Intervista a Marshall Vernet, in mostra a Milano: «Guardare è ascoltare»

Il 7 giugno è stata inaugurata alla Alson Gallery di Milano Urbis et Natura, la  mostra fotografica di Marshall Vernet.

Marshall Vernet a Milano con la mostra Urbis et Natura
Marshall Vernet, dal 7 giugno è a Milano con la mostra Urbis et Natura.

In questo motto latino che suona come un manifesto del Rinascimento, città e natura sono concepite come due metà opposte ma reversibili, immerse in un’osmosi continua. Per molti Marshall Vernet è il regista di pubblicità e firma di film di successo come “Nemico pubblico”. Ma il celebre newyorkese è, innanzitutto, un occhio fotografico, come dimostra l’uso tutto particolare del bianco e nero nelle fotografie esposte. Rolando Bellini, il curatore della mostra, ha detto che «la luce e l’ombra ruvida nelle foto di Vernet sono due pienezze che s’intrecciano, che hanno una loro corporeità».

Mister Vernet, le sue foto puntano a valorizzare i luoghi. Lei pensa, come dice Marc Augé, che esistano luoghi non così rilevanti da essere considerati tali?
Beh, è una domanda molto complessa. Ogni luogo comune può passare inosservato. Quando io giro per fotografare dei posti, penso al significato che essi hanno. E sono arrivato a capire che un posto assume senso solo se lo si guarda con occhi nuovi. Per esempio, le barche di Giverny potrebbero essere in un luogo come tanti, di passaggio. Eppure, basta guardalo con occhi diversi per darne un significato nuovo. E sembra di guardare le cose per la prima volta.

Veniamo al soggetto del suo lavoro, le città, dove la presenza umana è rara. Heidegger diceva: «prima di costruire, dobbiamo essere in grado di abitare». Cosa ne pensa?
Mah, non sono totalmente d’accordo. Spesso si tende a separare le tracce umane dal loro contesto. Eppure, l’architettura è già parte dell’ambiente. Girando per Parigi, mi sono reso conto di quanto costruire in quella città abbia significato per me comprendere quell’ambiente. Molte delle foto in mostra ritraggono luoghi moderni e, quindi, facilmente distaccabili dal contesto. Ma se prendiamo l’architettura antica, non facciamo difficoltà a vederla come parte dell’ambiente in cui vive. Un palazzo è parte essenziale dell’ambiente tanto quanto un viale di alberi.

Marshall Vernet a Milano con la mostra Urbis et Natura
Due opere di Marshall Vernet.

Lei è anche regista pubblicitario e ha lavorato con il regista Tony Scott. Dalle sue foto emerge l’occhio del cinematografo, quello che cristallizza una scena come se fosse un set. Quando sceglie di fotografare un luogo rispetto ad un altro, che influenza hanno i suoni d’ambiente?
Inizialmente, la mia decisione è basata su un’azione puramente visiva. Ma è innegabile che ogni luogo abbia un proprio suono. In Capri, per esempio, mi colpirono la vista del mare e la luce riflessa. Eppure, quando decisi di ritrarla, ricordo il suono delle onde e l’eco di un traghetto in lontananza, appena visibile in foto. Tutto è influenzato dal suono in maniera subconscia. Questo l’ho sperimentato soprattutto tra le banlieu parigine…

È inevitabile, allora, chiederle quanto conti la musica nella sua vita…
Ho lavorato molto sui video pubblicitari, che hanno per natura una dimensione sonora. In casa si ascolta molta musica, anche perché mio figlio suona in una band che si esibisce a Los Angeles. La musica è essenziale nella nostra vita. Io mi definirei uno che vede le cose per passione e lavoro, eppure credo che la musica e i suoni influiscano molto sul mio punto d’osservazione.

Marshall Vernet sarà in mostra nella bella cornice della Alson Gallery, a due passi dal Duomo, fino al prossimo 9 luglio.

© Articolo di Marco Grieco

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