“Astronave”, il viaggio intergalattico di Matteo Alieno

A tu per tu con il giovane e talentuoso cantautore romano, al suo debutto discografico con l’album “Astronave”

Matteo Alieno
Matteo Alieno si racconta ai lettori di Musica361 in occasione dell’uscita di “Astronave” © foto di Lorenzo Piermattei

Il viaggio inteso come esplorazione. Astronave è il debut album di Matteo Pierotti, alias Matteo Alieno, un titolo che gioca sul suo nome d’arte e sulla voglia di navigare all’avanscoperta di nuovi mondi. Undici tracce in scaletta, interamente suonate dalla prima all’ultima nota. Un biglietto da visita analogico destinato a durare nel tempo.

Quali aspetti ti rendono più orgoglioso di questo lavoro?

Il fatto che il disco sia suonato, ogni volta che lo ascolto scopro una sfumatura in più. Avendo scritto le canzoni ce le ho bene in testa, mi stupisce ascoltare il grande lavoro che è stato fatto dai musicisti coinvolti, professionisti che hanno saputo donare creatività, passione e competenza. Ciascuno strumento ha una vita propria,

Cosa hai voluto portare a bordo della tua navicella spaziale?

Sicuramente mi sono portato a bordo i miei mondi interiori, perchè si tratta di un viaggio introspettivo, anche se non parlo di sensazioni o sentimenti personali, nel disco esprimo le mie riflessioni sul mondo che mi circonda. Un po’ di tempo fa ho letto un post di Cesare Cremonini, in cui diceva che si può viaggiare anche restando in camera. E’ verissimo, il viaggio è una condizione mentale, un’esplorazione dentro se stessi. Lo abbiamo sperimentato un po’ tutti durante il lockdown.

"Astronave, il viaggio intergalattico di Matteo Alieno
La copertina di “Astronave”

Cosa hai voluto lasciare, invece, sulla Terra?

La paura di fare un disco fuori dai canoni, mi sono lasciato alle spalle il timore di non realizzare un progetto che potesse essere collocato in questo tempo. Spesso mi dicono: “Mattè, ancora con la chitarra nel 2020?”, la mia risposta è semplicemente “sì”. Mi ricollego a una frase di Egon Schiele, il mio pittore preferito, che diceva: “L’arte è sempre contemporanea, figlia delle influenze del tempo in cui viviamo”. Nel mio caso si è trattato quasi di una specie di rigetto, perchè in passato ho prodotto tanta musica elettronica per altre persone, non ce la facevo più, mi stava esplodendo il cervello. Non ti nego, però, che con il prossimo disco mi piacerebbe sperimentare di più.

Nella versione fisica, le tracce di “Astronave” sono proposte in chiave acustica. A cosa si deve questa scelta?

Degli artisti che seguo ho sempre amato collezionare demo e versioni inedite, più sono difficili da trovare e più mi appassiono. Banalmente ho voluto farlo anch’io, per dare l’idea di come sono nate le canzoni, oltre che per donare qualcosa in più a coloro i quali acquisteranno e gusteranno il disco in versione fisica, rispetto a chi lo ascolterà in digitale.

Verso quali pianeti e verso quali civiltà si dirige la tua astronave?

Guarda, in questo disco ho esplorato molto in me stesso, scavando e cercando di capirmi. Nessuno di noi arriverà mai a farlo al 100%, però penso di essermi inquadrato maggiormente. Di conseguenza vorrei iniziare a viaggiare verso gli altri, raccontare anche storie che non riguardano me. Può essere una sfida, perchè mi sono sempre trovato in difficoltà a calarmi nei panni di altre persone. Ho sempre cercato di tenere il mio sguardo sul mondo, col tempo ho imparato che gli sguardi degli altri possono essere anche più interessanti da decifrare e raccontare.

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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