Viaggio tra arte e musica: Giovanni Trimani

Giovanni Trimani: “L’Arte è di chi riesce ad osservare”

L’arte si rivolge all’uomo, e qualunque uomo, giovane o anziano, lavoratore del braccio o della mente, con istruzione o ignoranza è pur sempre uomo. E tutti li uomini sono in grado di comprendere e osservare il pensiero e le emozioni che si celano dietro un’opera d’arte. Così da dare ancor più valore all’opera stessa, grazie a tutti gli occhi ricchi di sentimenti e pensieri. In questo appuntamento ho avuto il piacere di incontrare l’artista Giovanni Trimani, che ci racconta della sua arte e tutte le sue sfaccettature.

Viaggio tra arte e musica: Giovanni Trimani
Giovanni Trimani – credit Paolo Gobbi

Ciao Giovanni, raccontami di come nasce l’artista che è in te?

Non so dire esattamente quando sia nato l’artista in me. Probabilmente l’influenza di mio padre ha giocato un ruolo importante. Mi ha sempre trasmesso il suo amore per l’arte ed ha collezionato nel corso della sua vita molte opere. Come collezionista sicuramente non era ordinato e strutturato. Però ha avuto la fortuna di conoscere grandi artisti del suo tempo Mino Maccari, Vangelli, Manzù, Hajnal, Scanavino e Fausto Melotti.

Artisti da cui ha avuto il piacere di acquistare delle loro opere. Sono cresciuto fin da bambino in una casa piena di quadri e sculture di grandi autori, ricordo nella mia prima cameretta un bellissimo olio di Mino Maccari.

L’altra grande figura è sicuramente Franco Giacchieri, un importantissimo pittore Romano, che ho avuto la fortuna di incontrare alle scuole medie. È stato lui che mi ha insegnato i rudimenti di molte tecniche e mi ha trasmesso la “passionaccia”. È intervenuta poi la passione, l’impegno costante e quotidiano che mi hanno portato nel 2011 a diventare un professionista.

Come definisci la tua arte?

È sempre difficile dare una definizione della propria arte. Preferisco che la diano gli altri per non risultare autoreferenziale. Il mio lavoro si basa fondamentalmente sul grandissimo rispetto che ho nei confronti dell’osservatore.

Il pubblico è importante per l’artista perché senza di esso l’opera d’arte non esiste. Il contatto con l’altro genera quel processo di scambio tra l’opera e L’Osservatore. Da sola un’opera è morta, muta, è destinata a non volare. Soprattutto in questo periodo trovo disarmante pensare che un video, una foto possano sostituire l’esperienza diretta di qualsiasi forma di arte sia essa, un quadro, una scultura, un brano musicale o uno spettacolo di teatro.

Ho sempre cercato il contatto con il pubblico soprattutto in situazioni non specificatamente vocate all’arte. Il confronto con il pubblico è fondamentale. Credo molto di più in una critica strutturata e ben motivata rispetto ad un mieloso elogio. Spero che la mia arte si possa definire sincera; sincerità non mancanza di complessità. Purtroppo siamo una società che confonde la pacatezza e la calma con una mancanza di contenuti.

Io non urlo nelle mie opere il mio punto di vista, parto sempre dalla mia esperienza cercando sempre una chiave di lettura del presente, del passato e del futuro che sia la più universale. Non amo alzare il volume delle mie affermazioni, come un buon brano musicale tento di far riflettere l’ascoltatore non per portarlo dalla mia parte ma per generare domande, le stesse che incessantemente mi pongo io ogni giorno.

Viaggio tra arte e musica: Giovanni Trimani 1
Giovanni Trimani – “Chair / Man How. Here Me #42” – 2019

Che rapporto hai con la musica?

Ho sempre avuto un grande rapporto con la musica fin da giovane. Ho avuto la fortuna di ascoltare grandi autori grazie ai miei fratelli più grandi, artisti italiani e stranieri. Molto spesso ricordo i brani che ascoltavo durante la lavorazione di alcune opere.

Nel mio primo piccolo studio avevo un vecchissimo mangianastri che mi accompagnava con della buona musica, tutto il tempo. Conservo ancora oggi gelosamente quelle cassette ormai rovinate e consumate.

Sicuramente la scoperta musicale che più mi ha segnato è il Progressive, ho sempre apprezzato la complessità dei brani e la varietà di stili sia nella loro composizione che nell’esecuzione. I Genesis, gli Yes, i Jethro Tull e l’italianissima PFM mi hanno seguito nel mio lavoro.

Esiste secondo te un’alchimia tra arte e musica?

Sia la musica che l’arte visiva hanno la medesima struttura. Ogni quadro deve essere composto in maniera armonica ed avere una struttura portante. Anche la fruizione di un quadro può ricordare quella di un brano musicale.

Sia la musica che le opere visive incidono l’universo dell’osservatore/ascoltatore. Un quadro piega lo spazio e lo riempie. L’Osservatore si accosta all’opera compiendo un percorso nella superfice dell’opera stessa. Come i brani composti da un musicista anche i quadri di un pittore messi vicini danno il sound dell’autore.

Un’opera ben realizzata è un’opera che parla, che suona e che colpisce chi la osserva. Quando giudico una mia opera che non mi convince la definisco muta, incapace di trasmettere. I quadri e le sculture vanno ascoltati. Il rapporto che si instaura tra un’opera d’arte e lo spettatore è un processo che non si limita solo alla sensazione visiva pura e semplice, ma è un complesso processo di identificazione e allo stesso tempo di distanza, una danza interiore ritmata dall’opera stessa.

Un brano, come un quadro non serve a niente, non ha un’utilità primaria, non si mangia e non si beve, ma è necessaria. Necessità che nutre la nostra anima, dobbiamo sfamare il corpo altrimenti gli organi muoiono, ma allo stesso tempo dobbiamo alimentare l’anima altrimenti smettiamo di esistere. Il cibo dell’anima è l’arte, di qualsiasi natura essa sia, che sia un quadro, una canzone, uno spettacolo teatrale o un film

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La Redazione di Musica361 è composta da giornalisti, scrittori, copywriter ed esperti di comunicazione tutti con il comune denominatore della professionalità, dell'entusiasmo e della passione per la musica.
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