La musica hip hop: è più importante la base o il testo?

Il panorama hip hop è sempre stato circondato dai mondi del beat e delle rime. È necessario capire dove ci siano delle prevalenze e soprattutto perché.

musica hip hop: è più importante la base o il testoDopo tanti anni di ascolto assiduo di musica hip hop ho voluto scavare nel profondo, chiedendomi se effettivamente fosse più importante la base o il testo. Prima di andare nel concreto è necessario premettere qualche punto.

Al giorno d’oggi il producer e il rapper hanno carriere che procedono in parallelo, non solo perché sembrano tra i mestieri più gettonati dai giovani, ma soprattutto perché chi produce le basi riesce ad avere un risultato così efficace da prevalere talvolta sul testo. Se prendiamo la prima metà degli anni ’90 non troviamo certo lo stesso risultato: quando si parlava di beat ci si riferiva solitamente ad un groove ritmico con un sottofondo che serviva da perfetta architettura per il testo. Quindi, in breve, ti “scappava la gamba”, ma ascoltavi maggiormente il contenuto di una canzone hip hop. Ad oggi troviamo beatmaker che hanno uno stile musicale incredibile, alcuni casi italiani citabili sono Don Joe, i 2nd Roof e il freschissimo Charlie Charles, tutti maestri nei giochi tra kick e hihat, nel farci calare nel mood del perfetto hip hop. Arriva adesso la domanda che mi ha fatto pensare tutta la settimana: in tutto questo, che ruolo ha il testo?

Ripartiamo dagli anni ’90, la old school. Secondo me c’è qualcosa che tutti sanno, ma che in pochi vogliono dire, come se fosse un mistero nascosto. Il rap dei pionieri italiani, nel nostro Paese, è sempre stato inteso alla perfezione visto che era cantato nella nostra lingua madre, mentre quello estero, sebbene sia portato in alto dagli estimatori, è stato compreso solo da chi si è andato a tradurre i testi. Quindi, quando negli ultimi dieci anni il rap è diventato mainstream, alla portata di tutti, chi non ha tradotto i testi della old school, ascoltando solo una melodia di base e voce, si è stupito dei contenuti portati dall’hip hop in Italia. È stato un errore enorme che continua ad esserci tutt’oggi. Il rap nasce dal ghetto e porta fuori la rabbia della violenza subita dal sistema mista alla voglia di rivalsa nei confronti della vita, non lo si può castrare del linguaggio duro.

Arriviamo ad oggi e soprattutto al panorama italiano. Sono certo che talvolta ci sia entusiasmo per alcuni pezzi che non hanno contenuti. Lo stile “gangsta rap” c’è sempre stato, è vero, non mi stupisco più per l’autocelebrazione, per i discorsi sui soldi e sulle donne, ma sono sicuro che se certi testi avessero delle basi diverse non avrebbero lo stesso successo. Poi bisogna anche vedere ognuno che tipo di idea di contenuto abbia in mente, questo è ovvio, però se penso alla situazione che avevano Tupac e Notorious BIG o ai loro contenuti riesco a giustificare il loro linguaggio, i loro temi, anzi è giusto che siano così forti e diretti. In Italia non siamo in USA, per fortuna o per sfortuna, e quindi trovo che gli argomenti di cui parlare dovrebbero a volte essere più coerenti con il sistema.

La base sta diventando più importante del testo, anche nella new school purtroppo, perché alla quinta traccia in cui mi spieghi che ti piace stare sul divano a farti le canne e che i tuoi amici “fanno brutto” da far paura, capisco solamente che sei una copia di tanti altri. Secondo me, ai giorni nostri, avrebbe ipoteticamente più senso produrre il disco di un immigrato in Italia, che sputa rime sulla schifezza del sistema e sulle brutalità che il mondo, purtroppo, gli ha riservato. Questo sarebbe vero rap, duro e schietto, ancor meglio se meritatamente supportato dai nostri migliori beatmaker.

Condividi su:
Andrea De Sotgiu
Andrea De Sotgiu
Laureato in Comunicazione, appassionato di musica e di tecnologia. Se qualcosa nasconde una dietrologia non si darà pace finché non avrà colmato la sua sete di curiosità, che sfogherà puntualmente all'interno dei suoi articoli.
Top