“Bartali”, così la canzone di Paolo Conte diventa Musica eroica

Il brano simbolo dell’0rgoglio italiano firmato dal cantautore piemontese

Bartali: in un cognome così toscano è racchiusa una storia tutta italiana. E’ lui il protagonista della nuova puntata di Musica ed Eroi. Il più grande eroe del ciclismo di tutti di tempi, e non solo per meriti sportivi, è senza dubbio il Ginettaccio nazionale.

Tre Giri d’Italia, due Tour de France, quattro Milano-Sanremo, Tre Giri di Lombardia: il palmares di Gino Bartali è qualcosa di irraggiungibile nel ciclismo moderno. Ancor più raro è il suo coraggio morale che lo elegge eroe a tutti gli effetti.

Nel 1943, in pieno conflitto mondiale, trasporta oltre ottocento documenti falsi utili all’espatrio di altrettanti ebrei. Nel 1948, in ritardo di circa venti minuti in classifica da Bobet, si scatena sui Pirenei andando a vincere la Gran Boucle. Il 14 luglio, infatti, festa nazionale francese, il Tour non si corre. In Italia l’attentato a Palmiro Togliatti rischia di fare esplodere una rivoluzione. De Gasperi chiama Bartali e gli chiede di vincere il Tour. Incredibile ma vero, il toscanaccio trionfa il giorno dopo, l’Italia dimentica il caos sociale.

Gino Bartali diventa così l’eroe che evita la guerra civile.

Il 16 luglio vince ancora una tappa, e nove giorni dopo, a 34 anni, arriva a Parigi in maglia gialla, con un fortissimo senso di dovere verso la sua patria.

 

È proprio pensando a quella vittoria che il cantautore genovese, Paolo Conte, dedica il celebre brano al ciclista.

Tra i francesi che si incazzano e i giornali che svolazzano…ecco arrivare quel naso triste come una salita quegli occhi allegri da italiano in gita.

“Bartali” è la canzone simbolo dell’orgoglio nazionale che inviperire i cugini d’Oltralpe.

In realtà i versi, con l’interpretazione dello stesso cantautore amatissimo in Francia, risuonano nella loro carica di ironia e vengono apprezzati anche dai tifosi di Bobet.

Il testo racconta di un uomo che vuole abbandonarsi alla noia apparente della solitudine e della tranquillità. Indifferente rispetto al mondo e alla presenza femminile. Il protagonista, tifoso di Bartali, usa proprio l’atteggiamento del Ginettaccio per le sue imprese che l’hanno reso un eroe. Con sguardo sornione si isola dalla quotidianità e si gode se stesso.

La forza più grande, musicalmente, resta quel ritornello senza parole di senso compiuto ma unicamente onomatopeiche (zazzarazà zazzarazà) che seguono l’incedere jazzistico del brano nella sua vivacità. Il ritmo di marcia sembra quasi andare di pari passo con la pedalata leggera del gigante del ciclismo.

 

Bartali esce nel 1979, pubblicata nell’album Gelato al limon di cui è la seconda traccia. Poco dopo il debutto arrivano versioni storiche anche di Bruno Lauzi e ancor più di Enzo Jannacci.

Ecco come un campione dallo sguardo burbero e sarcastico, degno della più grande rivalità da sempre simbolo del nostro sport, diventa così un tormentone persino nelle sette note.

Potere della musica, che sa trasformare in ironico qualcosa di estremamente serio.

Ducunt volentem fata, nolentem trahunt, dicevano gli stoici (ovvero, il fato conduce chi lo vuole, e trascina chi non lo vuole). Bartali, che stoicamente non si ferma davanti a nulla, condusse l’Italia verso un destino vincente. E viene così raccontato da una delle canzoni più spettacolari che si inserisce così nella musica eroica. Quella dell’orgoglio italiano…nella terra dei francesi.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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