Manfredi: la musica, l’ingegneria, l’amore e le bugie di “Hollywood”

A tu per tu con il giovane cantautore classe ’98, per parlare delle sue passioni e dei suoi interessi

Manfredi: la musica, l'ingegneria, l'amore e le bugie di "Hollywood"
Manfredi si racconta ai lettori di Musica361 in occasione dell’uscita di “Hollywood” © foto di Federico Cataleta

Tra le uscite più interessanti di questo autunno, segnaliamo il ritorno discografico di Antonio Guadagno, alias Manfredi, con il singolo intitolato Hollywood. Prodotto da Matteo Cantaluppi per Foolica, il brano si distingue e si impone per sonorità, approccio, originalità e intenzioni.

“L’amore è una bugia di Hollywood” canti nel ritornello, ti è capitato di sentirti intrappolato in una relazione in cui non riuscivi a comprendere la differenza tra realtà e finzione? 

Tutte le mie relazioni mi sono sempre sembrate come “sospese”, fuori dal tempo, lontane dalla quotidianità. Questo è per certi versi un bene perché davvero mi sembrava di vivere un sogno, per altri versi invece un grande problema perché solo inserendo una relazione nella tua quotidianità riesci a farla funzionare, a farla durare e a farla vivere davvero. Credo che questo sia il prossimo step che dovrò affrontare per crescere e diventare più maturo: imparare a far convivere una relazione con tutti gli impegni di musica ed università. Credo mi aiuterà anche a capire molte cose di me.

A proposito di cinema, che tipo di pellicole prediligi?

Parto dicendo che non sono assolutamente un cinefilo. Dei film riesce ad appassionarmi la trama, ma di fotografia, sceneggiatura e tutto il resto non ne so davvero nulla. Mi piacciono molto i film cult, i film romantici, quei film nei quali posso rivedermi, che possono farmi sognare e desiderare qualcosa di più. Tra i miei film preferiti ci sono “Pretty Woman“, “Notting Hill“, “The Terminal“, “Forrest Gump“. 

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La copertina di “Hollywood”

Coltivi altre passioni oltre la musica?

Ci sono molte cose che attirano il mio interesse, sono una persona piuttosto curiosa, mi piace provare un po’ di tutto, spesso però non riesco a dedicarmi con costanza ad ogni attività perché mi viene naturale dedicare quasi tutto il mio tempo libero alla musica. Ultimamente ho deciso di ritagliarmi però un po’ di tempo per la cucina. Mi piace molto cucinare, soprattutto per gli altri. Credo sia un gesto d’amore, un modo molto genuino per dire ad una persona “per me sei importante, mi va di passare del tempo insieme e di farti mangiare qualcosa che ti piaccia”. Credo che la cucina sia la più grande forma d’arte perché trasforma la necessità di soddisfare un bisogno quale mangiare in qualcosa di più elevato, di unico. 

Ti sei da poco laureato in ingegneria informatica, cosa ti affascina di questa materia?

L’ingegneria ti insegna a ragionare, a risolvere problemi, ad organizzare, tutte cose molto utili a prescindere dal lavoro che fai o dagli interessi che coltivi. Mi ha sempre affascinato l’idea di creare “qualcosa di mio”, un progetto da seguire e da veder crescere quasi come fosse un figlio. Programmare ti aiuta in questo, puoi pensare di realizzare un’app, un sito. Alla fine, è la stessa cosa che faccio con la musica: pubblico canzoni, le vedo accumularsi, le sento mie, arrivo ad un disco, arrivo ad un tour e così via. Inoltre l’università mi ha fatto conoscere un sacco di persone, mi ha fatto spostare dalla provincia alla grande città. Tutte queste cose sono fonte di ispirazione per le canzoni e in generale ti fanno crescere.

Come valuti il tuo rapporto con i social network e quanto incidono oggi in un progetto discografico?

Utilizzo molto Instagram perché mi permette di rimanere in contatto con chi mi segue, di pubblicare aggiornamenti sulla mia musica e anche di staccare un po’ la testa durante la giornata. I social network oggi sono uno strumento utilissimo, sia per farsi conoscere che per rimanere in contatto con chi già ti conosce. Non mi piace però esagerare. Se devo raccontare qualcosa di me preferisco farlo con le canzoni o magari vis a vis, facendo quattro chiacchiere. 

Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?

Senza dubbio il momento della scrittura. Io credo che una canzone si scriva in 5 minuti al massimo, poi si tratta di trovare le parole, di riuscire a raccontare la storia in modo che si capisca. Tutto nasce da un istante, da una frase che ti viene in mente, da una cosa che ti succede. Poi devi dargli una bella forma, ma una canzone sta tutta nella scintilla che ti fa dire “Dov’è la chitarra? Devo scrivere una cosa.”

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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