Plebbo: “Mentine, Sushi e Coca Cola”, una ricetta di semplicità

Plebbo: “Mentine, Sushi e Coca Cola”, l’artista tennista ha cambiato servizio e ha abbracciato la vita da musicista, scorgendo nuove prospettive

Plebbo e Byron - Mentine, Sushi e Coca Cola - Cover
Plebbo e Byron – Mentine, Sushi e Coca Cola – Cover

Guido Plebani, in arte Plebbo, è un cantautore e produttore romano. Prima di dedicarsi alla musica, ha trascorso molti anni nel mondo del tennis, per poi passare dalla racchetta alla penna, scrivendo canzoni pochi mesi dopo aver imparato da autodidatta a suonare chitarra e pianoforte, con l’obiettivo di trasformare in realtà melodie ed emozioni. Il suo nuovo singolo, “Mentine, Sushi e Coca Cola”, in collaborazione con l’artista Byron, racconta il punto di vista di un uomo defunto, disteso sotto un campo di fiori, mentre riflette sulla sua vita, sugli amori perduti e sulle scelte che hanno definito la sua esistenza. È una composizione intensa, un mosaico di immagini che si mescolano tra nostalgia e surrealtà.

Buongiorno a tutti i nostri lettori e lettrici, oggi siamo in compagnia di Guido Plebani, meglio conosciuto come Plebbo. Benvenuto, come stai?

Buongiorno a voi, è un piacere essere qui, grazie per avermi accolto. Tutto bene!

Conosciamoci meglio. Dalla tua passione per il tennis a quella per la musica: cosa c’è in mezzo a questo cambiamento?

È un sentimento che è nato nell’ultimo anno in cui giocavo a tennis, avevo appena finito il liceo e mi allenavo 8 ore al giorno. Mi sono iscritto all’università, ad economia e quest’avventura coincide di pari passo con la scelta di fare musica. All’epoca nel tempo libero ascoltavo musica cantautorale anni ’70 italiana e internazionale, quindi Lucio Battisti, Pink Floyd e Led Zeppelin.

Ho imparato a suonare il pianoforte che avevo a casa, insieme ad una vecchia chitarra classica, è cominciato tutto così. Al mio compleanno i miei genitori mi hanno regalato una chitarra acustica e da lì ho iniziato a perfezionare il tutto. Poi mi sono immerso nella scrittura, è venuto tutto in modo naturale, l’ho vista come una prosecuzione del percorso tennistico. Tra l’altro, Plebbo è un soprannome che utilizzavo quando giocavo a tennis, molti amici mi chiamavano così e quindi l’ho tenuto.

Continui ancora a giocare a tennis?

Molto poco, ora mi sto dedicando più allo studio della musica. D’estate quando ho più tempo faccio qualche lezione o gioco con amici, cerco comunque di tenermi attivo.

Qualcuno a casa ti ha trasmesso la passione per il tennis?

Mio padre e mio zio, erano dei bravissimi giocatori da giovani ma poi hanno smesso entrambi verso i 18 anni, come me più o meno. Avendo partecipato a livello professionistico, ho anche avuto la possibilità di vincere dei premi.

Oggi la musica impegna una bella fetta delle tue giornate?

Sì, è la mia passione più grande, occupa un ruolo principale. Penso sempre alla musica, le dedico tutto il mio tempo libero, in questo momento sono felice del bellissimo rapporto che ho con lei.

Come definiresti oggi la tua proposta musicale?

Cerco sempre di portare contenuti che mi piacciono e che abbiano un senso da comunicare.

Quale approccio prediligi per la scrittura?

Di solito non mi sforzo mai più di tanto, non scrivo perché devo. Passo molto tempo con la chitarra a cercare di buttare giù qualche idea di produzione. Spesso alcune cose non mi dicono nulla, altre invece mi rimandano a qualche suono o giro di accordi che mi riesce a dare una visione diversa, a farmi entrare in una fotografia da descrivere; in quel momento le parole vengono spontanee.

Roma come ti ha accolto musicalmente? Hai trovato il tuo spazio?

Ho frequentato pochi ambienti musicali a Roma, tutto ciò che ho fatto l’ho fatto da solo.

Quest’estate farò qualche live e muoverò i primi passi in questo settore.

Hai già in programma qualcosa?

Ho un programma un live il 4 giugno sul Lungotevere, per il resto ci dobbiamo ancora organizzare.

Che rapporto hai con la città? Ti ispira?

È una città stupenda, mi affascina il suo aspetto collinare con degli orizzonti da scoprire. È molto variegata e mi ispira molto nella vita in generale, non mi annoia mai.

Plebbo: “Mentine, Sushi e Coca Cola”, il suo ultimo singolo
Plebbo

“Mentine, Sushi e Coca Cola”, il tuo nuovo singolo. Raccontaci la storia di questo brano…

È una traccia nata ancora prima degli altri tre singoli, l’ho scritta insieme a Byron, un amico che giocava a tennis con me. Lui è un trapper, io spazio più su altri generi e questo connubio ha dato vita ad una produzione interessante. Il testo parla della prospettiva di un defunto che ripensa alla vita; la ricchezza risiede nelle piccole cose, da qui nasce il titolo.

Perché hai voluto sperimentare il punto di vista di un defunto?

La narrazione è venuta dopo, abbiamo messo giù un testo, un’immagine. Quando la strofa si è conclusa, abbiamo unito i puntini ed è venuta fuori questo scenario particolare. È la storia di un defunto che ripensa alla vita. Non è stata una canzone programmata. Leggendo il titolo non penseresti mai che dietro c’è una storia del genere. Molta gente che ascolta il brano non pensa minimamente che si parla di un defunto, devo spiegarglielo. È un aspetto interessante perché può avere più interpretazioni.

C’è un messaggio che vuoi far arrivare a chi ascolta?

La vita è fatta di piccole cose, non cercare di concentrarsi solo su un grande obiettivo ma di godersi tutti i momenti a disposizione.

Come vi siete trovati a collaborare tu e Byron?

È uscita in modo molto spontaneo e genuino, giocavamo a tennis e ci si appassionati insieme alla musica. Ci vedevamo spesso, mettevamo a terra diverse idee, “Mentine, sushi e coca cola” penso sia il prodotto riuscito meglio.

 Ti vedi cambiato attraverso la musica come persona?

Sì e no. Superficialmente sì, faccio la vita di un artista, ma nel profondo no perché sono sempre io con le passioni di sempre.

Tutti i singoli rilasciati nel 2024 hanno un filo che li tiene uniti?

La mia prospettiva sulla vita, qualcosa che ho dentro. A fine maggio uscirà un nuovo brano e poi volevo racchiudere tutto in album che comprendesse tutti i singoli usciti finora.

Dal tuo esordio ad oggi ti vedi sotto un’altra luce con la musica?

Assolutamente sì. Dal primo brano, “Svegliati”, non sapevo come si sarebbe evoluto il mio futuro. Adesso ho tantissimi brani di cui vado fiero che non sono ancora usciti ma rispecchiano la mia situazione attuale artistica.

Tra i pezzi che hai scritto finora a quale sei più legato?

Forse “Naufrago”. Contiene una riflessione importante, va in profondità. Parla della prospettiva di una persona che si trova male a stare dove sta, a naufragare in questo mare. Cerca sempre un punto d’arrivo, non pensa al futuro. Scopre che poi questo punto fermo è raro che arrivi, alla fine bisogna accontentarsi ma cercare di vivere al meglio nello stato in cui sta in quel momento.

Plebbo e Byron
Plebbo e Byron

Ti è capitato di partecipare a dei contest?

Finora non ho ritenuto giusto partecipare per due motivi: il primo è che artisticamente sono abbastanza grezzo, anche come performer, devo formarmi ancora. Il secondo è che non li condivido pienamente, li trovo utili per farsi conoscere però va un po’ contro lo spirito della musica e dei cantanti in generale. Anche il sentirsi sempre giudicato, la tua proposta deve passare al setaccio di giudici e critici, c’è poca libertà di espressione.

Che effetto ti farebbe un tuo live?

Nel tennis la mia parte preferita era competere, partecipare ai tornei. Per questo sono molto carico per i live che arriveranno.

Noti diverse correlazioni tra il tennis e la musica. Hai trovato degli elementi in comune?

In generale penso che l’approccio debba essere lo stesso, ossia essere originali, creativi e non copiare, io l’ho sempre affrontata così. Nel tennis degli anni ’80, non essendoci telefoni, video sui social e quant’altro, non c’era la possibilità di vedere come giocavano gli altri, quindi nessuno copiava nessuno. Oggi fanno tutti gli stessi movimenti. Così anche nella musica, la possibilità di osservare più contenuti inquina la personalità, c’è poca identità, e questo ti porta ad imitare.

Progetti in cantiere?

Vorrei fare un album, ce l’ho già quasi pronto e sto dando un ordine all’idee su come arrangiarlo.

Vuoi lasciare una dedica o un messaggio a chi ci segue?

Ciò che mi sento di dire di base è trascorrere la vita facendo ciò che ci piace di più e ci fa stare bene. Tenere sempre con gli occhi aperti verso nuove prospettive, senza rimanere ancorati a determinate idee. Essere versatili e sapersi adattare a certe circostanze.

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Simone Ferri
Ho 24 anni, vivo a Roma e nutro una forte passione per il giornalismo, in particolar modo per il settore della musica e dello spettacolo. Mi piace rimanere aggiornato con le ultime uscite musicali, scovare nuovi talenti e cantanti emergenti, intervistarli, ma soprattutto andare sempre alla ricerca della novità. Come risultato finale, si mette tutto nero su bianco, perchè le parole restano!
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