilogia delle opere di Mozart nel cartellone del Teatro Regio di Torino che ha visto avvicendarsi per settimane “Le Nozze di Figaro” “Don Giovanni” e appunto “Così fan tutte”. Tre opere che hanno segnato la storia dell’opera buffa e che continuano ancora ad emozionate e soprattuto a riempire i teatri, considerando il clamoroso interesse di pubblico in queste settimane. “Così fan tutte” scritta da Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte, fu commissionata dall’imperatore Giuseppe II in seguito alle felici riprese viennesi (1788-
1789) dei due titoli precedenti. Eppure, come spesso accadeva, solo nel XX secolo ha suscitato un reale interesse. A lungo era stata infatti considerata una farsa fredda, seppur meravigliosamente rivestita di idee musicali che il maestro Fasolis ha riproposto con aderenza, ma personalità.
In molti parlano di quanto la struttura macchinosa e artificiosa spinga ad un finale necessariamente lieto, eppure c’è molto di più. Mozart fa una fotografia amara, ma nel suo dramma decisamente divertente, dell’amore nei tempi della giovinezza e nelle rincorse amorose trova spazio per far meditare seppur con ironia sulle lotte di classe dell’epoca e di quella tra sessi.

Nell’allestimento riproposto al Regio di Torino con la regia di Ettore Scola del 2003, la storia si svolge in una Napoli da affresco, un ritratto che prende vita e si rianima da polvere e tendaggi che quasi sembrano aspettare gli occhi degli spettatori per risollevarsi e diventare teatro di un’avvincente rincorsa amorosa. Le scene sono di Luciano Ricceri. Due innamorati convinti della fedeltà delle loro amate, accettano la sfida del loro amico Guglielmo e scoprono, loro malgrado, che l’amore dichiarato è assai diverso dalla realtà. È vero, così fan tutte pare per molti aspetti smaccatamente e talvolta quasi fastidiosamente maschilista e misogena, ma l’ironia con cui si sottolinea la differenza tra uomo e donna sembra piuttosto celebrare che l’orgoglio maschile se spinto all’estremo non può che incontrare il muro dell’astuzia femminile capace di riportare gli uomini coi piedi per terra. Le battute e le arguzie di Desdemona e Guglielmo sono anche la metafora della contrapposizione tra uomo e donna nel contendersi lo scettro del potere in casa ed è proprio Desdemona a prendere in pugno la situazione scenica col passare del tempo. Certo la vittoria delle donne nell’ottica di Mozart è costretta a durar poco e saranno proprio le fanciulle a dover chiedere perdono per aver fatto esattamente ciò che hanno fatto i loro rispettivi uomini: tradire. Maschilismo? Misogenia? Può essere. Eppure in quella scena finale in cui le due ragazze si piegano al volere degli amanti in attesa della punizione, il pubblico ne coglie il lato più paradossale e ride amaramente di quanto nella lotta del sesso più furbo, chi l’ha vinta è chi non si domanda troppo quale sia la profonda verità di un sentimento, ma se ne gode il frutto. “È meglio non sapere” sarebbe oggi forse un titolo più politically correct, ma si sa, neanche Mozart è perfetto.

Teatro Regio – Stagione d’Opera 2017/2018

COSÌ FAN TUTTE
Dramma giocoso in due atti
Libretto di Lorenzo da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Fiordiligi Federica Lombardi
Dorabella Annalisa Stroppa
Guglielmo Andrè Schuen
Ferrando Francesco Marsiglia
Despina Lucia Cirillo
Don Alfonso Roberto de Candia
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Direttore Diego Fasolis
Maestro al fortepiano Carlo Caputo
Maestro del coro Andrea Secchi
Regia Ettore Scola ripresa da Vittorio Borrelli

Scene Luciano Ricceri
Costumi Odette Nicoletti
Luci Vladi Spigarolo
Allestimento Teatro Regio

Articolo di Mario Acampa.

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