Alpaca e il bisogno di tirare fuori la parte fanciulla che teniamo nascosta

A tu per tu con l’intenso e misterioso cantautore, al suo esordio discografico con “Non siamo più bambini”

Alpaca
Alpaca si racconta ai lettori di Musica361 in occasione del suo debutto discografico

Si intitola Non siamo più bambini uno dei pezzi più emozionanti di questo 2020 così particolare. A firmarlo e cantarlo è Alpaca, artista di cui non si conoscono né il volto né l’identità. Di lui sappiamo soltanto che ci sa fare, sia con la musica che con le parole. Tutto questo non solo ci basta, ci invita a frequentare più spesso la sostanza, a familiarizzare con le nostre più intime profondità, a non restare ancorati ai retaggi di un’inconsistente superficialità.

Più che una semplice canzone, la tua è una carezza. In un momento come questo, quanto è importante riscoprire quella parte di fanciullo che alberga dentro ciascuno di noi?

E’ importante, principalmente per ritrovare le cose semplici che da bambini si facevano in modo naturale: non bisogna mai smettere di sognare tirando fuori questa parte fanciulla che a volte teniamo nascosta. In un momento storico come quello che stiamo attraversando la semplicità e la spensieratezza può alleggerire molte paure, di questo ne sono sicuro.

Da bambini vorremmo che il tempo scorresse più veloce, poi cresciamo e preferiamo l’esatto opposto. Come descriveresti il tuo rapporto col tempo che passa?

Il tempo è una variabile complicata, i ricordi ci fanno tornare a un passato che vorremmo sempre qui, dietro alla porta, ma in realtà non è così, il tempo passa in maniera ben diversa, l’importante è cercare sempre degli obbiettivi positivi nuovi, come da bambini, portare ogni giorno la mente a ricercare un desiderio nuovo da realizzare, come quando si attendeva qualcosa tanto atteso e il tempo sembrava non passare mai…

Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?

Io tendo in ogni canzone a scrivere parole e musica insieme, nello stesso istante, al pianoforte. Parto da un’idea che mi nasce in testa e poi viene tutto da sé. Ci sono canzoni che ho scritto in cinque minuti senza revisione di nessuna parola o accordo, nate e finite così, solo impulso! La cosa affascinante è poi riascoltarle e sentire che mi trasmettono le stesse sensazioni di quando le stavo scrivendo, anche a distanza di anni… questo è qualcosa di indescrivibile.

Hai deciso di mettere la musica davanti a tutto, prima del tuo volto, prima della tua identità. In una società ormai votata all’immagine, pensi che questa scelta controcorrente possa premiare il tuo intento?

Che possa premiare sinceramente non lo so, quello che sò è che la mia musica e le mie parole non hanno bisogno di un’ immagine che la sostenga. Tutto viaggia tra un pianoforte e una voce, il resto ha poco valore. Il mio desiderio è che mi chi ascolta possa prima di tutto apprezzare la mia arte, possa viaggiare con la mente ed essere libero di emozionarsi. La fantasia ognuno se la crea a modo suo. Io penso che chi ama la musica non guarda all’immagine ma alla sostanza. Ora come non mai c’è bisogno di fare un passo indietro, prima la canzone e poi tutto il resto.

Alla luce del momento che stiamo vivendo, quale augurio ti senti di rivolgere alla collettività? Come te lo immagini questo Natale?

Penso che questo Natale sarà un ritorno alla semplicità, lo immagino purtroppo con più solitudine ma con la positività che poi, passato il buio, torneremo con più forza di prima ad apprezzare le piccole cose a cui non davamo più tanta attenzione. Non ci saranno baci, abbracci, ma ci saranno tanti pensieri positivi rivolti alle persone lontane che non potremmo vedere. Sicuramente sarà un modo per riflettere di più sulle vere cose preziose che abbiamo e che davamo per scontato. “Non perdere mai il sorriso, vedere in tutta questa situazione un’opportunità di rinascita interiore”, questo è l’augurio più grande che posso fare per questo Natale.

Secondo te, da questa situazione qualcosa la stiamo imparando oppure no?

Sicuramente sì, stiamo imparando a vedere tutto da un’ altra prospettiva, nulla è più scontato. Ogni piccolo gesto recupera il senso che stavamo perdendo, ci vogliamo più bene, apprezziamo di più il valore della vita e, sebbene si parli sempre di distanze e solitudine, questo tempo ci sta avvicinando dentro, ci porta tutti ad essere piu solidali.

A proposito di insegnamenti, qual è la lezione più importante che pensi di aver appreso tu, fino ad oggi, dalla musica?

La musica mi ha fatto uscire da tanti momenti difficili, mi sta aiutando anche in questo momento, da sempre mi accompagna. Credo che aver studiato pianoforte dall’età di cinque anni mi abbia aperto la mente. Tutta la tecnica imparata mi ha portato poi ad esprimermi liberamente con le canzoni, avevo un’esigenza forte di scrivere e tutto si è realizzato in modo naturale. La musica mi insegna questo: mai smettere di imparare e mai smettere di esprimersi, le due cose si fondono per dare emozioni a se stessi e a chi ci ascolta…

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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