Chiamamifaro: “Canto le contraddizioni per accettarle e interiorizzarle”

Intervista alla giovane Angelica Gori, in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Domenica”, prodotto da Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari

Chiamamifaro: "Canto le contraddizioni per accettarle e interiorizzarle"
Chiamamifaro si racconta ai lettori di Music361 in occasione dell’uscita del singolo “Domenica”

Ci sono periodi della vita che possiamo considerare di transizione, ad esempio l’adolescenza, il momento in cui non ci sentiamo più bambini, ma nemmeno troppo adulti. Fotografa alla perfezione questo stato d’animo Angelica Gori, autrice e voce del progetto Chiamamifaro, co-fondato insieme ad Alessandro Belotti. Prodotto da Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, il singolo “Domenica” segue il positivo successo riscosso dal precedente inedito d’esordio Pasta rossa.

Nel brano racconti il processo di disillusione nel diventare adulti, quali sono le principali contraddizioni?

Che non si è mai del tutto felici di dove si è, penso faccia parte della natura di essere umani. Da bambini si voleva essere adulti, da adulti ci manca essere bambini. Ho scritto questa canzone l’anno scorso in quel sottile spazio di tempo che divide l’essere bambini dall’essere adulti, e che non fa che ingrandire i dubbi.
È di questo che parla principalmente “Domenica”, riuscire ad avere consapevolezza di queste contraddizioni e in qualche modo accettarle e interiorizzarle.

“Pasta rossa” e “Domenica” sono i primi tasselli del vostro percorso, cosa vi rende più fieri di questo doppio biglietto da visita? 

Ovviamente ci rendono fieri i risultati che stanno pian piano raggiungendo queste che canzoni e che non ci saremmo immaginati. “Pasta rossa” ha superato proprio oggi il mezzo milione di streams su Spotify e “Domenica”, uscita da pochissimo, sembra stare andando anche meglio. Ma parlare solo di numeri è riduttivo. Siamo fieri di essere riusciti a portare al pubblico la nostra visione di musica, che canzone dopo canzone non può che arricchirsi. Ogni pezzo che esce svela una diversa sfaccettatura di Chiamamifaro, e non vediamo l’ora di pubblicare nuova musica, nuovi pezzi dell puzzle.

Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?

Mi intriga da morire il momento in cui arriva l’idea di una canzone e pensare che fino a qualche secondo prima quella cosa non esisteva. Come se dal cielo improvvisamente piovesse un mobile, puff. Mi piace pensare ai musicisti non tanto come poeti e artisti ma come artigiani, come persone che creano mobili ad esempio (ride, ndr). E poi altrettanto intrigante è vedere una canzone che dallo stato embrionale in cui nasce, grazie al lavoro metodico di rifinitura, arrangiamento e produzione che facciamo con il nostro team arriva ad indossare il suo abito da sera pronta per uscire dallo studio di registrazione e arrivare nelle cuffie di più persone possibili.

Coltivi altre passioni oltre la musica?

Certo che sì, anche se in alcune delle cose che amo fare sono piuttosto scarsa. Tra queste c’è sicuramente il giardinaggio, una mia passione che forse dovrei provare a farmi passare visto che ahimè combino solo danni. Poi c’è l’amore per la ginnastica ritmica, sport che ho praticato per tanti anni a livello agonistico e che ha instaurato tra me e il mio corpo un rapporto di ascolto e rispetto reciproco che dura nel tempo. Ad oggi amo usare il mio corpo per fare yoga e per danzare, attività nelle quali non mi reputo granché, ma che vanno comunque un po’ meglio del giardinaggio.

Come valuti il tuo rapporto con i social network e quanto incidono, secondo te, oggi in un progetto discografico?

Il rapporto con i social è un rapporto delicato: da una parte c’è il desiderio di volerne fare a meno, essere liberi ed indipendenti da questa cosa che invece nelle nostre vite è diventata invasiva e onnipresente; c’è peró anche la consapevolezza – e la consapevolezza è una delle chiavi per un uso sano e sensato dei social – che siano un elemento caratterizzante della società contemporanea e in quanto tale sarebbe anacronistico ignorarli.

Popper negli anni ‘90 aveva scritto il saggio “Una patente per fare la tv”, in cui la tesi era appunto quella di istituire una patente per assicurarsi che chi facesse tv fosse preparato nel suo ruolo; avrebbe senso fare un discorso analogo per i social. Per un progetto discografico sono sicuramente un mezzo molto efficace per la promozione e – prima ancora – per mostrarsi e farsi conoscere. Non utilizzarli probabilmente sarebbe un autosabotaggio anche se non saprei quantificarne i danni al momento

Qual è la lezione più importante che senti di aver imparato dalla musica fino ad oggi?

Iniziando a lavorare più seriamente negli ultimi mesi alle canzoni, abbiamo conosciuto il fascino della precisione che richiede la musica. Tutti i dettagli che prima ignoravamo e che invece fanno la differenza e che dobbiamo ancora imparare a perfezionare. In contrapposizione all’ordine matematico richiesto in fase di arrangiamento e produzione, c’è invece la leggerezza che serve per avere l’idea da cui poi nasce tutta la canzone.

Per leggerezza non intendiamo tanto l’essere felici e spensierati, quanto il fatto che un’idea molto spesso arrivi in un momento in cui si sta facendo tutt’altro. Abbiamo constatato proprio che più siamo svincolati dalla teoria o da binari precostituiti più è facile che nascano spontaneamente queste stesse idee. Dopodichè si passa alla fase dell’ordine, è un ciclo e questa elasticità-rigorosa è la lezione più importante che abbiamo appreso al momento.

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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