Malvax, Manifestazione d’affetto (L’attivista), una canzone di rottura e d’impegno, come raccontare un tema sociale con equilibrio

Malvax, "Manifestazione d’affetto (L’attivista)"
“Manifestazione d’affetto (L’attivista)” il singolo dei Malvax

Da venerdì 8 novembre, è disponibile in digitale il nuovo singolo dei Malvax, dal titolo: Manifestazione d’affetto (L’attivista) (Piuma Dischi/The Orchard). Il singolo tratto dal primo album Il Viaggio Non Mi Pesa uscito lo scorso 5 aprile 2024.

Manifestazione d’affetto (L’attivista) è una canzone di rottura e d’impegno, che invita l’ascoltatore a pensare e riflettere su quello che accade intorno. Ai Malvax non interessa far pensare di essere di destra o di sinistra, rappresentare un ideale o un impegno, ma con questo brano sentono la necessità di schierarsi invece a favore di chi ancora ha degli ideali puri, ideali che nel 2024 sono completamente soffocati da una ricerca estetica e vuota di qualsiasi significato.

Un brano fondamentale che ci fa capire come, con leggerezza, ma senza sembrare banali, si possa ancora fare musica impegnata e che lascia all’ascoltatore la possibilità di farsi un’idea su quello che lo circonda e che vive nella quotidianità.

Un impegno che agli artisti e alla musica italiana oggi è richiesto, e alla quale i Malvax rispondono presente con ironia, sagacia, leggerezza e coerenza. I Malvax oggi sono Lorenzo Morandi (voce e chitarra acustica), Francesco Ferrari (piano e synth), Giacomo Corsini (batteria) e Jurij Cirone (basso).

Noi abbiamo raggiunto Giacomo per una piacevole chiacchierata, per farci raccontare questo singolo, il loro progetto e i festeggiamenti per questi primi dieci anni di carriera.

Voi nascete nel 2014, dieci anni tra canzoni ed eventi in giro per l’Italia in particolare in questo 2024. Lo spirito è sempre lo stesso o si è evoluto con voi?

Sono stati anni intensissimi, dove siamo cambiati e dove è evoluto anche lo spirito dei Malvax. Quando metti su una band, all’inizio, non ti è chiaro dove vuoi andare e cosa fare, ti interessa solo fare musica. Oggi, invece, le idee chiare ci sono e sappiamo cosa vogliamo della nostra vita. Lo spirito c’è sempre, si è solo rafforzato.

Dieci anni intensi, fino ad arrivare all’oggi e alla formazione attuale…

Noi ci siamo messi insieme che eravamo veramente piccoli e insieme siamo cresciuti. Come ogni band, le cose cambiano e anche la band stessa è cambiata. Infatti, all’inizio eravamo solo io (Giacomo il batterista ndr) e Lorenzo il cantante. Poi, utilizzando un gergo calcistico: ci siamo rinforzati con Jurij e Francesco. Oggi siamo nella formazione top, ci siamo consolidati internamente e ora puntiamo in alto.

Lo scorso 5 aprile è uscito il vostro primo disco Il Viaggio Non Mi Pesa, mentre è dell’8 novembre l’uscita del singolo Manifestazione d’affetto (L’attivista). Come mai questa scelta impegnata?

Abbiamo la percezione che nella musica non ci sia molto spazio per le tematiche sociali, che invece sono importanti nel mondo d’oggi. Quindi, è da un anno che lavoriamo in questa direzione e che cerchiamo di dare spazio all’attualità; poi, è chiaro, non possiamo pensare a brani solo impegnati e quindi proponiamo anche pezzi più leggeri.

Malvax, "Manifestazione d’affetto (L’attivista)" 1
Malvax

È importante parlare di attivismo oggi?

Direi di sì! L’attivismo è un fenomeno moderno ed è importante parlarne; poi ognuno può avere la propria idea, anche se noi nel brano cerchiamo di esserne neutri. Cerchiamo infatti di raccontarlo in modo asettico, lasciando libera interpretazione, ma facendo presente che esiste, che è una realtà dei nostri giorni.

Quindi avete una vostra idea sul tema, anche se nella canzone mantenete un certo riserbo?

L’essere attivi aiuta a cambiare, mentre il restare fermi in qualche modo fa fare passi indietro. Abbiamo cercato quindi di dare un messaggio forte e chiaro con questo brano, anche se noi non siamo cantautori impegnati. Però, anche con la musica pop possiamo dire la nostra e raccontare un fenomeno importante e presente. Anche se internamente ognuno ha la propria idea, noi non ci schieriamo apertamente. Non diciamo quindi se sia giusto o no bloccare le auto o sporcare dei quadri, però diciamo che è importante farsi sentire. Facciamo presente che l’attivismo esiste ed è un fenomeno attuale; è parte della vita di tutti i giorni.

Il brano è un invito a riflettere, ma senza risultare troppo pesanti…

Effettivamente c’è una contrapposizione. Le sonorità sono leggere, ma c’è un testo impegnato. Lo puoi ascoltare con calma in macchina o mentre passeggi con le cuffiette, ma nel mentre ti faccio ragionare. Noi ci mettiamo nel mezzo, ma la speranza è che la gente ragioni su quello che ascolta.

Un anno ricco di impegni, concerti e musica per festeggiare questi primi dieci anni. Cosa ci dobbiamo aspettare dai Malvax prossimamente?

Abbiamo avuto un 2024 indimenticabile, dove il nostro primo step era di fare un concerto a Modena e riempire un locale e ci siamo riusciti. Il secondo sarà invece quello di fare un tour nei club in giro per l’Italia e avere la possibilità di portare in giro le persone che in questi anni ci hanno seguito e aiutato. Infine, ci piacerebbe riuscire a vivere concretamente di musica.

In conclusione: per anni avete provato a partecipare a Sanremo nella sezione nuove proposte. Anche quest’anno ci avete provato?

Purtroppo no, il fattore età ci ha penalizzato. Avremmo dovuto partecipare con un componente in meno e non ce la siamo sentiti. Noi siamo affezionati a Sanremo e ringraziamo ancora Amadeus per averci voluto fortemente nelle scorse selezioni quando eravamo ancora piccoli. Oggi Sanremo lo guarderemo da casa, anche se ci dispiace che così, come accaduto a noi, molti artisti promettenti saranno tagliati fuori.

Giovanni Nuti, una carriera invidiabile, fatta di musica, arte e bellezza con tanti giganti della parola e della musica che hanno caratterizzato la cultura del nostro paese

Giovanni Nuti canta Alda Merini e Giorgio Manganelli

Alda Merini e Giovanni NutiGiovanni Nuti è uno dei maestri più interessanti, caratteristici e talentuosi che la scena italiana e culturale hanno da offrire in questo periodo storico. Artista a 360 gradi e con una carriera invidiabile, fatta di musica, arte e bellezza e a stretto contatto con Alda Merini e con tanti altri giganti della parola e della musica che hanno caratterizzato la cultura di questo paese.

Lo scorso 4 novembre è andato in scena il suo ultimo spettacolo, che ha raccolto consensi ed entusiasmi, dal titolo “Usa la tua pazzia – Giovanni Nuti canta Merini e Manganelli”. Un modo per ricordare due artisti immensi come Alda Merini e Giorgio Manganelli, ma anche una esigenza per far scoprire i loro scritti, gli aneddoti e le curiosità, ad un pubblico più giovane.

Canzoni, poesie e scritti inediti, per far riscoprire due personaggi immensi che, grazie all’attenzione, l’affetto e la competenza di un artista come Nuti, rivivono sul palco.

Ad accompagnare Giovanni Nuti, nel corso della serata, la band composta da José Orlando Luciano (pianoforte e tastiere), Tia Airoldi (chitarra), Simone Rossetti Bazzaro (violino), Raffaele Kohler (tromba), Carlo Giardina (basso) ed Emiliano Oreste Cava (batteria e percussioni), oltre che, la presenza, in qualità di ospite, di Dario Gay.

Nel corso della serata, anche un omaggio a Milva, la rossa della musica italiana con cui Nuti ha collaborato nel progetto di grande successo Milva canta Merini.

Il concerto, organizzato dall’Associazione Alda Merini, in collaborazione con CETEC-Spazio Alda Merini e con il sostegno de Il Circolo Navigli-Artisti e Patriottica, e inserito nel programma del Festival “A Casa di Alda Merini”.

Sempre il 4 novembre, è stata poi l’occasione per scoprire anche Lo Pterodattilo Giovanni, un brano musicato dallo stesso Giovanni Nuti con il testo della poesia di Giorgio Manganelli e disponibile su tutte le piattaforme digitali.

Noi di Musica 361 lo abbiamo raggiunto per una piacevole chiacchierata, per parlarci dell’evento appena passato, dell’importanza di ricordare Alda Merini e Giorgio Manganelli e del brano Lo Pterodattilo Giovanni.

Giovanni Nuti canta Alda Merini e Giorgio Manganelli 1
Giovanni Nuti

Ciao Giovanni e benvenuto sulle nostre pagine. Inizierei chiedendoti come stai?

Bene, la serata del 4 novembre è andata benissimo. Ho ricevuto delle recensioni e dei commenti fantastici. Sapere di essere arrivato, anche ai più giovani è la mia massima soddisfazione. Mi ritengo soddisfatto e felice per la riuscita di questo evento.

Raccontare Alda Merini e Giorgio Manganelli, anche ai più giovani è certamente una missione non facile, ma pensi che sia necessaria?

Oggi vedo che ai giovani mancano delle certezze e tante volte siamo noi adulti, ma anche noi artisti che, con la nostra arte e i nostri insegnamenti, li dovremmo aiutare. Oggi i più giovani, puntano al successo, al tutto e subito, senza pensare al domani e senza pensare a crearsi una propria cultura. Ecco il mio intento, e anche la mia speranza, è di aiutarli portando loro la cultura di due giganti immortali come Alda Merini e Giorgio Manganelli. Perché loro, ancora oggi, sono attuali e portano cultura.

 “Usa la tua pazzia – Giovanni Nuti canta Merini e Manganelli” questo è il titolo dello spettacolo andato in scena lo scorso 4 novembre. Com’è riportare in scena Alda Merini e Giorgio Manganelli per uno spettacolo così?

Innanzitutto è stato un onore per me riportare sul palco questi due personaggi fantastici. Alda Merini con cui ho condiviso tanti anni di palco e di vita e Giorgio Manganelli, grandissimo poeta e grande amore di Alda. All’onore, subentra anche la responsabilità, la sensibilità e la curiosità di far conoscere i testi e gli scritti di due giganti in un contesto come quello odierno. Oggi si sentono delle mancanze culturali e quindi è giusto ripartire da queste certezze.

Durante lo spettacolo anche la presenza di un grande artista come Dario Gay. Come mai hai voluto lui come ospite?

Per affetto, amicizia e perché rappresenta una parte fondamentale del mio percorso. Senza di lui probabilmente non avrei mai conosciuto Milva e non sarebbe mai potuto uscire l’album Milva canta Merini.

E sempre nello spettacolo, anche l’omaggio a Milva…

Lei è stata un’artista che ho amato tantissimo e poter lavorare con lei per l’album di successo Milva canta Merini è stato un grande onore. Per quello che mi ha dato e per quello che ha significato per me, è giusto che la ricordi nei miei spettacoli.

Giovanni Nuti - Lo Pterodattilo Giovanni - Cover
Giovanni Nuti – Lo Pterodattilo Giovanni – Cover

Il 4 novembre è uscito anche il tuo nuovo brano Lo Pterodattilo Giovanni. Ce ne vuoi parlare?

È brano musicato da me su testo della poesia di Giorgio Manganelli. È un pezzo con una grande forza evocativa, ma anche un momento di sana follia. Ha un testo surreale, ma originale. Lo Pterodattilo è un rettile preistorico volante, fuori posto ai giorni nostri, ma che ci insegna a guardare le cose da un’altra prospettiva e a vedere in totale libertà quello che succede dall’alto.

Con Alda Merini hai condiviso tantissimi anni di vita e di palco, per quello che lei stessa ha definito un “matrimonio artistico”. Quali sono però i suoi insegnamenti che ancora oggi ti porti dietro?

Con lei ogni cosa era un insegnamento. Mi ha fatto capire che le cose si possono vedere sotto un’altra luce e che bisogna avere un’apertura mentale sulle cose che capitano. Con lei ho condiviso tanti anni di palco, ma grazie a lei sono riuscito a guardare oltre e ad apprezzare le piccole cose della vita. Con lei ho imparato a credere nei sogni.

In conclusione: lo spettacolo è stato un successo, il brano è uscito, ma tu sei felice?

Felicissimo! Mi ritengo soddisfatto e contento. Non tanto per il successo dell’evento, ma felice perché sento di essere arrivato alle persone.

Nove:  “Gocce”  il suo nuovo brano, un pezzo scritto da lei e Zibba, e rappresenta un momento introspettivo, riflessivo

Nove, "Gocce" e la collaborazione con Zibba
Nove

Nove, all’anagrafe Roberta Guerra, è una cantautrice, polistrumentista e insegnante di canto, nata e cresciuta a Genova dove la musica d’autore è di casa. Gocce è il suo nuovo brano, un pezzo scritto da lei e Zibba, e rappresenta un momento introspettivo, riflessivo, profondo e che cambia struttura e mood in diverse occasioni. Dalla ritmica di un Valzer moderno si passa ad una ballad urban pop, che sorretta da un mix di suoni elettronici, synth e chitarre, riesce a vivere in una dimensione romantica, anche grazie ad un testo elegante, raffinato e potente. Noi di Musica 361 l’abbiamo raggiunta per farci raccontare Gocce e il suo rapporto con Zibba.

Il tuo brano è uscito da poco, ma quali sono le emozioni che ti stanno accompagnando?

Al momento sto bene, l’uscita di Gocce mi ha reso felice e contenta. Anche perché, all’interno ci sono tutte le mie emozioni e ci sono io al 100%. È stato difficile per me raccontarmi, non era facile, era una sfida con me stessa per uscire da una sorta di comfort zone e credo di esserci riuscita. Mi emoziona sapere che Gocce è disponibile per tutti e spero così possa arrivare il più lontano possibile.

Gocce è appunto il titolo del tuo ultimo singolo, come ce lo presenteresti?

Gocce è nata durante un viaggio a Zanzibar. Ricordo che ero su una spiaggia e il tempo non era bellissimo. Infatti, aveva appena piovuto. Così, mentre passeggiavo, ascoltando la musica e vedendo il panorama, ho riflettuto sulla pioggia, all’acqua che cade nel mare, all’unione che avviene durante il temporale e anche alla separazione dell’acqua quando evapora. Quest’immagine mi ha ispirato una storia d’amore, come se le gocce fossero delle persone che dopo essersi perse, si rincontrano in mezzo alla folla. Ed è per questo, che la prima frase che ho scritto, è stata: Chissà se siamo stati destinati a perderci, per incontrarci tra milioni di persone.

Nove - Gocce - Cover
Nove – Gocce – Cover

Questo viaggio e il panorama hanno ispirato la nascita di Gocce. Quando e come è subentrato Zibba?

Una volta tornata a casa, ho iniziato a buttare giù dei pensieri accompagnata dal pianoforte. Ho scritto il pezzo e la struttura e poi sono andata da Zibba. Con lui mi sono confrontata e insieme abbiamo sistemato il brano. La cosa bella di lavorare con un professionista come lui, è che ti ascolta veramente e sa come aiutarti. Sono molto prolissa quando scrivo e lui mi ha aiutato ad asciugare i concetti, mi ha fatto capire che potevo usare poche parole per raccontare le stesse cose. Zibba è un artista che sa entrare veramente dentro i brani, riesce a tirare fuori il vestito giusto per ogni canzone.

In cosa pensi che ti abbia aiutato Zibba in questo tuo percorso artistico?

Zibba mi ha aiutato a scavare dentro di me. Mi ha fatto capire che devo andare avanti con le mie idee, senza guardarmi troppo intorno e che devo essere me stessa anche quando scrivo. Con lui ho fatto un lavoro interiore importante, mi è stato vicino e mi ha aiutato veramente.

Un brano scritto da te, ma quanto c’è del tuo vissuto e del tuo percorso in questo pezzo?

C’è tantissimo di me, della mia vita e del mio percorso. L’immagine della spiaggia e delle gocce, mi ha aiutato a raccontare questa storia d’amore; queste persone che si incontrano, si perdono e si ritrovano. Queste gocce che cadono insieme nel mare, che vanno a contatto con l’acqua e che evaporano per tornare in insieme. Così, quello che volevo, era raccontare un messaggio di forza e speranza e che se due persone sono legate, prima o poi il destino le farà rincontrare.

Nove, "Gocce" e la collaborazione con Zibba 2
Nove

Ovviamente, quando si scrive un brano deve piacere in prima battuta all’artista, ma hai pensato anche a cosa arriverà al pubblico?

Quando l’ho scritto, in realtà, non ho pensato cosa potesse arrivare al pubblico. Sentivo però che era il brano giusto per me e per questo progetto. Tuttavia, come ogni canzone, al momento dell’uscita, non è più solo mia, ma diventa di tutti. Ecco, Gocce è un brano dove in tanti si possono riconoscere e la speranza, quindi, è che chi l’ascolterà possa ritrovarcisi. Mi piacerebbe se arrivasse a tutti e se in tanti la facessero propria.

Uscirà un progetto completo dopo Gocce?

Uscirà un disco nel 2025. Ci stiamo lavorando e mi sto prendendo tutto il tempo per scrivere e per dedicarmici al 100%. Vorrei che fosse un bel racconto e che la gente possa ritrovarci Nove all’interno di questo progetto; anche perché ci saranno tanti brani che racconteranno il mio mondo e il mio percorso. Stiamo ragionando quindi ad un bel lavoro e speriamo che possa piacere a tutti.

Agnese Contini e lo sguardo malinconico del futuro in “Desert Earth” , l’essere umano si trova in una realtà che lo conduce alla distruzione, alla privazione, all’inaridimento

Agnese Contini “Desert Earth” brano strumentale
Agnese Contini_(ph Chiara Vantaggiato)

È disponibile, da venerdì 11 ottobre, “Desert Earth” (INRI Classic / Universal Music Italia), il nuovo brano strumentale della chitarrista salentina Agnese Contini. Con questo brano, la Contini vuole raccontare la sua visione della natura e nei rapporti umani: in un mondo in cui l’aridità è protagonista, l’essere umano si trova in una realtà che lo conduce alla distruzione, alla privazione, all’inaridimento e alla demolizione dei legami con gli altri e con la natura stessa.

Il rischio, per l’artista, è che questo immobilismo possa amplificare una situazione di per sé già grave e con uno sguardo malinconico al passato, ritrova nella realtà un futuro a rischio. La volontà, quindi, è quella di trovare una soluzione e muoversi, prima che sia troppo tardi.

Composto dalla stessa Contini, “Desert Earth” vede la chitarrista salentina accompagnata al violoncello da Ester Ambra Giannelli.

Noi di Musica 361 abbiamo raggiunto Agnese Contini per una piacevole chiacchierata.

L’11 ottobre è uscito il nuovo singolo, ma qual è l’esigenza che si nasconde dietro questo brano?

L’idea del brano nasce da aspetti emotivi e personali, ma anche dall’esigenza di raccontare un processo negativo come la desertificazione. La volontà dietro questo progetto è quindi di voler riflettere e far riflettere, su quello che capita intorno a noi, con noi, che invece di fare qualcosa, rimaniamo fermi a guardare. Ecco, voglio raccontare questa situazione, voglio rappresentare questa lotta contro la passività di certi argomenti.

Quindi racconti questa desertificazione della terra, ma nel brano è presente anche una certa aridità nei rapporti. C’è un punto d’incontro tra questi temi?

Certamente sì! Questo immobilismo passivo di fronte agli eventi che ci accadono, l’ho rivisto anche nelle relazioni interpersonali. Come se, questi rapporti e questa desertificazione in atto, non ci toccassero minimamente. Invece non è così! Anzi, dobbiamo trovare la soluzione per tornare ad ascoltarci e a vivere pienamente il mondo che ci circonda.

Agnese Contini -Desert Earth - Cover
Agnese Contini -Desert Earth – Cover

Tra le emozioni di questo progetto, immagino che sia presente anche una forma di malinconia per quello che è stato, per quello che è oggi, ma anche per quello che sarà…

Indubbiamente la malinconia entra tra le emozioni dominanti. Probabilmente la malinconia è stata l’emozione scatenante per la realizzazione di Desert Earth”. Nell’osservare quei luoghi a me cari, che ho visto cambiare in maniera negativa, ho provato malinconia e tristezza; così mi sono chiesta: “ma veramente stiamo andando incontro a questa fine?”

 Come mai la volontà di fare un brano esclusivamente strumentale per raccontare questo problema a te caro?

Mi trovo meglio a lavorare su brani strumentali e la scelta, per questo progetto, è stata dettata dal voler esprimere me stessa con la musica piuttosto che con le parole. Poi, per questo tipo di argomento, non credo che siano utili tante parole. Affido quindi alla musica il compito di comunicare questi pensieri.

Agnese Contini “Desert Earth”
Agnese Contini (ph_Chiara Vantaggiato)

Lo scorso anno è uscito il tuo primo album “Dinamiche di volo, ma Desert Earth” in questo momento della tua carriera, dove si colloca?

Sta sicuramente segnando un periodo di grandi cambiamenti in me. È una fase di transizione dove sto studiando e cambiando approccio alla musica. Rispetto al mio precedente lavoro, c’è una sorta di evoluzione e Desert Earth” è così una nuova tappa del mio cammino.

Ci sarà anche un nuovo album dopo l’uscita di questo brano e di altri singoli?

Al momento, l’intento è di uscire con nuovi brani e farmi conoscere il più possibile. Poi, in futuro, mi piacerebbe raccogliere i vari brani in un lavoro completo. Ad oggi, però, la sto vivendo tranquillamente e senza ansie, poi chi vivrà vedrà.

Fabrizio Mocata, l’italiano alla conquista del mondo, protagonista dei prossimi Latin Grammy Award 2024 con “Tango Cruzados”

Fabrizio Mocata, l’italiano alla conquista del mondo
Fabrizio Mocata (Foto by Salvino Martinciglio)

Tra i protagonisti dei prossimi Latin Grammy Award 2024 (in programma il 14 novembre 2024 ndr.), non ci sarà solo Laura Pausini a rappresentare l’Italia; infatti, tra le nomination, sarà presente anche un altro musicista italiano: il pianista e compositore Fabrizio Mocata. L’artista siciliano sarà in concorso insieme all’argentino Franco Luciani, con il disco “Tangos Cruzados”.

Registrato in parte in Italia e in parte a Buenos Aires, “Tangos Cruzados” rappresenta un bellissimo esperimento. L’unione tra tradizione e innovazione, con il tango come punto di contatto tra due culture differenti, ma non troppo e attraverso esperienze, idee, contemporaneità e sonorità.

“Tangos Cruzados” è quindi il risultato di un grande lavoro, premiato con la nomination nella categoria “Mejor album de tango”.

Noi abbiamo raggiunto Mocata durante il suo tour, per farci raccontare l’emozione della nomination, di “Tangos Cruzados” e della collaborazione con Franco Luciani.

Ciao Fabrizio, come stai vivendo questo periodo?

Sto bene, ho ricevuto una sorpresa bellissima con questa nomination, anche perché non era inseguita o cercata. Rientrare nella rosa dei cinque album di tango più interessanti è sorprendentemente bello. Non tanto per la qualità del progetto che, secondo me è valido, ma perché essere scelti, è una grandissima emozione. Fa capire che anche agli altri è piaciuto quello che abbiamo proposto.

Una nomination non cercata, ma sicuramente importante. Questa nomination però cosa rappresenta per te?

La considero una conferma per tutto il lavoro svolto in questi anni. È la dimostrazione che sto facendo un qualcosa di buono nel mio percorso.

Fabrizio Mocata, l’italiano alla conquista del mondo 1
Fabrizio Mocata e Franco Luciani – Tangos Cruzados – Cover

Cosa avete messo di vostro tu e Franco Luciani in questa collaborazione?

Con Luciani ci siamo trovati nonostante esperienze e percorsi diversi. Una diversità che è stata utile per questo progetto e questa idea musicale. Franco, ad esempio, viene da una carriera importantissima nel folklore argentino, io ho sperimentato in passato la fusione tra jazz e tango. Cose diverse, ma che ci completavano. Così abbiamo deciso di toccare e rileggere dei brani classici, rinnovandoli e stravolgendoli a modo nostro. A livello artistico è un qualcosa di nuovo e particolare nel tango di oggi.

Come nasce questa alchimia tra voi?

Il nostro primo incontro è stato nel 2019, sul palco del “Festival del Tango di Granada”. Tuttavia, nonostante quella conoscenza, tutto si fermò per via della pandemia. Al suo primo ritorno in Europa però, Franco, si ricordò di me e mi cercò. Così, dopo qualche concerto insieme, è scattata la scintilla. Abbiamo raggiunto una grande alchimia.

Grande alchimia che ha portato alla nascita di “Tangos Cruzados”, l’album che vi ha regalato questa nomination…

L’idea di registrare un disco nasce dalla voglia di fissare su un supporto la nostra collaborazione e la nostra idea di musica. Abbiamo registrato tante tracce, forse anche il doppio di quelle poi effettivamente pubblicate, ma la scelta è ricaduta su quelle canzoni che più di tutte rappresentassero l’idea di “Cruzados”, ovvero dell’incontro. Nel nostro caso, l’incontro tra la cultura italiana e quella argentina.

Com’è toccare comunque parte della tradizione argentina?

Bisogna innanzitutto avere rispetto e conoscenza della cultura originale del tango! Avere un po’ di sana follia e consapevolezza. Poi, importante, è la consapevolezza di lasciarsi andare senza troppi pensieri.

Fabrizio Mocata, l’italiano alla conquista del mondo 2
Fabrizio Mocata (Foto by Daniel Montoya)

Qual è stata la tua reazione e quella di Franco Luciani appena saputo della notizia della nomination?

Non ne sapevo nulla, non sapevo neanche che quel giorno avrebbero annunciato queste nomination. Così all’improvviso, Franco mi mandò un messaggio con scritto: “We are” e io scherzando: “The world”, citando la celebre canzone. Poi ci siamo sentiti telefonicamente e abbiamo parlato per bene, per entrambi è stata una gioia incontenibile.

In conclusione: è per te anche una rivincita questa nomination?

Fa una certa impressione essere tra quei nomi! Tuttavia, io non baso la mia carriera sul confronto con gli altri, ma semplicemente cercando di apprendere e migliorare quello che faccio. Questa è sicuramente la testimonianza che con il duro lavoro i risultati arrivano. Oggi si vive la musica in maniera molto competitiva, io invece cerco di fare la musica migliore per me.

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