Chiara Turco: “A partire da adesso (one way)”

Chiara Turco: presente e futuro “A partire da adesso (one way)” il suo ultimo singolo un invito per tutti a seguire la propria via e le proprie passioni, e ad immaginare anche un futuro diverso

A partire da adesso (one way) - Chiara Turco - Cover
A partire da adesso (one way) – Chiara Turco – Cover

Chiara Turco, cantautrice e polistrumentista pugliese, plasma la sua musica a seconda di quello che vive tutti i giorni. Si distingue nel panorama italiano per la sua creatività e originalità, promettendo un futuro ricco di sorprese e di emozioni. Ha la capacità di unire e di alternare diverse influenze con un’imprevedibilità melodica molto arguta. Attraverso il suo nuovo brano ci fa riflettere sui bivi che la vita ci pone davanti: è fondamentale saper scegliere la giusta direzione.

Apro questa intervista domandandoti quando hai capito che la musica fosse la tua passione?

Non ho ricordi di quando è nata questa mia passione, fin da piccolissima non c’è stato un giorno senza la musica. Suonavo qualsiasi cosa mi capitasse, dai giochini che mi regalavano i parenti. Ho avuto la mia prima chitarra giocattolo a due anni, è stata una passione sempre presente in me. In età adolescenziale ho iniziato ad ascoltare musica e mi piaceva l’idea di poter creare qualcosa, ho iniziato a sperimentare e a scrivere.

Qual è lo strumento che prediligi?

In questo momento il basso perché è l’ultima novità tra gli strumenti che ho studiato, lo suono in tour con La Municipal. Mi sto rendendo conto della potenza di questo strumento, fondamentale all’interno di una band e di una canzone. Facendo produzione, le prime cose che si fanno sono basso e batteria. Producendo tutti i miei brani, provo amore per tutti gli strumenti, a seconda del mood e del brano.

Il tuo approccio alla musica è segnato da artisti dai quali hai preso spunto?

Sono partita dall’ascolto dei grandi cantautori italiani come De André, Guccini, Battiato e tanti altri. Crescendo, ho portato avanti il mio gusto personale, io la chiamo la “musica nordica”, come Björk, Moderat, Radiohead, quel genere lì, un elettro pop indie. Queste influenze le voglio far sentire tutte nei miei brani. Sono generi lontani ma voglio creare vicinanza.

Parlando del tuo nuovo singolo, “A partire da adesso (one way)”, come nasce questa canzone e come mai hai sentito l’esigenza di scriverla?

Questa canzone arriva dopo un momento di pausa e di sconforto, in cui sono un po’ rinata dando importanza alle mie certezze e alle mie aspettative. Siamo circondati da un mondo in cui sembra che tutti ti indichino la strada giusta, quando in realtà lo sai solo tu cosa è meglio per te. “A partire da adesso” è un invito per tutti a seguire la propria via e le proprie passioni, e ad immaginare anche un futuro diverso. Nel brano dico “portami con te ad immaginare un finale diverso…”, un messaggio di speranza per tutti di cercare di costruire la nostra storia. Segui sempre e solo te stesso per trovare la propria strada.

Chiara Turco: “A partire da adesso (one way)” 1
Chiara Turco

Quale sonorità hai abbracciato maggiormente?

Sono partita con la voglia di fare un brano che si discostasse un po’ dagli altri, che avesse la freschezza di un brano estivo, conservando alcuni miei elementi come i loop vocali, sintetizzatori ed elettronica. Non volevo fare la solita canzone per l’estate perché comunque all’interno parlo di un tema importante; c’è un motivetto estivo che risuona ma con una grande riflessione dietro.

Ad oggi le tue origini geografiche quanto influenzano la tua musica? Quanta Puglia c’è dentro quello che scrivi?

La Puglia c’è dal punto di vista della tranquillità e della spensieratezza con cui io scrivo le canzoni. Sono molto legata alla natura, agli ulivi, alle pinete, ai boschi, al mare. Questo ambiente mi dà l’ispirazione che mi permette di superare alcuni blocchi creativi.

Come trovi i tuoi input?

L’ispirazione la trovo da quello che dico tutti i giorni, un incontro, una persona, un dialogo, l’ambiente che mi circonda. Mi segno tutto sulle note del telefono, specialmente i pensieri, per paura di perderli. Quando torno a casa cerco di sistemare le idee.

Come trascorri le tue giornate oltre alla musica?

Ho veramente tante passioni e a volte durante le giornate mi perdo perché voglio fare troppe cose. Mi piace la fotografia, leggere, fare giardinaggio. Un’altra mia passione sono i viaggi con il camper. Da bambina mio padre aveva una roulotte e andavamo sempre in giro. Sto portando avanti questa tradizione perché anche a me piace il campeggio.

Ci racconti l’esperienza al concertone del Primo Maggio?

Peccato per la pioggia ma è stata un’esperienza bellissima. Ho la fortuna e l’onore di suonare con La Municipal da 4 anni. Per me è stata la prima volta su questo palco, è stata un’emozione incredibile. È stato tutto velocissimo perché la nostra esibizione è durata 10 minuti però è stato bello, è uno dei palchi nazionali più importanti.

Che effetto ti ha fatto il Circo Massimo?

Dopo il Primo Maggio, la mia percezione sul palco è cambiata. Prima avevo molta ansia di sbagliare e non mi godevo il live. Poi con questa esperienza ho capito che il segreto per fare un bello spettacolo è divertirsi. Impronto il mio  pre-live in questo modo, faccio sempre questa riflessione che mi aiuta a sciogliermi e mi dà carica.

Durante la tua carriera qual è il momento più bello che hai vissuto?

Ci sono stati due momenti: uno per Chiara Turco come cantautrice con il mio progetto, e l’altro come musicista. Quest’ultimo quando sono entrata ad accompagnare La Municipal nel tour, è stato un momento di grande soddisfazione personale. Come cantautrice, mi porto dentro con piacere il ricordo sul palco del 1° maggio di Taranto, ho provato un senso di grande appartenenza e onore. Sono nata a Torricella, un paese che dista una mezz’oretta da Taranto. Sono cresciuta lì, ho mosso i miei primi passi nella musica nella realtà tarantina. Ora da circa 4 anni vivo a Lecce, i miei progetti di vita sono qui.

Chiara Turco (Foto di Martina Loiola)
Chiara Turco (Foto di Martina Loiola)

C’è un disco che ti ha cambiato la vita?

Sicuramente il primo, “First”. Grazie a questo disco abbiamo cominciato a suonare in giro, abbiamo fatto più di 50 date in un anno.

Se dovessi descrivermi la tua musica con tre aggettivi quali useresti?

Amo definirla musica visiva perché durante le mie esibizioni utilizzo molto le loop station, ne ho due, una a chitarra e una voce; mi muovo molto sul palco, quindi visiva perché la mia musica non è soltanto da ascoltare ma anche da guardare. Poi ti direi sincera perché non riesco a scrivere qualcosa che non mi è realmente accaduto. E infine energica, perché tramite l’elettronica e i beat cerchiamo di trasferire molta energia specialmente nei live.

Che tipo di rapporto hai creato con il tuo pubblico?

Di profondo rispetto reciproco, proprio per la tipologia dei miei live in cui ci sono dei momenti in cui si balla e ci si esalta, e altri invece in cui si sta in silenzio e si guarda. Percepisco da loro un forte rispetto per la musica e per l’ascolto.

Da dove viene questa tua passione per la loop station?

È nata come un’esigenza, ho scoperto che mi permettevano di creare una canzone anche da sola, vivendo poi in un paesino molto piccolo in cui non c’erano troppi mezzi a disposizione. Ho iniziato con il pedalino singolo della loop station, quella ad una sola traccia; adesso ne ho due, con otto tracce che girano e vanno insieme.

Che programmi hai per il tuo futuro?

Sto producendo un nuovo disco e spero che esca entro la fine del 2024, magari nel prossimo autunno verso ottobre o novembre.

Il tuo sogno musicale più grande lo hai realizzato o sta ancora nel cassetto?

Sto cercando di realizzarlo: vorrei aprire un’etichetta discografica tutta mia e fare la produttrice, per me stessa ma anche per gli altri. Vorrei un mio spazio dove perfezionare la produzione.

Articolo a cura di Simone Ferri

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