Loki: “Iconic Warrior”, inno alla resilienza

Loki: “Iconic Warrior” un chiaro richiamo alla figura del samurai, sempre in evoluzione, in lotta con sé stesso e con il mondo che lo circonda

Loki: “Iconic Warrior”, inno alla resilienza
Loki

Gianluca Moser, in arte “Loki”, è un giovane artista trentino che si muove agilmente tra le diverse espressioni del rap attraverso giochi di parole ben messi in metrica. Grazie alla sua capacità di connettere il pubblico attraverso testi profondi e un sound originale, si presenta come uno storyteller e un paroliere dalla grande personalità e dal forte carisma. Il contenuto è il suo punto di forza: durante la stesura di un testo si lascia trasportare dalla fantasia, dai vocaboli, dalle radici e dalle desinenze di ogni singola parola. Il suo ultimo singolo, “Iconic Warrior”, incarna la lotta interiore e la determinazione nel superare ogni ostacolo. Attraverso rime serrate e l’uso di metafore Loki riesce a trasmettere un potente messaggio di resilienza e umanità. Le sonorità della produzione sono caratterizzate da un forte dinamismo musicale e vengono arricchite da suggestivi effetti dal sapore giapponese.

Eccoci con un nuovo appuntamento sulle nostre pagine. Oggi accogliamo il giovane Gianluca, in arte Loki, bentrovato tra noi! Come stai?

Buongiorno a voi, grazie per l’opportunità. Tutto bene, sono carico per il presente!

Ottimo! Come procede la tua storia con la musica?

Oggi è la mia fonte principale di sfogo e di amore, sia verso me stesso che nei confronti altrui. Non potrei mai rinunciarsi, è diventata un’ossessione.

Hai coltivato questa passione da adolescente?

Fino all’età di 12-13 anni scrivevo poesie, poi pian piano, entrando del mondo del mio paesino, ho visto tanti ragazzi che facevano freestyle e hip hop; mi è piaciuto e così le mie poesie si sono trasformate in testi rap e pop. Dopo tanto allenamento sia in musica che in canto sono riuscito a gestire il mio lavoro. È stata una scintilla che involontariamente mi ha scelto.

C’è un genere che senti più affine alla tua penna?

Il rap è scontato quindi ti dico il soul, l’R&B, con un po’ di jazz e di blues; il risultato è un sound ritmatico e delicato alla vecchia maniera.

Quali sono state le tue influenze maggiori?

Essendo un amante delle poesie, mi sono lasciato influenzare dai poeti francesi, in primis la mia penna nasce da lì. A livello di rapper da ragazzo ero fissato con J. Cole, essenziale per la mia crescita stilistica e personale.

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Loki

Come hai scelto il tuo nome d’arte “Loki”?

Non l’ho scelto io ma me l’hanno dato gli altri. Da ragazzino avevo i capelli con tutte queste punte per aria curate a mo’ di crestona. C’era un personaggio di “The Mask 2” che si chiamava proprio Loki e aveva questi capelli particolari; da quel momento i miei compagni di classe hanno iniziato a chiamarmi così. Poi, approfondendo questo nome nella mitologia nordica dei vichinghi, mi sono appassionato a quel discorso. È una figura particolare che vuole fare del bene al mondo anche se non si direbbe. Ho fatto mio il personaggio, non solo a livello di sembianze.

Le tue origini mi incuriosiscono. Trento come ti ha accolto?

Nel mio sobborgo a Meano, una piccola frazione di Trento, siamo stati molto fortunati e bravi a non mollare, ora siamo un bel gruppo. I ragazzi rappano da diversi anni, siamo affiatati. Ci ritroviamo spesso in studio o al parco a fare dei freestyle e da anni si tramanda questa tradizione che è diventata casa. Porto il mio paese anche nella scrittura, ho un legame indissolubile con le mie radici.

Ho letto attentamente i tuoi testi e ponderi bene le parole che usi. Quanto lavori sul tuo registro linguistico?

Ci lavoro parecchio, dipende sempre dall’ispirazione. Mi annoto subito la barra quando mi viene in mente, la registro anche col telefono. Se vedo che può venir fuori qualcosa di serio butto giù tutto quello che mi viene, faccio un brainstorming. Nel lavoro di revisione sono molto meticoloso, potrei chiudere un brano in due giorni come in un mese.

Parliamo di “Iconic Warrior”, il nuovo singolo. Ci raccontaci la sua storia?

È una canzone che avevo nel cassetto, risale a circa 2-3 anni fa ma l’ho pubblicata tardi. È nata in un periodo in cui ero molto stressato a livello personale e lavorativo, psicologicamente ero appesantito. Mentre ero a spasso col cane mi è passato per la testa questo “Iconic warrior” e l’ho ripetuto per tutta la camminata. In quel periodo, tra l’altro, stavo in fissa con la cultura giapponese, mi guardavo combattimenti che sapevano di rivalsa. Ricordo che scrivevo tantissimo, avevo in serbo tante rime e quando sono arrivato in studio in due ore abbiamo letteralmente chiuso tutto.

La musica riesce quindi a metterti a nudo?

Sì, assolutamente, è terapeutica. È l’unico campo in cui riesco ad esprimermi al 100%. Essendo una personata riservata, la musica è l’unico approccio che mi permette di togliere la maschera.

Perché ti sei avvicinato alla figura del samurai? Cosa ti ha spinto?

Sono un grandissimo amante dei manga, ero già improntato fin da piccolo a concentrarmi su quello scenario. Poi studiando la storia dei samurai e dei loro codici, mi sono rivisto in questa disciplina molto maniacale, in cui si ricerca spesso il dettaglio, si è minimalisti, precisini, Mi ci sono immerso anche perché praticavo kickboxing e arti marziali, è stato un coinvolgimento a 360 gradi.

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Loki

Non è il tuo primo richiamo alla figura del guerriero. Che correlazione c’è tra voi?

Non arrendersi mai anche quando arrivi allo stremo delle forze. Il samurai l’ho fatto mio per questo. Avevo voglia di non piegarmi davanti a niente e nessuno, ma sempre con l’umiltà e l’eleganza di un combattente come Rocky Balboa, seguendo una disciplina. Il combattimento nasce prima da un fattore mentale per raggiungere l’obiettivo, senza cadere nella fragilità e nella superficialità. Voglio combattere per superare i propri limiti e migliorarmi.

“La vita è come una partita a dama”: spiegaci questa frase…

L’ho scritta proprio mentre giocavo a dama. Vedevo scorrere le pedine avanti e indietro, chi mangiava, chi veniva mangiato, e riflettevo. Il senso si estende alla vita, chi mangia, chi salta e chi prende. La dama è un gioco di strategia che ti insegna a non mollare e a riprovarci anche se hai perso. Si può inciampare, bisogna stare attenti alle proprie mosse e alle possibili conseguenze.

Cosa vuoi far arrivare all’ascoltatore?

Voglio far trapelare questo senso di rinascita che ognuno può assaporare. Nulla è perduto, si deve aver sempre la curiosità di esplorare nuovi mondi. Dopo una caduta arriva sempre la luce alla fine del tunnel.

Quanta responsabilità senti di avere nel veicolare certi messaggi?

Tanta. Non sono così famoso però chi ti ascolta ha sempre l’ultima parola, quindi, bisogna saper dosare bene le parole e in che modo dirle. È una bella responsabilità che però non mi pesa sulle spalle, sento di avere i mezzi adeguati e un lessico abbastanza approfondito.

Qual è il momento più bello della tua gavetta?

A Bolzano, l’anno scorso, quando abbiamo aperto il concerto a Jack the Smoker, pioniere della cultura rap e hip hop. Nel post serata siamo rimasti insieme a parlare, a bere qualcosa e a fare freestyle. È stato come chiudere un cerchio. Per noi della scena underground è un maestro. Suonare nella nostra regione è stato fantastico, una doppia vittoria.

Cosa ti piace fare nel tempo libero?

Leggo una marea di poesie e sono un amante del teatro. L’anno scorso abbiamo debuttato nel nostro paesino, sono un attore amatoriale.

Descrivici cosa rappresenta per te il palco in questa doppia veste

Stare sul palco mi dà tantissime emozioni, cantare dal vivo, recitare. Per me è la prova del 9, rappresenta la vita, è casa.

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Con quale brano che porti sul palco hai un legame particolare?

Ti direi proprio “Iconic Warrior”, è il mix giusto tra l’adrenalina e un pensiero curato che c’è dietro.

Programmi per il futuro?

Tra poco uscirà un bel progetto vecchie maniere con il mio grande socio, è stato un maestro per me. Per quanto riguarda Loki solista c’è una valanga di roba che stiamo sperimentando.

Il sogno più grande che tieni nel cassetto?

Fare un live a San Siro.

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Simone Ferri
Ho 24 anni, vivo a Roma e nutro una forte passione per il giornalismo, in particolar modo per il settore della musica e dello spettacolo. Mi piace rimanere aggiornato con le ultime uscite musicali, scovare nuovi talenti e cantanti emergenti, intervistarli, ma soprattutto andare sempre alla ricerca della novità. Come risultato finale, si mette tutto nero su bianco, perchè le parole restano!
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