
Francesca Palamidessi ha un percorso artistico molto articolato che si muove tra i generi e gli Stati: dalla Classica al Jazz, dall’Italia al Belgio, forte di una preparazione e di una passione che sono culminate nella sua tesi di Laurea dal titolo “Voce ed Elettronica: l’Elettronica nella Voce”. A noi di Musica361 ha parlato in particolare di “Wisteria”, la sua ultima fatica…
Ciao Francesca, molto interessante il tuo percorso dalla Classica al Jazz…
Sono una musicista da sempre, sono compositrice, il mio primo strumento è la voce ma suono un po’ di tutto. Da qualche anno ho iniziato a occuparmi anche di produzione e sto portando avanti questo progetto solista. Ho iniziato nella Classica, poi mi sono formata nel Jazz e sono arrivata alla musica elettronica.
Il tuo percorso ti ha portato in Belgio, quali differenze hai notato rispetto all’Italia?
Ho vissuto lì per quattro anni, e sono venuta a contatto con una scena di musicisti jazz che avevano intrapreso la via dell’elettronica e tutte queste cose sono riportate nel mio attuale lavoro che è il sunto di queste esperienze. In Italia siamo ancora in una fase in cui non viene riconosciuta la professionalità del musicista.
La tua tesi di laurea è “Voce ed Elettronica: l’Elettronica nella Voce” nella quale esplori l’interazione fra vocalità, suono elettronico e tecnologia…
Sì, è una cosa che sta prendendo piede in tantissimi generi musicali, ma che io ho incontrato in tempi non sospetti quando studiavo Jazz ed è una cosa che mi ha da sempre affascinato, in primis perché mi ha permesso di diventare compositrice, la voce era lo strumento di cui avevo più padronanza e avevo bisogno di espandere la palette sonora in modo di potere usare la voce in tanti sensi e tanti ruoli. Fui colpita da quello che vidi in Belgio e questa cosa me la sono portata avanti per sempre fino a questa tesi di laurea.
Tu temi la Intelligenza Artificiale?
Io sono tra quelli artisti che non la temono, perché studiando la storia della musica c’è sempre stato di fronte alla tecnologia un atteggiamento sospetto e c’era chi davanti al sintetizzatore o il computer diceva: “Finirà tutto”, noi ci ritroviamo davanti a una rivoluzione ben più grande, per fare contenuti di media qualità ci sostituirà, ma questo mi interessa poco, ciò che mi interessa è l’umanità che c’è dietro e questa rimarrà sempre nelle mani dell’uomo.
Come vedi i talent?
Ne ho fatto uno. A prescindere dai partecipanti che a volte hanno grande valore, il sistema è orrifico, l’ho trovato anche un po’ umiliante: ti porta lontano dai motivi per cui una persona dovrebbe decidere di suonare. C’è una competizione dissociante, questo pubblico che ti giudica… io mi sono sentita come un gladiatore in un’arena
“Wisteria” è il tuo nuovo EP, vuoi parlarcene?
Prossimi progetti?
Il progetto immediato è di suonare il più possibile, quindi farò dei concerti a Roma e in giro per l’Italia e sto pensando a un altro lavoro sempre sulla falsariga di Wisteria, quindi un audiovisivo…
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