Il Maestro Beretta studiò al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, è stato Direttore Artistico al Teatro Verdi di Busseto, e a settembre dirigerà la “Traviata” a Busto Arsizio: il compositore del “Va Pensiero” è nel suo destino
Marco Beretta racconta la sua esperienza nella direzione d’orchestra: “Dirigere una sinfonia o un’opera sono due lavori diversi”
Marco Beretta è uno dei Direttori d’Orchestra più composti e altresì appassionati del nostro panorama artistico: nei suoi movimenti ampi ma mai eccessivamente spettacolari è immerso solo dalle melodie senza lasciarsi condizionare da alcuna distrazione. Lo fa spesso ad occhi chiusi, con la sicurezza di chi conosce a memoria la musica e i suoi segreti. Direttore artistico per diversi anni del Teatro Giuseppe Verdi di Busseto, ha infatti un grande curriculum alle spalle con collaborazioni con la Rai ed esperienze in tutta Europa e persino in Corea, dove è stato richiesto persino per tenere un master-class sull’interpretazione dell’opera italiana.
Attualmente impegnato in vari progetti, tra cui uno dedicato alle vittime del Covid e uno spettacolo su Dante, Marco Beretta è il nuovo ospite dell’intervista settimanale di Musica Maestro.
Marco Beretta, Come ti sei avvicinato a questo mondo?
Mai avrei immaginato di diventare Direttore d’Orchestra. Rimasi affascinato principalmente dal suono ascoltando l’organo in chiesa e i vari strumenti. Volevo riprodurre quello che mi catturava e, così, mi feci regalare da mio padre quindi uno strumento. Cominciai quindi studiando organo al Conservatorio Verdi di Milano. Successivamente studiai composizione e, solo infine, direzione d’orchestra.
Evidentemente era nel tuo destino quello di diventare il Maestro Marco Beretta.
Fu una scoperta graduale quella che mi portò ad appassionarmi alla musica d’insieme. Volevo capire il modo in cui erano scritte le musiche che studiavo. Attraverso lo studio della composizione mi addentrai nelle partiture complesse dei grandi autori e così andò da sé il mio avvicinamento alla direzione.
Che differenza c’è tra la direzione di una sinfonia e quella di un’opera?
Nella musica sinfonica è il direttore stesso che porta le proprie idee artistiche all’orchestra, mentre nella direzione dell’opera ci sono cantanti e regista che impongono a volte di cambiare i tempi e tutto ciò che è stato pensato in fase di studio. La musica viene in quel caso adattata al cantante stesso.
Il Direttore è il marinaio che conduce la nave in porto: a volte lo fa bene, altre volte meno.
Nell’opera si ha a che fare con un gruppo molto più ampio, quindi il primo pensiero è quello di dovere coniugare tutte le diverse caratteristiche di ciascuno.
Marco Beretta è l’undicesimo ospite della rubrica Musica Maestro
A volte ci si dimentica che il Direttore d’Orchestra sia un compositore di musica. Avere a che fare con partiture di altri autori toglie creatività al Direttore?
In parte, ma è nel ruolo stesso del Direttore. Quando affronto le partiture di un compositore cerco di rispettare in pieno le sue indicazioni, proprio perché so bene quanto sia importante rispettare un segno scritto in un certo modo. Diciamo che in quel caso sono due lavori diversi. Il compositore ha la possibilità di esprimersi anche negli arrangiamenti di musica altrui con la propria vena creativa; chi dirige invece deve mantenere la fedeltà alla partitura. E’ l’unico modo per conservare quello che viene richiesto.
Ora sei impegnato anche nel melologo L’amor che move il sole e l’altre stelle con Corrado Tedeschi. In un certo senso anche in quel caso dirigi lo spettacolo sottolineando il racconto tra Inferno e Purgatorio dal punto di vista musicale.
E’ un lavoro nuovo, molto affascinante e impegnativo, che richiede un’opera di coordinazione che in qualche modo fa in effetti diventare anche una figura direttoriale oltre che compositiva: la musica ha una centralità nell’ora di spettacolo. I versi infatti sono stati suggestione per la musica che ho scritto.
Quali altri progetti ci sono nel futuro di Marco Beretta?
Dirigerò una Traviata il 26 settembre per i 130 anni del Teatro di Busto Arsizio. Ma sono tornato soprattutto a comporre, non sono più solo il “Maestro Marco Beretta”.
Ho realizzato un requiem dedicato alle vittime di questa terribile pandemia: Requiem Covid-19 debutterà in autunno al Teatro Vespasiano di Rieti. Sono coinvolti quattro solisti, orchestra piena (50 elementi di musicisti e 50 di coristi). Questo spettacolo avrà delle repliche in corso di definizione a Roma e a Piacenza in occasione dei 500 anni della Basilica di Santa Maria di Campagna. E chissà che non si sviluppi anche un grande evento in futuro!
Ti ha impegnato per tutto il lockdown questo lavoro immagino!
Avendo interrotto l’attività direttoriale mi sono potuto dedicare a questa passione che non ho mai potuto realizzare appieno con tutti gli impegni che c’erano, realizzando sei opere all’anno. Ho riscoperto quindi l’amore per la composizione che è tornata ad essere la mia attività principale, anche grazie alla casa editrice Universal di Vienna.
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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