Dolce e densa come il Miele

A tu per tu con Miele, la giovane cantante che ci racconta di se stessa, dall’esperienza di Sanremo al nouvo tour. Tra Milano e la sua Sicilia con una certezza “mi sento veramente a mio agio con la musica. Quella dal vivo è in assoluto la mia preferita”.

Intervista-con-Miele
Miele: ha partecipato al Festival di Sanremo 2016 nella sezione Giovani.

Cosa c’è di te nel tuo album “Occhi” che non abbiamo sentito a Sanremo?
Molte cose. Sanremo è un’esperienza meravigliosa ma dovendo portare un brano da eseguire in maniera orchestrale viene meno una certa sonorità che all’interno del disco io riscontro. Sanremo ha brani con una struttura più standard mentre in “Occhi” ho dato libero sfogo alla creatività. E’ un disco molto libero, di questa cosa sono molto contenta.

La musica per te è emancipazione, qual è per te il ruolo della musica?
Mentre ti parlo” è nata da un esperienza personale. A distanza di un paio d’anni mi sono accorta che parlava anche di temi che andavo oltre, da un lato della difficoltà di parlare tra generazioni diverse come possono essere quelle dei nostri genitori, dall’altra del desidero, del bisogno di staccarsi, di tagliare i fili che tengono uniti alla famiglia di origine per trovare la propria strada. Emancipazione come decisione di cosa fare nelle propria vita, anche professionalmente. Per me la musica è anche questo.

Come concili la parte creativa e quella più professionale che costringe a logiche più stringenti?
Io non cerco di pensare al mestiere mentre scrivo. Cerco di pensare alle mie necessità. La musica è un mezzo per dire quello che nella vita di tutti i giorni non riuscirei a dire. In quel momento, in cui esprimo liberamente i miei bisogni c’è un apice di creatività. In un secondo momento, confrontandosi e ascoltando i consigli nascono dei compromessi sani. Non ho mai fatto violenza su me stessa. Per me è importante riconoscermi sempre in quello che faccio.

Il tuo quindi è un lavoro di squadra, quanto pesano i professionisti e quanto gli amici?
Il nostro è assolutamente un lavoro di squadra, dal suono al progetto, dietro al disco “Occhi” c’è un lavoro collettivo. Ho la fortuna di avere vicino degli amici che sono anche professionisti questo rende tutto più semplice. È bello non sentirsi soli. Il mondo della musica è meraviglioso ma a volte avresti bisogno del pavimento sotto i piedi mentre spesso sei in uno stato di sospensione. Una squadra che lotta insieme a te ti da quel sostegno che spesso non hai.

Tu sei più leader del tuo gruppo creativo o fai più sintesi dei loro stimoli?
Io do sempre delle indicazioni ma non direi che tengo le fila del gruppo. Cerco sempre di fare capire cosa desidero dal pezzo o cosa mi sono immaginata mentre scrivevo ma cerco il confronto. Accetto tantissimo i consigli e mi piace che ognuno metta il proprio ingegno nel lavoro creativo. La cosa davvero importante è sentirmi a mio agio mentre lavoriamo insieme.

La tua partecipazione a Sanremo verrà anche ricordata per un errore tecnico. Cosa hai provato in quel momento?
Ovviamente delusione nonostante io sia una persona con i piedi per terra e sapessi a cosa andavo in contro. Il Festival di Sanremo è una bellissima vetrina in cui mettere in mostra la propria arte e la propria musica ma sapevo che si tratta anche di una gara in un contesto televisivo, con le sue regole. Quando partecipi sai che si può vincere, si può perdere e che può succedere qualsiasi cosa. Io mi sono sentita in difficolà ed è stato un momento difficile per un pò di persone in quel momento. La cosa che mi ha fatto più male è stata, in quel momento in cui ero ancora ufficialmente la finalista designata, il sapere di essere in discussione, di immaginare una vittoria accompagnata dalle polemiche. Questo era più doloroso dell’uscire. Sono più contenta di essere uscita con la polemica che pensare di essere in finale con la stessa polemica.

Poi ti sei esibita come ospite. Come è essere a Sanremo come ospite e come concorrente? immagino siano due feeling molto diversi?
Devo dire che durante la prima esibizione ero più tesa che emozionata. La seconda volta ero molto emozionata ovviamente. È molto difficile fare mente locale in quei tre minuti in cui ti esibisci al Festival di Sanremo. È una sensazione che non riesci a trattenere del tutto. Devo dire che è stato strano, confuso. Sicuramente avevo voglia di salire sul quel palco e cantare. Non nascondo che avrei preferito partecipare alla gara il secondo giorno alla sfida.

Però, se mi passi la forzatura, di fatto ti sei esibita come ospite assieme a dei mostri sacri della musica come Laura Pausini, Elton John e Eros…
Sicuramente te la godi un po di più ma non ti nascondo che avrei voluto continuare la gara.

Quando hai iniziato ad usare Miele come nome d’arte?
Miele è molto recente. Risale all’iscrizione a Sanremo Giovani. Quando ho scaricato il bando si è presentata l’idea di proporre un nome d’arte. Il miele è sia dolce che denso, è un alimento contradditorio come me. Io sono timida nella vita di tutti i giorni mentre il mio approccio con la musica è decisamente forte, più sicuro, forse perchè mi sento veramente a mio agio quando faccio musica.

Cosa farai adesso?
Continuerò le prove del live in Sicilia. Stiamo finendo di montare lo spettacolo. Stiamo programmando le date assieme alla mia etichetta indipendente, la Maciste Dischi e al più presto le comunicheremo. La musica dal vivo è il motivo per cui faccio musica è la cosa più importante è quella a cui non riesco a rinunciare. L’attività live è quella che preferisco. A breve devo girare il video per il singolo che uscirà ad Aprile.

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Nicola Camurri
Nicola Camurri
Nicola Camurri cialtrone professionista. Attore e regista confonde il mondo facendo consulenze di marketing e new media. Cresciuto nella periferia Genovese, si specializza in spettacolo a Roma e dedica molta attenzione all'impegno sociale e politico.
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