Bruno “Mantra” Giraldo e il progetto C.A.L.M.A., un Consorzio per diffondere la passione.

Bruno “Mantra” Giraldo e il progetto C.A.L.M.A., un Consorzio di musicisti per portare in giro le band che propongono pezzi propri.

Bruno-Mantra-GiraldoLui, Bruno “Mantra” Giraldo, ha reso la musica un punto focale della sua vita. Come addetto ai lavori, come musicista, come “entrepreneur”, nonostante la giovane età, si è legato alla realtà underground del Veneto.

Una meravigliosa ossessione che l’ha portato a scontrarsi con l’inerzia che la scena vive a causa delle scarse opportunità. Cresce e si sviluppa così l’idea – la convinzioneche la rinascita della scena musicale debba passare non più per le innumerevoli cover-band, bensì attraverso tutti coloro che propongono musica propria. La disparità di opportunità live, soprattutto per chi non si vuole limitare ad essere una cover-band, è regolata dalla necessità dei locali di avere un folto pubblico che generi degli introiti, a discapito della creatività e della spontaneità musicale.

Ciao Bruno. Hai fatto della passione per la musica una missione: hai creato l’associazione culturale Ottoeventi, partendo dalla zona di Padova e via via allargandoti. L’ultimo nato è il Progetto C.A.L.M.A., un vero e proprio consorzio di musicisti. Ci vuoi raccontare la storia dietro all’associazione e al progetto?
Ciao! Innanzi tutto grazie per questo spazio. In realtà l’Associazione culturale Otto è l’ultima nata, anche se risale a quasi tre anni fa. Fin da giovanissimo ho sempre partecipato ad attività associative e ho fatto parte e fondato varie associazioni che, purtroppo, per pura inesperienza o per eventi contingenti, sono sempre finite in un cul de sac. Otto invece, forte delle esperienze passate, sta concretizzando sé stessa e le proprie attività. L’associazione è stata fondata da me, Davide Melilli e Alberto Coin. Da pochi mesi è entrata nel direttivo anche Ingrid Martini. Il progetto C.A.L.M.A. (Consorzio Autonomo Liberi Musicisti e Artisti) nasce in buona sostanza come risposta alla necessità di dare spazio, volto e voce ad una scena che per vari motivi è ancora troppo poco visibile e tangibile.

Un consorzio di musicisti per portare le band che propongono pezzi propri in giro. Ti sei ispirato a qualche realtà già esistente?
A onor del vero il Consorzio si compone sì principalmente di musicisti e band, ma anche di professionisti come web designer, fotografi, grafici, tecnici audio, gestori di locali, illustratori, merchandiser, studi di registrazione etc. Mi sono rifatto al Consorzio Suonatori Indipendenti, ma più in generale alla scena degli anni ’90. L’ispirazione vera è arrivata mentre ero fuori da casa mia a guardare il vento che muoveva le foglie degli alberi: CALMA.

L’interesse nei confronti del progetto è stato piuttosto vivace: alla prima riunione (tenutasi a Dolo, al Kilometro01) c’erano molte band locali.
Si è così. Al meeting delle band indipendenti, tenutosi al Kilometro01 di Arino di Dolo, c’erano più di 70 persone in rappresentanza di non so neanche quante band. Il bello è che, da quel giorno, è costantemente aumentato tutto. Ora il consorzio vive una sacrosanta fase di euforia iniziale, si gode il rumore che fa, e ne sta facendo tanto. Il 4 luglio avremo la seconda riunione al Blue Rain di Vigorovea e da quel giorno inizieremo gradualmente a concretizzare idee, progetti e a valutare la fattibilità delle proposte.

Come al solito c’è molto interesse – e molta “fame” di date – da parte dei musicisti, indipendentemente dalla città. Eppure sono soprattutto le cover band a trovare spazio nei locali. Qual è il motivo di questa disparità nell’offerta?
La fame di date io la leggo come fame di espressione. Viviamo in un sistema dove moltissimo di quello che passa come informazione è indotto. La musica da sempre è stata sinonimo di libertà, o addirittura di liberazione o trascendenza in certe culture. Oggi più che mai la fame è quella di libertà, e la musica può esserne uno dei veicoli più potenti. Questo, sotto sotto, credo sia consciamente o inconsciamente il motivo che spinge qualcuno a suonare, cantare, comporre. Viene da sé che chi non compone e suona qualcosa di altri forse è più vicino a quel filone di cose indotte che a quel filone di cose libere e liberanti. Non entro in merito oltre riguardo al fenomeno “tribute band”: non lo considero più un problema, e ancora meno da quando è nato CALMA.

I gestori dei locali, nel contesto, che meriti e che colpe hanno?
Dipende. Ci sono i furbacchioni e gli onesti. Ci sono quelli coerenti con le loro idee e quelli che invece deviano. Fatto sta che di fondo loro devono riuscire a tenere aperto per campare. E qui non ci piove. Un gestore è un imprenditore, e come tale sa che deve investire per avere dei riscontri. C’è chi investe in qualità e chi in quantità e in nessun caso si parla di colpa: solo di scelta. Dopo un po’ però, i musicisti passano parola nel bene e nel male. Il resto è un’ovvia conseguenza.

Bruno-Mantra-Giraldo-Consorzio-CALMA
Una riunione del Consorzio C.A.L.M.A..

I locali che aderiranno al progetto CALMA, oltre a mettere a disposizione le strutture, cercano sicuramente un ritorno in termini monetari e d’immagine. Come pensate di diffondere questa nuova realtà? Se il pubblico è composto dagli stessi componenti dei gruppi all’interno del Consorzio, non temi che l’affluenza possa essere limitata? O confidi nel fatto che ogni gruppo poi riesca a trainare anche il proprio pubblico?
Con i locali che aderiranno al Consorzio stiamo studiando delle particolari promozioni dedicate alle serate CALMA. Promozioni che mirano ad ingolosire anche il pubblico esterno al Consorzio, ma che sono attuabili dal locale potendo contare sulla presenza garantita dei musicisti consorziati. In termini più gretti: il rischio “locale vuoto” viene scongiurato. Il concetto è quello di auto sostentamento: se il locale è pieno ne guadagna il gestore, ne guadagna l’immagine del posto, ne guadagnano le band, ne guadagna chi ci ha lavorato. È una spirale positiva. O almeno ci impegneremo perché lo sia. Non speriamo più, è meglio tirarsi su le maniche e iniziare a fare: ecco come diffondere una passione che diventa realtà.

Quando inizieranno le attività del progetto CALMA e quanti i locali che finora hanno aderito?
Ci sarà una data test questo venerdì (24 giugno, ndr) al Blue Rain di Vigorovea (Pd) con gli Hi Fi Stacy live. Ma come accennavo prima il 4 luglio sarà il nostro Independence Day, e da lì cominceremo effettivamente a lavorare per la stagione 2016/17. Per ora i locali consorziati sono il Kilometro01 e il Blue Rain, oltre che qualche spot al Rock’n’Roll di Rho (Mi). Ha manifestato la sua disponibilità anche Spazio Zero di Oderzo (Tv) con cui contiamo di avviare una collaborazione al più presto… altri sono in arrivo. A breve sarà online il sito www.calmaweb.org dove sarà tutto aggiornato costantemente.

A detta di molti, soprattutto musicisti, qualcosa nell’ambiente sta cambiando. Nascono nuove realtà, molti gruppi iniziano a capire che l’unione fa la forza e cercano di aiutarsi, più che di farsi la guerra l’un l’altro. Come vedi la scena underground del nord Italia?
Sono assolutamente d’accordo: qualche cosa si muove. La scena nel nord Italia è varia in superficie ma praticamente identica nelle profondità. Da Pordenone a Milano, da Venezia ad Alessandria, passando per Cremona e Bologna: ovunque c’è fermento sempre maggiore, forte, tangibile, sanguigno. Magari da zona in zona emerge più un genere rispetto ad un altro, ma è come il magma che preme sotto la crosta terrestre. Dunque la forza c’è, la velocità pure, manca una direzione che tutti prendano e verso la quale tutti si dirigano remando con le stesse forze con cui han remato finora singolarmente. Ecco da cosa e perché è nato il Consorzio. Vi ringrazio a nome di OttoEventi e di C.A.L.M.A. per lo spazio che ci avete concesso: Tutti sono liberi di salire a bordo in questa avventura e sono i benvenuti. L’importante è fare bene e con calma…

Condividi su:
Alberto Della Rossa
Alberto Della Rossa
Sono un lettore onnivoro e schizzinoso, un musicista imbarazzante e copywriter per professione, uno di quegli oscuri figuri che scrivono descrizioni insensate sulle etichette dei vini, ad esempio. Nel tempo libero poi continuo a scrivere racconti e narrativa.
Top