Piero Salvatori e Flyaway: la sua musica che arriva al cuore –

Piero Salvatori presenta Flyaway, una raccolta di 16 piccoli racconti musicali.

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Piero Salvatori.

Il 30 maggio scorso, alla libreria Feltrinelli di Milano in piazza Piemonte, il polistrumentista, performer e compositore Piero Salvatori ha presentato il suo nuovo disco ‘’Flyaway’’. Musica361 c’era ed ha assistito ad un emozionante e unico showcase dove Piero ha alternato violoncello e pianoforte trasmettendo al pubblico presente tutto l’amore, le emozioni e le storie di vita presenti nel suo album.

Flyaway è una raccolta di 16 piccoli racconti musicali nati da ricordi, pennellate impressionistiche, rapporti umani forti, privati, e inizia con i bambini, a ricordare l’importante e lunga esperienza che Salvatori ha sviluppato con l’Orchestra Giovanile Pepita, nata nel 2008 da un’iniziativa del Maestro venezuelano Josè Antonio Abreu.

Versatilità ed eclettismo sono le caratteristiche principali di Piero Salvatori, non solo nella scrittura musicale, in cui linee melodiche pop si accompagnano ad una grande finezza d’esecuzione, ma anche nella scelta dello strumento, continuamente altalenante tra pianoforte e violoncello, sia dal vivo sia in studio, con esiti di impatto emotivo notevole e grande efficacia spettacolare sul palco, grazie anche ad un uso raffinato e accattivante dell’elettronica.

In Flyway c’è tutta la tua vita, le tue emozioni , i tuoi incontri e l’amore per la musica. Mi racconti come nasce questo progetto?
Esattamente un anno fa, insieme a Silvia Basta e Gianni Maimeri, decidiamo di realizzare un concerto all’Auditorium di Milano, il 28 Maggio.  La serata andò benissimo: registrammo il tutto esaurito e, per la prima volta, riportai sul palco il pianoforte che avevo lasciato quando ho cominciato a suonare il violoncello. Ho rischiato e provato e devo dire che è stato un bellissimo concerto. Provai molta serenità a suonare tutti e due gli strumenti. In quella occasione mi notò una persona della Sony Music e, ad ottobre-novembre, sono stato chiamato perché mi è stato proposto di fare il disco praticamente su tutti quei brani inediti che avevo scritto.

Piano, violoncello ed elettronica. Un uomo e tre mondi. Ti piace questa formula?
Si, casualmente è quello che mi piace e mi appartiene più di tutti.

Sedici brani che sono 16 piccole storie. Qual è il filo conduttore?
Il filo conduttore è il fatto che ogni storia nasce sui tasti bianchi e neri e sul violoncello solo esclusivamente dopo una forte emozione che può essere uno sguardo, un pensiero, una situazione. A volte le emozioni te le danno cose inimmaginabili agli occhi della gente come un posto pazzesco in cui noti un dettaglio che ti colpisce dentro e da cui  prendi spunto per scrivere.

Qual è il messaggio che vuoi lanciare al pubblico con Flyway?
Flyaway significa volato via, svolazzante quindi può avere tantissimi significati: dal sentirsi liberi all’andare senza avere confini come la musica che deve far sognare. Questo disco nasce per far sognare la gente: dai bambini agli adulti in maniera tale che possa essere una piccola colonna sonora nei momenti della giornata in cui si viaggia si legge e si pensa. Come se fosse uno slogan: flyaway.

Nel brano dal titolo “Open”  in omaggio all’ex n.1 Agassi.. racconti il tuo amore per il tennis. C’è una somiglianza tra la tua musica e il tennis?
In generale la cosa più importante che mi ha colpito nel tennis è il silenzio quando tu sei ad un grande incontro di tennis come una finale e stai guardando uno scambio senza fiato quel silenzio che io ho definito religioso è esattamente come quello che c’è in un grande teatro. Cambiamo gli elementi ma è la stessa cosa.

Quali delle esperienze da te vissute fino ad ora ti hanno emozionato di più? E perché?
Una grande emozione che ricordo più di tutti, non perché è stata la prima, è la sera in cui ho fatto la prima tournée con Claudio Baglioni con il quartetto d’archi e fu una tournée negli stadi e la prima tappa era in diretta allo Stadio Olimpico di Roma con 60 mila persone intorno e quando siamo saliti dalla buca per andare sul palco sentire urlare quella gente,quel suono è stata una cosa pazzesca che non dimenticherò mai.


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Luca Alberti
Luca Alberti
Laureato in Comunicazione a Genova, si trasferisce a Milano per frequentare il Master in Media Relations e Comunicazione di Impresa. Da sempre appassionato di scrittura, teatro e musica approda in Musica361 dove tratterà a 360° + 1 il sound italiano: dai grandi artisti ai giovani emergenti.
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