Il doppio cd di Mario Biondi, il più R&B dei nostri cantanti, non è solo una raccolta dei suoi più celebri pezzi in oltre 10 anni di carriera, ma un vero e proprio atto d’amore per un intero genere musicale.

Best Of Soul: e Mario Biondi fa il punto

Lo scorso 18 novembre è uscito per la Sony Music il doppio album di Mario Biondi intitolato Best Of Soul.

Il titolo, in qualche modo, è già una dichiarazione di intenti. Non è infatti il “meglio di Mario Biondi”, ma di un intero genere, del quale il cantante siciliano è non solo il più eminente rappresentante nostrano, ma anche evidentemente un vero appassionato, tanto che il disco stesso altro non è se non l’atto di amore di un artista per un particolare tipo di musica. Sofismi filologici, analisi spicce da profiler improvvisati? Non esattamente. Considerato che ha in generale poco senso scrivere una recensione su un lavoro che riassume, sintetizza e contiene oltre 10 anni di carriera di un artista ormai noto ed affermato, si tratta più che altro dell’incipit di una riflessione generale riguardante il senso che ha un’operazione come questa, sia dal punto di vista artistico che commerciale.

E dato che non sono sufficienti i sette brani inediti contenuti nella tracklist per considerarlo un lavoro originale, e valutarlo di conseguenza all’interno del percorso artistico di un cantante, quello che un giornalista può fare di fronte a un progetto come Best Of Soul è proprio analizzare il pensiero a monte, la motivazione che può spingere un artista come Mario Biondi a impegnarsi nella realizzazione di un album che è per forza di cose meno creativo di una creazione ex-novo.

Biondi in questo caso ha, in qualche modo, fatto il punto. Ha mostrato con semplicità, senza falsa modestia e senza ostentazione il proprio percorso fin qui e soprattutto fatto notare come questo abbia mantenuto una coerenza di fondo. Una coerenza del tutto evidente quando si ascoltano le ventidue tracce senza soluzione di continuità. Una coerenza che ha sempre saputo esulare da logiche di mercato (siamo in un Paese che non è per l’appunto legato a questo specifico genere per tradizione musicale), ma solo per il piacere di fare musica. Buona musica. Fino a coinvolgere e conquistare anche chi l’R&B non lo conosceva veramente. Fino a rendere il suo inconfondibile timbro vocale riconoscibile non soltanto dagli appassionati e dagli addetti ai lavori ma anche dal grande pubblico, quello delle radio e di Sanremo, della televisione e della musica commerciale, proprio lui che fin da quel lontano 2004, quando le radio cominciarono a far ascoltare This Is What You Are, il suo primo successo, si è occupato più di fare il musicista serio che delle mode e delle furbizie di una certa discografia che cercava prodotti usa-e-getta. Il che, è evidente, almeno nel suo caso specifico, ha pagato.

Best Of Soul: e Mario Biondi fa il punto 1
Mario Biondi.

I sette inediti comunque, pur se è impossibile considerarli lavoro a sé, hanno tutti un valore che non vive di luce riflessa da quello dei successi che li accompagnano nel doppio cd.

A prescindere da logiche radiofoniche che hanno individuato in Do You Feel Like I Feel il singolo di lancio della raccolta, sono forse Mystery Of Man (un successo di Sarah Vaughan reinterpretato in stile groovy) e Stay With Me (con un evidente omaggio agli anni ’70 e al Philly Soul) i due brani più interessanti per un critico, quelli in cui sono più evidenti le influenze jazz, il mellow sound, il velluto della voce di un grande interprete e musicista e la ricchezza di riferimenti e di influenze che hanno evidentemente concorso a crearne gusto e stile. Ma sia messo agli atti che, quando la qualità di un prodotto è così alta, la scelta è davvero ardua, e quindi non si possono comunque non citare anche Chilly Girl, Gratitude (dedicata al proprio pubblico) e You Are My Queen.

Assolutamente legittime esigenze discografiche hanno pensato a novembre come data ideale per la pubblicazione di questo album, in tempo utile per le prossime strenne natalizie (l’intento è palesemente evidente fin dall’oro che è stato scelto come elemento essenziale della grafica della copertina), ma se da un lato toccherà curiosamente aspettare fino al prossimo marzo per la tournée che per due mesi porterà Mario Biondi in giro per molte piazze d’Italia (e almeno un anno per il prossimo disco, se mantiene la frequenza di pubblicazione di album inediti che lo ha contraddistinto in quasi tutta la sua carriera), per lo meno possiamo dire che ascoltare Best Of Soul sarà comunque un ottimo modo per ingannare l’attesa.

Anno di successi per la Mannoia: un film ed un disco appena usciti, un Nastro D’Argento come autore di colonna sonora e un tour ormai prossimo alla partenza che la porterà per quasi tutto dicembre in giro per l’Italia a regalare il suo grande talento di interprete al suo foltissimo pubblico.

Fiorella Mannoia, una “Combattente” dal vivo
Fiorella Mannoia.

Una carriera lunga, lunghissima, una valangata di premi e riconoscimenti, il plauso unanime della critica e un grande affetto da parte del suo numeroso pubblico: ecco in sintesi il profilo professionale di Fiorella Mannoia. Dopo gli esordi nel cinema (come controfigura di Monica Vitti e Candice Bergen, seguendo quello che era il mestiere del padre, cascatore di professione) Fiorella ha deciso di dedicarsi completamente alla musica e di mettere la sua inconfondibile voce al servizio delle canzoni che tantissimi autori hanno scritto per lei. Perché la Mannoia le canzoni non le canta: le interpreta. E siccome sono pochissimi gli artisti che hanno la sua stessa capacità di dare un senso reale alle parole, di far capire fin dal primo ascolto cosa davvero dicono le liriche questo, al di là della musicalità, è un pregio e un talento davvero raro che la rendono risorsa preziosa per i suoi colleghi compositori.

Insieme ad un suo ritorno sul grande schermo ma come attrice e non come controfigura visto che è tra le interpreti di 7 minuti, il nuovo film di Michele Placido, l’occasione per godere ancora una volta dello straordinario talento di Fiorella Mannoia dal vivo, altra dimensione della musica leggera nella quale è particolarmente versata e capace, sarà la sua prossima tournée che prenderà il via il 1° dicembre al Teatro Creberg di Bergamo intitolata Combattente Il Tour a riprendere il nome dell’ultimo album che ha da poco pubblicato per la Oya/Sony Music. Insieme ai grandi successi che negli anni ha reso famosi e che sono diventati presenza irrinunciabile nei suoi concerti, si potranno dunque ascoltare gli arrangiamenti live delle undici canzoni che compongono la tracklist di Combattente (per cui hanno composto brani autori come Ivano Fossati, Giuliano Sangiorgi, Federica Abbate, CheopeFabrizio Moro) cominciando proprio dal brano che dà il nome al disco e proseguendo poi con Nessuna conseguenza, Siamo ancora qui, I pensieri di Zo, Anima di neve, I miei passi, L’abitudine che ho, Ogni domenica con te, Perfetti sconosciuti (quest’ultimo scritto dalla stessa Mannoia insieme a Bungaro e Cesare Chiodo e vincitore del Nastro D’Argento 2016 per la Miglior Canzone Originale visto che era la colonna sonora del film di Paolo Genovese che ne condivide il titolo), L’ultimo babbo natale e La terra da lontano.

Fiorella Mannoia, CombattenteIl tour, dopo Bergamo, proseguirà per quasi tutto il mese di dicembre toccando diverse piazze italiane, come Brescia (il 2 dicembre), Firenze, (il 4), Bologna (il 5), Ancona (il 7), Bari (il 9), Cesena (il 10), Milano (al Teatro degli Arcimboldi il 12), Padova (il 15), Torino (il 16), Sanremo (il 17), Assisi (il 19), Livorno (il 20) e infine Roma in una doppia data di chiusura (il 22 e il 23 dicembre) resasi necessaria visto l’immediato successo di vendita dei biglietti non appena sono stati disponibili nel circuito Ticket One o nei punti vendita autorizzati.

Link al video ufficiale di Combattente –  vevo.ly/WuaPT3 

Grazie al Festival di Sanremo la fama di Ezio Bosso come pianista, compositore e direttore d’orchestra è andata oltre i confini del colto pubblico internazionale di appassionati di musica classica, e questo ha contribuito a far cadere le barriere culturali tra i diversi generi di musica.

Ezio Bosso: esce And the things that remain
Ezio Bosso.

Curioso come funzioni la fama, come una singola esibizione possa “svoltare” la notorietà di un artista. Al cinema accadeva a Judy Garland e poi a Barbra Streisand in È nata una stella, nella realtà è successo prima a Susan Boyle, e poi anche a Ezio Bosso, che malgrado fosse già un pianista e compositore internazionalmente affermato, grazie alla sua partecipazione alla seconda serata del Festival di Sanremo 2016, è diventato quello che gli anglofoni chiamano “instant sensation”, un personaggio che si ritrova improvvisamente famosissimo nell’arco di pochi minuti.

In realtà, la sua carriera sarebbe stata già di per sé la trama di un film, con una passione nata da bambino per la musica e il pianoforte, un esordio in un gruppo “ska-mod” e il successivo passaggio (o ritorno) a un repertorio classico con conseguenti riconoscimenti conquistati in giro per il mondo, dalla Carnegie Hall al Regio di Torino (la sua città), passando per l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, la Sydney Opera House e la London Symphony Orchestra, senza dimenticare un paio di nomination ai David di Donatello come compositore di colonne sonore. E poi, per l’appunto, tutto cambia grazie alla partecipazione al Festival diretto da Carlo Conti, al quale Ezio Bosso racconta in maniera molto delicata la sua passione per la musica che ha mantenuto vivi il suo contagioso sorriso e la voglia di condividere il proprio talento malgrado una malattia degenerativa che l’ha colpito da qualche anno.

Ezio Bosso: quando nasce una stella.Ora Bosso si sta preparando ad un altro appuntamento con il suo pubblico, quello degli appassionati che lo seguono da tempo e quello, nuovo, che l’ha conosciuto ed amato grazie alla televisione, perché il prossimo 25 novembre uscirà per Sony Classical la raccolta …And the things that remain, un doppio CD con un DVD che comprende sia brani registrati dal 2004 in poi, precedentemente al suo album (certificato Oro) The 12th room, che novità di recente incisione. Nella tracklist sono presenti assolo di pianoforte e grandi orchestre con Bosso alla direzione, come a dire tutte le diverse sfaccettature della personalità di un artista complesso ed affascinante come lui. Del resto oltre 90.000 biglietti strappati nell’anno in corso hanno contribuito a far conoscere la sua visione della musica senza barriere a chi faticava a trovare punti di contatto nella produzione di compositori come Bach, Chopin, Giovanni Sgambati e John Cage. Un artista che, lungi dal considerare il proprio talento patrimonio personale e motivo sufficiente per isolarsi dal resto del mondo, ha saputo addirittura inventare una situazione come quella in cui apre ciclicamente le porte del proprio studio a qualsiasi tipo di musicista di qualunque età e livello di preparazione e in generale a chiunque voglia suonare con lui o anche solo parlare di musica. Con generosità.

Dopo il recentissimo grande successo di critica e pubblico (e tre standing ovation) ottenuto alla Fenice di Venezia con l’omonima Orchestra Filarmonica grazie ad un programma che comprendeva il III° Concerto brandeburghese di Bach, la Sinfonia n.4 “Italiana” di Mendelssohn e il concerto per violino “Esoconcerto” (composto da Bosso stesso) con la partecipazione del violinista Sergej Krylov, Ezio Bosso sarà  il prossimo 15 novembre al Teatro Grande di Brescia, il 26 novembre al Museo Del Violino di Cremona (di nuovo con Krylov), il 19 dicembre al Teatro Toniolo di Mestre con il violoncellista Mario Brunello, il 14 gennaio 2017 al Teatro Comunale di Bolzano e il 24 gennaio al Teatro degli Arcimboldi di Milano.

Stanno procedendo le selezioni che porteranno otto artisti a Sanremo Giovani. Tra i quasi 600 iscritti al campus Area Sanremo infatti, una doppia Commissione di esperti selezionerà i finalisti che avranno titolo per partecipare all’importante concorso in tv.

Area Sanremo, al via l’edizione 2016 con la novità del tourSi è conclusa con grande successo l’edizione 2016 di Area Sanremo, che ha fatto registrare, rispetto alla precedente, dei veri e propri numeri da record. Sono state infatti presentate 414 canzoni da circa 600 partecipanti (solisti e band musicali), con un incremento del 50% riferito all’edizione 2015.

Merito del fascino che Sanremo continua ad esercitare su chi intende affrontare una carriera nella discografia nostrana, certo, ma anche del nutrito e prestigioso corpo docenti che si sono messi a disposizione dei ragazzi durante i giorni di laboratorio. Tra questi alcuni dei più importanti artisti e addetti ai lavori come Giusy Ferreri, Lorenzo Fragola, Ermal Meta, Francesca Michielin, Andrea Mirò, Simona Molinari, Noemi, Vince Tempera, Luca Tommasini, Peppe Vessicchio.

Durante i quattro giorni di campus sono stati trattati diversi aspetti della professione di un cantante, così da fornire ai ragazzi partecipanti strumenti per approfondire tecniche e informarsi su tutto quello che rappresenta il “dietro le quinte” del mestiere. E quindi, parallelamente alla trattazione dell’importanza della voce, la sua cura e il suo utilizzo, a un corso di presenza scenica e interpretazione e alla scelta del repertorio, anche consigli su come affrontare un provino, su come tutelare se stessi, il proprio lavoro e la propria immagine, sulla comunicazione, sul rapporto con il management delle case discografiche e via dicendo.

A seguito di questo laboratorio/campus, seguiranno due diverse fasi di selezione per individuare i candidati che parteciperanno a Sanremo Giovani. Dopo una prima scrematura infatti, l’11 12 e 13 novembre la seconda commissione (al Presidente della Commissione di Valutazione Massimo Cotto, Stefano Senardi, Direttore Artistico di Area Sanremo, e Maurizio Caridi, Presidente della Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo, si aggiungeranno come membri Antonio Vandoni e Andrea Mirò) indicheranno gli otto finalisti.

Secondo le parole di Massimo Cotto «I criteri di valutazione saranno semplici ed essenzialiI candidati verranno giudicati nella loro globalità, senza voti parziali (voce, personalità, immagine, intonazione, tecnica), in quanto è la canzone a dover essere protagonista. I commissari presteranno particolare attenzione all’originalità del brano e al carisma del concorrente. I singoli commissari alla fine dell’esibizione saranno chiamati a esprimersi con “sì”, “no”, “forse”».

Inevitabile rivolgere il consueto “in bocca al lupo” a tutti i partecipanti, ma poiché purtroppo i posti disponibili sono solo 8, fortunatamente il buon Sanremo viene in aiuto grazie il proverbiale “Comunque vada sarà un successo”.

Si intitola Maredentro lo spettacolo in chiave acustica che Bungaro sta per far debuttare in prima assoluta il prossimo 5 novembre e nel quale riproporrà in prima persona, riarrangiati, i più grandi successi che negli anni ha affidato ad altri grandi interpreti.

Bungaro, il fascino di un originale
Bungaro.

A meno che non si tratti del lavoro di un cantautore, in realtà quello che sentiamo quando ascoltiamo il disco di un cantante sono sempre delle cover. Infatti la versione originale di quei brani, che finiamo per conoscere grazie alla voce, al talento e alle interpretazioni di altri, è ad opera e a firma di autori che il più delle volte rimangono dietro le quinte, e generalmente non vede mai la luce. Capita però che a volte qualcuno di questi autori si riprenda il frutto del proprio lavoro e lo ricanti rendendogli l’ispirazione originale, spogliandolo da eventuali stilemi a abbellimenti che necessariamente gli sono stati offerti da altri artisti, regalandogli quindi – in alcuni casi – una chiave completamente diversa, affascinante perché in qualche modo più autentica.

Questo è ad esempio il caso di Bungaro, che, fresco di un grande successo grazie al brano della colonna sonora di Perfetti sconosciuti (il film di Paolo Genovese) interpretato da Fiorella Mannoia, vincitore di un Nastro D’Argento, del Ciak d’Oro e nominato per un David di Donatello, ha deciso di presentare al suo pubblico uno spettacolo in cui riproporrà in versione acustica il suo lungo percorso di autore e di cantautore. Maredentro, questo il titolo dello spettacolo autobiografico, sarà quindi presentato in prima assoluta il prossimo 5 novembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, per poi affrontare subito dopo una tournée che toccherà diverse piazze italiane.

Sarà dunque l’occasione per riascoltare non soltanto Guardastelle, il brano che Bungaro ha portato al festival di Sanremo nel 2004 (l’edizione condotta da Simona Ventura con Paola Cortellesi e Gene Gnocchi) e che gli è valso il Premio Volare per il miglior testo, ma tutti i più grandi successi che negli anni ha composto ed affidato a grandi voci, tra cui quella già ricordata di Fiorella Mannoia, che del resto è in ottima compagnia insieme ad Ornella Vanoni, Malika Ayane, Marco Mengoni, Giusy Ferreri, Emma, Antonella Ruggiero, Grazia Di Michele, Massimo Ranieri, Petra Magoni, Paola Cortellesi, Neri Marcorè, Youssou N’dour e Daniela Mercury. Per non parlare poi di Eramo e Passavanti e di Patrizia Laquidara per cui Bungaro, oltre a quelli di autore, ha anche rivestito i panni di produttore.

Accompagnato da una band di ottimi musicisti (al pianoforte e live electronics Antonio Fresa, Marco Pasassoni al vibrafono, alle percussioni e alla batteria, Antonio de Luise al contrabbasso, Armand Priftuli al violino e alla viola e infine Gabriela Ungureanu al violoncello) Bungaro presenterà il suo repertorio in versione completamente inedita riarrangiata, riappropiandosene. Insieme alle sue canzoni però, ci saranno doverosi omaggi ad alcuni dei suoi amori musicali, che lo hanno accompagnato nel corso della sua carriera come punto di riferimento, un ulteriore modo per comprendere il percorso di un autore e la sua poetica: Domenico Modugno, Sergio Endrigo, Paolo Conte, David Byrne e Joe Jackson.

Maredentro è dunque uno spettacolo intimo e sincero che permette ad un autore di bypassare il pur importantissimo contributo che hanno offerto al suo lavoro tante collaborazioni eccellenti, e gli offre la possibilità di dialogare direttamente con il pubblico che negli anni ha dimostrato di apprezzarlo e stimarne il talento. Dando voce (è il caso di dirlo) alla sua anima di interprete che completa ed integra quella di autore. Chiudendo un cerchio.

Un cofanetto, intitolato “Fonte D’Amore“, è in uscita il 18 novembre 2017. Contiene quattro cd e ripercorre alcune tappe fondamentali della carriera di Giuni Russo, l’indimenticabile interprete di tanti successi scomparsa nel 2004 a soli 53 anni. Un cofanetto dedicato anche alla memoria di Carlo Bixio, editore e produttore televisivo, che fu amico di Giuni e figura importante nella sua carriera artistica.

giuni-russo-esce-fonte-d-amoreCi sono personaggi che, anche quando scompaiono, in qualche modo restano, anche al di là dei propri lasciti artistici, per quanto importanti essi siano. Giuni Russo è uno di questi personaggi. La sua voce infatti la rese un esempio unico e per moltissimi versi tuttora inimitabile, nel panorama della musica leggera italiana: nessuno o nessuna ha saputo, potuto o voluto prendere il suo posto. Quando un brutto male la portò via ormai dodici anni orsono, aveva saputo farsi apprezzare in maniera trasversale da un pubblico che abbracciava giovani e meno giovani, melomani e aficionados di Sanremo cantando un repertorio quanto mai vasto ed eterogeneo, mostrando, con i fatti prima ancora che con i proclami, che al mondo esistono solamente due tipi di musica: quella fatta bene e quello fatta male. E che per classificare la musica nella categoria “fatta bene” sono necessari diversi elementi: talento, ispirazione, studio, applicazione, ricerca e serietà. Tutte qualità che Giuni aveva e che per l’appunto, ha saputo esprimere in canzoni leggere come Alghero, Limonata Cha Cha Cha o Un’estate al mare, così come con il repertorio classico, quello napoletano, la collaborazione con Battiato, la musica colta e quella di sperimentazione e d’avanguardia.

L’occasione, casomai ne servisse una, per parlare ancora una volta di Giuni Russo è oggi offerta dalla pubblicazione, il prossimo 18 novembre, del cofanetto Fonte D’Amore. A trent’anni dall’uscita di due suoi album di grande successo (Giuni del 1986 e Album dell’anno seguente) quattro cd che contengono materiale diverso (i suoi più grandi successi e non soltanto) dedicato alla memoria di Carlo Bixio, editore e produttore televisivo che seppe esserle amico nella vita e artefice, nella professione, del suo ritorno sulle scene dopo alcuni momenti di difficoltà.

giuni-russo-esce-fonte-damoreLa scelta di non privilegiare in questo cofanetto il repertorio di Giuni Russo sicuramente più noto e commerciale con una semplice raccolta dei suoi maggiori successi di vendita non deve stupire. È di fatto necessario avere un quadro a tutto tondo di quanto la sua arte la potesse sostenere sia che affrontasse canzoni più leggere (compresi alcuni tormentoni estivi che hanno segnato gli anni ’80) che musica contemporanea e sperimentale. La sua celebrata estensione vocale infatti non era semplicemente una particolarità, ma uno strumento usato con intelligenza al servizio della musica.

Distribuito dalla Artist First, Fonte D’Amore è pubblicato dalla GiuniRussoArte, associazione senza fini di lucro fondata da Maria Antonietta Sisini (la donna che è stata compagna e collaboratrice di Giuni Russo per quasi quarant’anni) per salvaguardare e promuovere il patrimonio artistico di una grande cantante. Unica e irripetibile. Una artista che, proprio per via di questa sua assoluta e coraggiosa unicità, è impossibile dimenticare.

Un libro di racconti, un megaconcerto di enorme successo, un album di inediti: il 2016 per Luciano Ligabue sarà di sicuro un anno da ricordare perché ha saputo proficuamente dividere i suoi talenti in molti e diversi settori artistici, per la gioia dei suoi numerosissimi fan.

Ligabue: un libro di racconti, un megaconcerto e un album di ineditiLuciano Ligabue lo aveva preannunciato in una affollatissima conferenza stampa a maggio, nella Villa Reale di Monza, insieme alla notizia del megaconcerto Liga Park Rock che si sarebbe tenuto a fine settembre nel Parco della Villa e a quella della prossima pubblicazione del libro Scusate il disordine, edizioni Einaudi, raccolta di sedici racconti brevi con la musica come protagonista: entro la fine dell’anno sarebbe stato pubblicato anche un disco di inediti, il ventesimo della sua carriera se si vogliono contare anche raccolte e live, l’undicesimo se invece si va per il sottile e si considerano solo gli album in studio ed il primo in assoluto che compone e realizza nella forma di “concept album”.

Made in Italy si intitola questa sua ultima fatica la cui data di pubblicazione prevista è il prossimo 18 novembre, ma che è stata anticipata da un singolo già in rotazione radiofonica intitolato G come giungla, balzato immediatamente al primo posto dei più trasmessi dalle emittenti italiane (dati EarOne). 

«È una dichiarazione d’amore “frustrato” verso il mio Paese raccontata attraverso la storia di un personaggio. Si tratta di un vero e proprio concept album ma è comunque composto di canzoni. Canzoni che godono di una vita propria ma che in quel contesto, tutte insieme, raccontano la storia di un antieroe».

Si preannuncia quindi una chiusura d’anno di grandi soddisfazioni per il Liga nazionale, visto che il folto pubblico dei suoi ammiratori ha risposto secondo le aspettative alle sue prove artistiche, fossero quelle letterarie (anche Scusate il disordine è entrato direttamente al primo posto dei libri più venduti della settimana il giorno stesso della sua pubblicazione, il 10 maggio) o di rocker. Sono stati infatti ben 130.000 gli spettatori, addirittura 30.000 in più rispetto alle previsioni della vigilia, quelli accorsi ad applaudire il suo Liga Park Rock a Monza nei due giorni in cui si è esibito, riproponendo i brani storici della sua quasi trentennale carriera alternati a ben tre brani che saranno tra poco disponibili all’ascolto anche per chi non fosse andato al concerto, in quanto contenuti in Made in Italy: La vita facile (il brano con cui si aprirà la tracklist), il wertmulleriano chilometrico titolo Ho fatto in tempo ad avere un futuro (che non fosse soltanto per me) ed infine il laconico Dottoressa. Del resto, se sarà confermato quanto preannunciato a maggio, dovrebbero essere ben 23 le tracce che comporranno il disco, che proprio in virtù del suo essere concepito come un “concept album”, gli permetteranno di far convivere la sue due anime artistiche, quella del musicista e quella del narratore, creando un percorso ed una storia compiuta.

Un cofanetto della Sony Music, che in realtà è anche la preziosa testimonianza di ciò che era la situazione del “progressive rock” nel biennio 1973/74 in Italia e nel mondo, ripropone tre album della Premiata Forneria Marconi in versione rimasterizzata.

Nuovo cofanetto con 3 album della Premiata Forneria Marconi: Marconi bakery 1973-1974Qual è il gruppo musicale italiano che ha festeggiato spegnendo quarantaquattro candeline, che è stato inserito dalla rivista inglese “Classic Rock” tra i primi 50 migliori artisti di tutti i tempi, che ha condiviso il palco con i Deep Purple e gli Yes, che ha un disco catalogato da “Rolling Stones Italia” come uno dei più belli di sempre? Esatto, loro: la Premiata Forneria Marconi, per gli amici PFM.

Raccontare la storia del gruppo equivale a raccontare la storia della musica leggera italiana, di quel “progressive rock” di cui i nostri sono stati alfieri nel nostro Paese e anche in giro per il mondo, con vendite importanti dei propri album e tournée che hanno toccato Paesi come l’Inghilterra, il Giappone e il difficile mercato degli Usa. La carriera della PFM si può raccontare in molti modi, compreso quello scelto dalla Sony Music che ha deciso di ripubblicare, in una versione completamente rimasterizzata, i tre album che sono stati lanciati dal gruppo nel biennio 1973-1974. Il cofanetto Marconi bakery 1973-1974 in versione booklet segue il precedente Celebration 1972-2012, ed è uscito il 30 settembre, ultimo giorno utile per rendere omaggio implicitamente al brano-manifesto della PFM: Impressioni di settembre.

Marconi bakery 1973-1974 contiene dunque tre album originali (oltre a sette versioni inedite e live) della Premiata Forneria. Il primo è Photos of ghosts, che ha visto la luce nel 1973, all’alba dell’avventura internazionale del Gruppo, che per l’appunto incise a Londra la versione in lingua inglese del loro precedente e secondo album, Per un amico, pubblicato l’anno prima. Gli altri due dischi compresi nella raccolta sono entrambi del 1974: L’Isola di niente e The world became the world. Anche questi registrati nella capitale britannica, offrono la possibilità di sentire le versioni italiana e inglese delle stesse canzoni, visto che il secondo è essenzialmente la versione anglofona del primo a cui si aggiunge la title track che è Impressioni di settembre tradotta ed adattata.

Il cofanetto (di cui sarà messa in commercio anche una versione alternativa con quattro LP) viene proposto infine con un libro di 60 pagine curato da Sandro Neri con un progetto grafico di Guido Harari e Anna Fossato. Ovviamente ricco di contenuti speciali che attireranno la curiosità di fan e appassionati, il libro presenta aneddoti, racconti e foto che risalgono al periodo dei tre album presenti nella raccolta. Interessante notare come l’immagine di copertina sia anche questa, esattamente come il sound delle tracce rimasterizzate, una nuova elaborazione di quella che era l’illustrazione originale di Photos of ghost ad opera di Nick Darke e Julia Fryer. La produzione esecutiva del progetto è curata da Franz Di Cioccio, uno dei membri fondatori della Premiata Forneria Marconi, che lo ha così commentato: «Marconi bakery 1973-1974 è un viaggio nel viaggio. Si passa dai pensieri di Franco Mussida alla riflessione di Mauro Pagani sull’impegno politico al tempo della musica prog. Dal piacere di Flavio Premoli durante l’ora del tè a casa di Peter Gabriel, agli effetti “davvero speciali” durante un mio assolo di batteria. L’ingresso di Patrick Djivas in PFM rappresenta invece un capitolo importante per i nuovi equilibri musicali a venire».

Premiata Forneria Marconi: Marconi bakery 1973-1974

La tracklist di Marconi bakery 1973-1974:

CD 1. Photo of ghosts: 1) River of life 2) Celebration 3) Photos of ghosts 4) Old rain 5) Il banchetto 6) Mr 9 ‘till 5, 7) Promenade the puzzle BONUS 8) 21st Century schizoid man (live – Bollate, Milano 1971), 9) La carrozza di Hans (live – Reading Festival 1973), 10) Mr 9 ‘till 5 (live – Boston 1974)

CD 2. L’isola di niente1) L’isola di niente 2) Is my face on straight 3) La luna nuova 4) Dolcissima Maria 5) Via Lumière, BONUS 6) Is my face on straight (live – Cleveland 1974), 7) Cleveland Keyboard Jam (live – Cleveland 1974)

CD 3. The world became the world: 1) The mountain 2) Just look away 3) The world became the world 4) Four holes in the ground 5) Is my face on straight 6) Have your cake and beat it BONUS 7) Four holes in the ground (live – Boston 1974) 8) La carrozza di Hans (live – New York 1974)

La Rotonda della Besana, storico monumento meneghino, è stata la splendida cornice di una manifestazione originale che ha portato sound di qualità e proposte musicali all’estate in città

DopoLavoro BesanaUno dei luoghi storici di Milano, la Rotonda tardobarocca della Besana, è stata la scenografica cornice di un appuntamento musicale fisso per tutta l’estate: il DopoLavoro Besana. Ideata e realizzata nel Rotonda Bistro da Milano Music Consulting e I Distratti, il DopoLavoro ha presentato per l’estate meneghina un cartellone ricco di spunti e differenti sound.

Cantaurato indie-pop, funk, soul, R’n’B, musica elettronica soft… sono stati molti e molto diversi gli stili che hanno acceso di note e musica la Rotonda, a partire dallo scorso 8 luglio per un’iniziativa unica nel proprio genere che si concluderà il 30 settembre con il gruppo The Van Houtens, duo pop fattosi conoscere al grande pubblico da X Factor e con all’attivo due album, Flop! (2012) e Britalian (2014).

Una Rotonda... in città 1
Camilla Pagani.

I fratelli Alan e Karen Rossi infatti, dopo l’avventura televisiva nel più famoso talent show dedicato alla musica leggera, e alla loro ironica hit John Frog (La canzone di Giovanni Rana), che è immediatamente diventato un fenomeno social, hanno proseguito la propria carriera e nel corso dell’ultimo anno, accompagnati da una power band, hanno portato le proprie proposte musicali in tutta Italia con un tour nei club di grande successo. Del tutto naturale quindi che a loro sia affidata la serata conclusiva di questa manifestazione che ha saputo offrire ai milanesi una prospettiva inedita e affascinante di uno dei monumenti più amati e conosciuti, creando un appuntamento fisso, arricchito da aperitivo e dj set, che è ben presto diventato un must dell’estate.

Gli eventi del DopoLavoro Besana infatti, aperti a tutti e a titolo gratuito, così da permettere al maggior numero possibile di milanesi e turisti di godere di musica di qualità in un luogo tanto speciale, sono stati un grande successo a luglio e settembre (con in mezzo la pausa agostana).

Decisamente vincente quindi l’idea di Camilla Pagani, art director di Milano Music Consulting e ideatrice della rassegna di live che ha intuito come il Rotonda Bistro, caffetteria ristorante e cocktail bar nel cuore di Milano, sfruttando la suggestione dell’ex basilica di San Michele, del giardino e del porticato della Rotonda, potessero diventare inediti spazi di condivisione in cui musica e “aperitivo”, due diverse passioni per i milanesi, potessero efficacemente convivere.

Nel cartellone del DopoLavoro Besana, oltre ai The Van Houtens, questa estate hanno suonato anche gli Elephant Claps (che hanno “inaugurato” la manifestazione a luglio), Davide Zilli e i Jazzabbestia, Marianne Mirage, Adriano Bono & The Reggae Circus, il cantautore Giuliano Dottori, il duo dei Camillas, il quartetto R’n’B Jane J’s Clan e il cantautore indie-pop Leo Pari.

E con maggio si è praticamente conclusa la stagione teatrale anche per quanto riguarda il musical, con solo l’appendice pre-estiva delle ultime audizioni per definire i cast delle prossime produzioni e i relativi comunicati stampa che ci permettono di “annusare” cosa ci riserva la ripresa autunnale.

70-volte-7-Musical
Il cast del musical 70 volte 7.

Parlando solo delle nuove produzioni, e tralasciando quindi il discorso delle “riprese” (Cabaret, Peter Pan, Sister Act, Il Principe Ranocchio, Jersey Boys eccetera), come probabilmente si sarà intuito in alcuni degli articoli passati che ho scritto per Musica361, a farla da padrona sarà di nuovo il tentativo dei Produttori di convincere un pubblico non teatrale a provare l’emozione di uno spettacolo dal vivo, e per questo si ricorrerà al titolo “forte” (o supposto tale) o al nome da botteghino. O magari alla combinazione tra i due, come nel caso di Evita di Andrew Lloyd Webber che Massimo Romeo Piparo porterà in scena con Malika Ayane nel ruolo della protagonista.

Ai film diventati musical “furbetti”, e cioè Footloose, La Febbre del Sabato Sera e The Bodyguard, risponderà un grande classico West Side Story che con una tenitura molto limitata (due settimane al Teatro Manzoni di Milano) e con l’American Idiot di Marco Iacomelli che vedrà la luce a gennaio 2017, come a dire che i classici di una volta (Bernstein) e quelli moderni (i Green Day) hanno il compito di alzare l’asticella dei contenuti rispetto al musical di puro intrattenimento. E fin qui, considerazioni e perplessità sull’effettivo appeal o sulla complessità di allestire alcuni titoli a parte, tutto bene.

Ma non sfuggirà al lettore che nessuno di questi musical è italiano. Il che è comunque un dato se non preoccupante, quantomeno che dovrebbe far riflettere. Certo, tornerà in scena anche Se il Tempo Fosse un Gambero, scritto da Iaia Fiastri e Bernardino Zapponi (lanciò una giovanissima Nancy Brilli nel 1986) con la regia di Saverio Marconi, e anche L’Ultima Strega di Andrea Palotto e Marco Spatuzzi, ma i titoli italiani fanno la parte del topolino di fianco all’elefante straniero.

Midsummer-Night’s-Circus
Midsummer Night’s Circus.

Da un osservatorio privilegiato, andando a teatro per il mio lavoro di giornalista, ed avendo anche fatto parte della giuria del premio PrIMO, organizzato da Franco Travaglio dedicato ai musical originali ed inediti italiani, posso dire che la sensazione è che ci siano nel nostro Paese talenti a volte già pronti, a volte con ottime potenzialità che hanno assolutamente bisogno di trovare spazi e situazioni dove “allenarsi”, palestre in cui allestire i propri spettacoli attraverso i quali capire le reazioni del pubblico e ricevere il feedback della critica specializzata (e anche qui, ci sarebbe da intendersi su cosa siano le responsabilità della critica e che tipo di preparazione debbano avere i recensori, ma rischierei di divagare. E di essere denunciato per diffamazione…).

Posso solo concludere quindi augurando ad alcuni titoli di trovare (o ritrovare nel caso di produzioni che hanno avuto piccoli allestimenti) al più presto spazio sui palcoscenici. Senza soluzione di continuità, tratti da PrIMO o frutto di piccole compagnie di produzione, in ordine alfabetico, cominciando da 70 volte 7 di Marisa Della Pasqua e Maurizio Desinan, Alice di Leonardo Abbate e Ilaria Fontana, Cookies di Stefano Bonsi e Lorenzo Vacchi, il Giudizio Universale di Stefano Sauro e Filippo Paternò, e Midsummer Night’s Circus di Tobia Rossi, Simone Nardini e Antonio Torella.

Il futuro del teatro musicale italiano, e della musica italiana nel musical è nelle loro mani.

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