China: Canto prima di tutto me stesso

China: “Il mio obbiettivo è arrivare al pubblico, attraverso il lato più emotivo delle persone”.

In una realtà spesso orchestrata dalle grandi case discografiche, esistono eccellenze che se pur meno famose di altre, spesso propongono song migliori e meno commerciali. A Roma, per esempio, abbiamo incontrato China, un giovane capitolino che da molto tempo scrive e canta i testi delle sue canzoni. Nato un po’ ai bordi di periferia, China esprime tutta la sua grinta nei vari sound nei quali si cimenta, a cominciare dal rap e dal pop. Dopo anni di produzione indipendente, oggi il giovane fa parte della Clandestin Recordz, una neonata etichetta discografica che gli ha dato fiducia e con la quale collabora da qualche mese.

China: Canto prima di tutto me stesso

China quando hai cominciato a fare musica, e in che modo? 

Il mio primo approccio musicale avviene in età adolescenziale, quando frequentavo le scuole medie. In un primo momento attraverso il freestyle e successivamente attraverso i primi home studio, registrando le prime take. Durante le scuole superiori, nasce un’amicizia con Claudio Tarantino, anche lui artista romano, con il quale ho iniziato ad approcciarmi verso la cultura hiphop. Successivamente con la conoscenza del produttore attuale, amico fidato Triple Me, nascono i primi veri progetti musicali, come “41 Motivi” mixtape.

 

Le tue canzoni sono autobiografiche o vuoi raccontare qualcosa? 

Le mie canzoni sono prevalentemente autobiografiche, perché ora come ora ho la necessità di raccontare me stesso, ciò che ho passato e le mie emozioni. Il mio obbiettivo è arrivare al pubblico, attraverso il lato più emotivo delle persone. In futuro non escludo la possibilità di realizzare progetti che abbiano altri contenuti.

China: Canto prima di tutto me stesso 1

Perchè l’idea di chiamarti China? 

Il nome China deriva dal soprannome “er cinese” o “er Cina”, che fin da piccolo mi è stato dato dagli amici del mio quartiere romano, per via dei miei tratti somatici. Ho deciso di usare China come nome d’arte, associando il mio soprannome all’inchiostro che si utilizza per scrivere (la china).

 

Molto spesso questo tipo di musica è associata alle scorribande, perché secondo te? 

È un argomento delicato e potrei parlarne per ore. Parto dal presupposto che secondo me è sbagliato associare il rap solo alle scorribande, perché è un genere nato in America come forma di protesta. Non a caso la parola “rap” significa colpire. Tra i primi collettivi, pionieri, del periodo delle Posse (gruppi musicali anticonformisti ndr), ho memoria di Assalti Frontali e Ondarossa Posse, proprio perché rappresentano la prima forma di protesta musicale sulla scena rap italiana. Il fenomeno delle scorribande, a mio avviso, in Italia non è mai esistito. 

 

Hai un artista a cui ti ispiri, o China è un prodotto originale?

China è un prodotto originale, proprio perché autobiografico. Impronto i miei testi con una scrittura cantautorale, usando il mio lato più poetico. Sono alla continua ricerca di nuovi sound e nuove sperimentazioni.  La mia ultima uscita “Lividi” ne è l’esempio, ho scelto di mescolare sonorità grunge in un brano rap.

China: Canto prima di tutto me stesso 2

Da poco sei entrato alla Clandestin Recordz, come mai questa scelta? 

Lavorando da indipendente da anni, ho sempre pensato che fare un’esperienza con un’etichetta discografica, mi avrebbe arricchito. Ho scelto di lavorare con Clandestin Recordz perché è un team che ha abbracciato il mio progetto lasciando libera espressione alla mia arte.

 

Come mai il mercato discografico è in crisi? Colpa delle piattaforme web o sovraffollamento di artisti? 

La discografia presenta una leggera crisi, dovuta all’avvento degli stream, al quale il mercato ha fatto fronte, aderendo ai digital store, abbassando il costo della musica (registrazioni, sponsor, pubblicazioni) e provocando una diminuzione della vendita di copie fisiche dei prodotti. Tutto questo ha portato a un sovraffollamento di artisti e di conseguenza meno visibilità.

 

La vita non è sempre semplice, e i più grandi talent sono nati dalla strada o dal nulla. È

un rituale o una realtà inoppugnabile? 

La vita non è semplice e penso che sia una realtà comune. Gli artisti che più hanno lasciato il segno provengono da realtà difficili, dalle quali sono riusciti a far emergere il loro lato più creativo, usando il loro background personale per raccontarsi attraverso la musica.

 

Gianni Lupo

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La Redazione di Musica361 è composta da giornalisti, scrittori, copywriter ed esperti di comunicazione tutti con il comune denominatore della professionalità, dell'entusiasmo e della passione per la musica.
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