Sorelle Lumiére: Mina, il cinema e la musica.

Sorelle Lumiére: recensione di una pietra miliare della musica italiana intriso di connotazioni cupe, ma che si apprezza per sonorità e atmosfere legate al tema dell’amore e dell’amicizia.

Recensione-di-Sorelle-Lumiére Atmosfera noir anni ’30 per Sorelle Lumière di Mina: uscito nel 1992 con questo doppio LP, Anna Maria Mazzini, gioca con il cinema festeggiando il centenario dell’arte in celluloide con un’affascinante copertina (ogni cover disc di Mina è un’opera d’arte), ispirata al film di Fritz Lang “M, il mostro di Düsseldorf”, e col titolo al femminile dedicato ai fratelli Lumiére. Un noir che non ha solo connotazioni cupe, ma che si apprezza per sonorità e atmosfere legate al tema dell’amore e dell’amicizia.

Il volume di sempreverdi della musica parte subito alla grande: Come mi vuoi, scritta da De Crescenzo e Mariella Nava, da canzone quasi sconosciuta diventa una delle più belle cover cantate da Mina. Il repertorio dell’amico Riccardo Cocciante si arricchisce della personale versione di Un nuovo amico fusa con il leggendario brano E poi. Questo rifacimento è sensazionale: regala nuova linfa alla canzone senza stravolgerne il senso voluto dall’autore.

È curioso notare come, col passare del tempo, rimane sostanzialmente invariato l’“èscamotagediscografico di Mina che prevede ogni anno un album, quasi sempre diviso in una parte di classici rivisitati e in una di brani nuovi, di norma inediti scritti da autori di diversa estrazione musicale.

Interi universi musicali nascono, crescono e muoiono, mentre Mina dal suo altero eremo svizzero continua a compilare la sua monumentale enciclopedia della canzone. Mina evolve così come evolvono i suoi dischi, ma alcuni punti fermi rimangono tali nella carriera della Tigre di Cremona: dall’aspettativa sempre frustrata di chi vorrebbe vederla di nuovo apparire dal vivo, all’ansia di chi vorrebbe qualcosa di più attuale per alimentare la cronaca, all’invidia per i ripetuti successi discografici nonostante l’inossidabile assenza la quale, sovverte non poco le regole del gioco discografico, che vede oggi nella sovraesposizione mediatica l’arma più forte per la vendita di dischi. E visto che il mondo musicale e il suo mercato cambiano, lo fa anche Mina rimanendo, però, fedele a se stessa.

Mina-Sorelle-Lumiére
Sorelle Lumiére, Mina (1992).

Il discorso vale anche per Sorelle Lumière, sulla cui copertina compare una Mina tecnologicamente trasformata in proiettore cinematografico del futuro, che canta e rilegge nuovi e vecchi brani della Canzone.

Singolare e fuorviante è, nella prima parte del disco, la scelta dei pezzi. Non tanto per le interpretazioni vocali – come al solito stupefacenti – ma per la scelta dei brani quasi tutti minori, poco conosciuti, o di discutibile bellezza. Si trovano Un nuovo amico di Cocciante, Cigarettes and coffee di Scialpi e I’ll fly for you degli Spandau Ballet. Molte sono le cover di artisti del pop internazionale da Mina interpretate: Michael Jackson, Beatles, Madonna, Sinatra e molti altri.

Ad eccezione di Cry me a river (cantata anni fa da Julie London) e la stupenda I ricordi della sera del Quartetto Cetra (sigla di Studio Uno del 1961) – due pezzi al di sopra di ogni possibile critica – per il resto sembra quasi che Mina, con vezzo provocatorio, abbia voluto sfidare la mancanza di vigore del repertorio scelto per esercitare la sua voce, come se volesse dire: “sentite come si canta, anche il brano più debole posso renderlo una perla della musica!”.  E sì, perchè Mina potrebbe cantare anche l’elenco telefonico e farlo risultare un capolavoro. Molti critici elitari non considerano la cantante cremonese una grande scrittrice, ruolo al quale Mina, forse, non è mai stata particolarmente interessata. Sicuramente è un’interprete eccezionale di indubbia e incontestabile sensibilità musicale.

Si potrebbe dire che, in questa logica, le canzoni contano fino ad un certo punto, e che tutto può essere nobilitato dalla voce e dalla tecnica, come infatti accade in questo storico disco della musica italiana. Ci sono poi anche ben tre canzoni che Massimiliano Pani aveva scritto e cantato nel suo disco solista intitolato L’occasione – album sottovalutato sia allora che oggi – una almeno delle quali, Come stai, diventa una canzone di indubbio fascino. Oggi, Come stai è uno dei brani più belli di Mina e i suoi fan sono legati a questo brano in modo speciale.

Rimane, però, la stranezza di questa compilation, rivolta alla riscoperta di gioielli dimenticati o nascosti. E poi c’è la parte degli inediti realizzata, come noto, attraverso la selezione delle centinaia di proposte che arrivano a Lugano da tutta Italia, non importa se da autori di grido o da sconosciuti. Si comincia con l’interessante apertura di Anima nera, molto coinvolgente nell’interpretazione , per passare all’elegantissima Se poi.

L’autore del brano, Carlo Marrale, è stato uno dei membri fondatori del gruppo dei JET e poi dei Matia Bazar di cui ha fatto parte, firmando la maggior parte dei successi internazionali del gruppo come  Per un’ora d’amore, Vacanze romane e Che male fa, anch’essa guarda caso interpretata, successivamente alla sua originale incisione, da Mina.

Esperimento divertente è il brano Fuliggine, storia di una moderna Cenerentola, smaliziata e ironica (Gino Castaldo, La Repubblica).  Il graffio e la duttilità della voce di Mina sono anche in questo caso indispensabili per innalzare la canzone a “instant classic”.

Singolare Neve, un pezzo scritto dal duo napoletano Audio 2, che risente del repertorio gregoriano che Mina dimostra di conoscere molto bene. La canzone, fra le più sperimentali e accattivanti di tutto il disco, vede Mina intenta a giocare con la voce per produrre strani effetti musicali, grazie anche agli ottimi arrangiatori del disco. Decisamente interessante la versione in spagnolo del brano, incisa molti anni più tardi per l’album Todavia.

Mina non ostenta mai la sue evidenti doti vocali, la sua grandezza, la sua tecnica. Se lo fa, lo fa in maniera mirata, talvolta ironica, a volte provocatoria, ma mai in maniera fine a se stessa.

In fondo Mina è una delle poche grandi voci della musica italiana, una voce rubata alla Lirica, forse la più grande voce del mondo. E sì, perchè Mina appartiene a quella manciata di voci femminili  considerata fra le più belle di tutti i tempi. Mina è colei che ha attraversato cinque decadi di musica senza mai sbagliare, cantando grazie al suo registro di soprano ogni pezzo possibile. Sono oltre 1500 i brani da lei interpretati, oltre 150 milioni i dischi venduti, coniugando il successo commerciale a un dotto repertorio, senza mai scendere a compromessi.

Mina si ritrae nella cover del disco come un mostro, marcato dal segno M, oggetto di feticismo per gli amanti del cinema e, ovviamente, della musica. Il gioco di riflessi e allusioni dell’immagine è originale quanto Mina. In fondo lo dichiara lei stessa fin dalle foto di questo disco: è Mina che proietta Mina, ed è Mina che guarda Mina proiettata  nuovamente da Mina. La celebrazione di se stessa. La celebrazione di un’artista unica e inimitabile.

Curiosità: Uomo ferito porta la firma di Valgaut, pseudonimo della cantautrice Valentina Gautier.

 

Tracklist di Sorelle Lumière:

Vol. 1

01. Come mi vuoi
02. Un nuovo amico/E Poi…
03. Come stai
04. Cry me a river
05. Figlio unico
06. Non avere te
07. I ricordi della sera
08. Cigarettes and Coffee
08. I’ll fly for you/Oye como va/Black magic woman (medley)
09. Robinson

Vol. 2

01. Anima nera
02. Se poi
03. Fuliggine
04. Uomo ferito
05. Quando finisce una canzone
06. Neve
07. Amore, Amore, Amore mio
08. Ancora un po’
09. Voli di risposte
10. La follia

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Paride Candelaresi
Paride Candelaresi
Appassionato di musica, cinema, vino e cultura ebraica. Iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza, gestisco la mia attività fra mille interessi: lirica, pop, dance, rock e jazz ma anche equitazione, storia e letteratura. Sono ideatore della manifestazione musicale Maratona Musicale No StoP.
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