Intervista: Luis Fonsi e il successo di “Despacito”

Potremmo avere già nelle orecchie il prossimo tormentone estivo. Chi è Luis Fonsi di Despacito? Il brano è entrato prepotentemente nelle classifiche di tutto il mondo ed è impossibile toglierselo dalla testa.

Intervista: Luis Fonsi e il successo di “Despacito”
Foto: Omar Cruz

Aprile: abbiamo già il potenziale tormentone estivo? Potrebbe essere “Despacito” del cantautore portoricano Luis Fonsi, realizzato con la partecipazione di Daddy Yankee: primo nella classifica dei singoli FIMI/GFK per alcune settimane, primo nella classifica dei video più visti in Italia e con più di 900 milioni di visualizzazioni globali, tre volte disco di platino, programmatissimo dalle radio.

Un apprezzamento a livello mondiale quello per Fonsi, decretato dal solo singolo “Despacito”; Luis, che è un cantante dalla carriera lunga e di successo, sta ancora lavorando all’album: arriverà più avanti.

Questi sono numeri di un successo vero.
Di cui non conosco il segreto. Questo tipo di riscontro in Italia e in paesi dove non si parla spagnolo non lo avevo immaginato nemmeno nei miei sogni più fantasiosi. Nessuno ha la sfera di cristallo, se no le canzoni sarebbero tutte hit. Quando ho scritto “Despacito” sapevo di avere in mano un brano che fa sentire bene: credo che ci sia bisogno di ballare, oggi più che mai. Daddy Yankee è un grande, ha dato un apporto enorme.

Perché adesso più che mai abbiamo voglia di ballare?
La gente vuole canzoni allegre, i ragazzi vogliono cantare in auto e ballare nei club. Lo so che io sono conosciuto per canzoni più romantiche: il fatto che oggi proponga un sound diverso è un’evoluzione.

Già, spieghiamo cosa hai fatto in passato.
Sono un cantante professionista da 19 anni. “Despacito” farà parte del mio nono album, che arriverà più avanti nel corso dell’anno. Le mie canzoni sono sempre state romantiche e pop, con “Despacito” non voglio dimenticare questi aspetti ma mi concentro di più sul ritmo. Non sono mai stato né un cantante legato al reggaeton né il tipico interprete latino tradizionale; penso di essere più urban che tropicale.

Un bel cambiamento…
Non è drastico, piuttosto un’evoluzione. Non bisogna avere paura di cambiare, come fanno i più grandi – penso a Madonna o a Michael Jackson. Nel disco ci saranno comunque della ballad e qualche collaborazione, di cui preferisco non parlare finché non sarà tutto fatto.

Non hai mai fatto concerti in Italia: c’è qualcosa all’orizzonte?
In Spagna, in Italia lo spero. Ho cantato per Giovanni Paolo II a Roma. E a Oslo, per il Nobel a Obama. I giornali scrissero che avevano visto per la prima volta i reali di Norvegia alzarsi e ballare. Su una mia canzone!

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Francesca Binfaré
Francesca Binfaré
Giornalista, si occupa di musica, spettacolo e viaggi; parallelamente svolge attività di ufficio stampa. Autrice e conduttrice radiofonica dal 1989. Ha vissuto qualche tempo a Dublino, ma non ha mai suonato al campanello di Bono. Ha visto i "duri" Metallica bere un the e Slash senza l’immancabile cilindro. Affezionata frequentatrice del Festival di Sanremo e dei meandri del Teatro Ariston.
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